Giuseppe Laganà fa parte di quel gruppo di indomiti pugili italiani che, copertisi di successi e di gloria negli anni scorsi e arrivati chi a poco prima, chi ben oltre la soglia dei quarant’anni (Vidoz, i due Branco, Fragomeni tra gli altri), ancora non mollano e, spinti da una passione inenarrabile per lo sport della boxe, continuano a fare sacrifici per allenarsi e combattere, mettendo sempre un altro obiettivo davanti a loro. Il calabrese Laganà, da poco passato sotto la tutela della manager Monia Cavini, dopo una incredibile carriera iniziata a cavallo tra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo secolo senza aver mai provato cosa vuol dire combattere contro i collaudatori, con tutti match che sono sempre state assolute battaglie e che gli hanno regalato non solo il titolo italiano dei pesi mosca di cui è ancora titolare ma anche vari intercontinentali Ibf e Wbo nei mosca e nei supermosca, il 5 agosto in Sardegna combatterà contro lo spagnolo Rafael Lozano per il vacante titolo dell’Unione Europea, per porre un sigillo estremamente significativo a una carriera e a una passione che probabilmente non vedrà il suo tramonto in quell’occasione. Ne abbiamo sondato gli umori in una bella e appassionata chiacchierata.

-Giuseppe, con il sogno di un titolo europeo si può anche dire basta?
-Mah, se arriva la vittoria come fai a dire basta? Una vittoria del genere ti può dare un’adrenalina e un entusiasmo che non ti potrebbero proprio far smettere. E’ tanto che sogno l’appuntamento europeo, e non importa che sia quello dell’Unione Europea perché le differenze con il titolo principale non sono molte. Per la mia carriera sarebbe un risultato importantissimo.

-Conosci il tuo avversario, lo spagnolo Lozano?
-So che ha avuto una grande carriera dilettantistica e che ha vinto anche delle medaglie alle Olimpiadi (tre partecipazioni, il bronzo ad Atlanta e l’argento a Sydney), però da professionista la sua non è stata una grande carriera. L’ho studiato anche su internet e l’ho trovato assolutamente alla portata. L’unica cosa che mi preoccupa è quella che lui è un mancino, perché li ho sempre sofferti, ma non sarà certo un problema insormontabile. Il 5 agosto voglio vincere e non sarà certo Lozano a impedirmelo.

-Quali sono le sensazioni?
–Le sensazioni sono buone, anche troppo: la mia paura è proprio quella di non avere paura, di non temere il mio avversario. Mi capitò una volta contro un argentino, Santillan, che mi stese al secondo round. Quella è la mia unica sconfitta negli ultimi sette anni.

-Come ti stai allenando?
-Non ho più l’età per fare le classiche cinque settimane di preparazione. Lavorerò però per tutto luglio, anche grazie a dei conoscenti che mi aiuteranno. Mi allenerò con diversi pugili professionisti, soprattutto a Torre Annunziata e soprattutto insieme ad Alfonso Pinto, che è dilettante ma è fortissimo e soprattutto è mancino.

-Credi che passare sotto la gestione della famiglia Conti Cavini ti abbia portato dei benefici?
-Certamente: quando ho firmato gli ho chiesto un match titolato, e loro mi hanno immediatamente dato questa possibilità che tanto desideravo e che credo di meritare. Non li deluderò e voglio vincere perché il nostro sia un rapporto molto felice anche sul piano dei successi.

Andra Bacci

 

Di Alfredo