di Alfredo Bruno

Una data può anche ricordare nel mondo della boxe chi non ha avuto i clamori dei grandi campioni, ma pur sempre un protagonista delle riunioni. Mi piace ricordare in quest’ottica un match che avvenne il 13 gennaio del 1961, 50 anni fa. Siamo a Roma in una delle grandi riunioni della ITOS al Palasport dell’Eur. Il clou era rappresentato da Giulio Rinaldi e Santo Amonti opposti agli americani Sonny Ray e Bert Whitehurst; nel contorno, oltre all’esordio di franco Musso e Luigi Napoleoni, reduci dalla Olimpiade di Roma, faceva spicco il match tra i mediomassimi Ottavio Panunzi e Fernando Spallotta. Il primo tra i dilettanti svolse senz’altro una bella carriera: due Titoli Assoluti, un campionato del mondo Militari, e una buona prova alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956. Un bel biglietto da visita che faceva di Panunzi atleta con ambizioni.

Dall’altra parte c’era Fernando Spallotta, pugile di Anzio, reduce da una lunga tournèe in America e in Venezuela, dove aveva sempre ben figurato. Il romano, fisico scultoreo, era dotato di notevole potenza racchiusa nel destro; ma come succede spesso ai picchiatori non aveva una mascella di granito, qualità quest’ultima in dote al pugile di Anzio, tra l’altro coraggioso e indomabile. Il match tra questi due mediomassimi mantenne tutte le aspettative. Il destro di Panunzi si abbattè con fragore su Spallotta che venne subito contato. La reazione dell’anziate non si fece attendere tanto da creare non pochi problemi all’avversario nella parte centrale. Nel sesto round però Spallotta fu costretto ad un altro conteggio così come avvenne nell’ottavo round prima di essere messo definitivamente ko. Dopo questo match Spallotta appese i guantoni al classico chiodo, mentre Panunzi per un paio d’anni ancora fu buon protagonista soprattutto nei ring romani, ma non andò oltre ad una onorevole carriera.

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