di Giuliano Orlando
UGENTO. Al PalaOzan di Ugento, cittadina in provincia di Lecce, nel basso Salento, il beniamino di casa Giuseppe Carafa (13-4-2), 26 anni, professionista dal 2015, mette in bacheca anche la cintura continentale IBO dei leggeri, l’ultima sigla riconosciuta dalla FPI. Aggiungendo l’alloro al tricolore superpiuma, conquistato il 19 agosto 2018 a spese di Fabrizio Trotta, perso contro Michael Magnesi quattro mesi dopo e riconquistato nell’aprile successivo, battendo prima del limite Francesco Invernizio. Il secondo titolo il 15 novembre 2019 nella sua Ugento, superando il campano Nicola Cipolletta e cingendo la cintura WBC del Mediterraneo da leggero. Questa volta la proposta riguardava un titolo assolutamente inedito sia per l’Europa e quindi per l’Italia. Carafa tornava a combattere dopo aver tentato invano di conquistare il titolo UE dei superleggeri, fermato ai punti in dieci round, il 5 dicembre scorso in Francia dal locale Massi Tachour. Stavolta il pugile pugliese non si è lasciato sfuggire l’opportunità di essere il primo europeo a cingere l’inedito trofeo continentale IBO. Abile l’organizzazione ‘Conti Cavini’, a riportare in auge una cintura nata nel 1994 negli USA, conquistata dal portoricano Fontaine Cabel ai danni di Stacey Bentley (Usa) sui 12 round e mai difesa. Dopo un silenzio durato 24 anni, fino al marzo del 2018, quando sul ring di Cleawater in Florida, stavolta sui 10 tempi, il brasiliano William Silva batte Rogelio Casarez (Usa) e ne diventa il nuovo titolare ma, come il suo predecessore, non la difende mai. Col giusto tempismo, l’organizzatrice di Grosseto, l’ha riportata alla luce, dando al suo amministrato l’opportunità di diventarne il titolare. Per conquistarla ha battuto ai punti il tenace spagnolo Pablo Fuego (15-6), che a dispetto dell’età (34 anni), ha venduto cara la pelle. Addirittura facendo meglio nei primi round, sfruttando a dovere il maggiore allungo, che Carafa faticava ad evitare. Col proseguire del match, l’italiano registrava meglio la tattica, anticipando l’avversario e muovendosi per non essere bersaglio del rivale. Fuego, soffriva la precisione di Carafa, anche se non si è mai dato per vinto. Giusto il successo del foggiano, sia pure di misura, che si avvale di un ottimo fraseggio tecnico, il cui limite è quello di non avere la potenza del picchiatore. L’ispano conferma il tabù delle trasferte. Dopo le prime due negative in Canada (2017) e Australia (2019) si ripete in Italia. Anche se si tratta di una sconfitta con l’onore delle armi. Inutili e forzate le proteste a fine confronto dell’ospite, consapevole della sconfitta. La IBO ha così due campioni italiani. Oltre a Carafa, Michael Magnesi (19) guidato dal manager Davide Buccioni, il 27 novembre 2020 a Fondi, dove abita, ha conquistato il mondiale superpiuma IBO, spedendo KO al quinto round il ruandese di stanza in Svizzera, Patrick Kinigazami (32-3) che non perdeva dal 2012. Il 23 aprile scorso a Zagarolo (Roma), ha riservato lo stesso trattamento al sudafricano Khanyile Bulana (12-1) che si presentava da imbattuto, finito KO al primo round. Molto meno fortunato Emiliano Marsili (39-0-1), il primo italiano a conquistare la cintura mondiale IBO nel 2012, compiendo l’impresa il 20 gennaio a Liverpool nella tana di Derry Mathews, costretto alla resa al settimo round, dopo essere stato contato in quello precedente. In quegli anni la FPI non riconosceva la sigla, fondata nel 1988 da John Daddon con sede nell’Illinois, fino al 1993 quando si trasferì a Coral Gables in Florida e dove risiede attualmente. Presidente è Ed Levine. L’Inghilterra l’ha subito riconosciuta come gli USA e molti stati asiatici. La conquista da parte di Marsili, costò al campione la squalifica per diversi mesi, costretto a lasciarla vacante, per evitare guai più pesanti. Adesso che la FPI l’ha riconosciuta, come agirà nei confronti di Marsili, che nonostante i 44 anni, attivo dal 2003, continua a combattere e il 25 giugno nella sua Civitavecchia tenterà di conquistare la cintura IBO del Mediterraneo, sempre nei leggeri, affrontando il belga Stephane Jamore (33-8-1) di 31 anni?
Il secondo titolo in palio, riguardava quello dei superpiuma della FPI, non più collegato con il WBC, disputato tra due giovani laziali, entrambi imbattuti. L’ha spuntata con chiarezza il mancino di Roma, Christian Gasparri (6), 21 anni, nei confronti di Antonio Conforto (4-1), 22 anni, di Sezze. Il primo ha fatto parte della nazionale giovanile, passando pro nel 2019 a 19 anni, con un avvio positivo, in particolare grazie alla vittoria sul quotato e imbattuto campano Mennillo, (3-1), messo KO a Grosseto nel 2020. La sfida è risultata brillante, secondo pronostico, con Conforto (22 anni), che ha sempre attaccato, reduce da due successi per KO, cercando di chiudere un avversario rapido a toccare e uscire dal raggio offensivo del rivale. Otto round in fotocopia, comunque piacevoli. Gasparri ha vinto netto, ma il suo rivale resta uno dei giovani più interessanti della categoria.
Dopo la prova negativa contro il non più verde Giuseppe Rauseo (2-59-4), 43 anni, che avrebbe meritato il successo, il superwelter grossetano Simone Giorgetti (6-0-1), 29 anni, di fronte all’altro veterano Marco Delmetro (1-26), piemontese di 41 anni, non ha avuto neppure il problema di cercare la vittoria. Ha fatto tutto in negativo il piemontese, offrendo il peggio del peggio, evitando ogni accenno di combattimento. La manfrina è durata meno di tre round, costringendo l’arbitro, sull’ennesima espulsione del paradenti a rimandarlo all’angolo. Più o meno lo stesso film con i massimi. Angelo Rizzo (7-1-1) di Civitavecchia, lontano dal ring dall’ottobre 2019, 37 primavere, anche se ancora ambizioso, opposto al siciliano Ignazio Di Bella (1-17), residente a Malta, il cui salto di categoria, dai medi ai massimi ne ha impoverito ulteriormente il già limitato tasso tecnico. Dopo un avvio degno dei film anni ’30, ovvero al rallentatore, Rizzo ha messo a bersaglio un paio di veri pugni, dando il via alla sceneggiata di un avversario deciso a farsi squalificare in ogni modo. C’è riuscito e l’arbitro non poteva fare altro. Questo al terzo round. Nel record di Rizzo, figura Elison Gaba (1-17) battuto due volte e Christian Solito (1-16) detto “bomber”, superato tre volte. Costruendo con due avversari, quasi il 50% della carriera. Dopo questo successo (!), pare abbia espresso il desiderio di affrontare il vincitore tra Ivan D’Addamo e lo sfidante Paolo Iannucci, che fa parte della scuderia Conti Cavini.
Senza alcun spirito polemico, ma per il buon nome della boxe, non sarebbe il caso che a pugili-materasso come Marco Delmestro e Ignazio Di Bella, non venisse rinnovato il nulla osta per proseguire l’attività? Oltre all’invito agli organizzatori di non inserirli nei programmi. Un conto fare il collaudatore dignitoso, ben altro ridicolizzare quel ruolo.