spada-domenico02di Alfredo Bruno
Dicono che il 2009 sarà l’anno del “Vulcano”, ma niente paura perchè il Vulcano in questione non emetterà lava incandescente, che verrà sostituita invece da pugni che Domenico Spada (+ 28, 14 per ko, -1) mulinerà come girandole secchi e potenti. Sono notizie fresche: il 28enne pugile romano è stato nominato challenger ufficiale del nuovo campione d’Europa l’armeno Khoren Gevor, ma ancora di più spicca in contemporanea il suo secondo posto in graduatoria mondiale per il WBC regno di Kelly Pavlik, uno dei più forti picchiatori in circolazione. Di carne al fuoco ce n’è tanta e il promoter Salvatore Cherchi è già in azione per dare al robusto giovanotto la chance migliore.

 


Partiamo dall’ Europa. Khoren Gevor ( + 30, 16 per ko, – 3), 29 anni, è armeno ma ha la residenza ad Amburgo in Germania, nazione dove sotto la direzione di Klaus-Peter Kohl ha svolto tutta l’attività professionistica tranne l’ultimo match disputato in Finlandia in cui ha distrutto Amin Asikainen in sette riprese privandolo della corona europea. E’ tanto per cambiare un mancino dotato di discreta potenza e buona carica agonistica. Gevor, che in verità è il diminutivo del meno orecchiabile Gevorgyan, prima di arrivare al titolo europeo aveva giocato la carta mondiale per l’IBF ma di fronte al connazionale Arthur Abraham aveva dovuto rinfocolare le sue ambizioni a mire più ristrette come appunto poteva essere il titolo europeo. Entro la fine di febbraio si avrà il responso della località dove il match tra Spada e Gevor si dovrebbe svolgere.

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Ma il romano in cuor suo ha mire più lontane visto che da mesi la WBC lo piazza nelle primissime posizioni culminate con il secondo posto di dicembre. Qui le difficoltà organizzative sono più difficili e si viaggia su cifre a cui non siamo abituati. Il campione è quel Kelly Pavlik, uno spilungone che gli americani hanno soprannominato “The Ghost” e consideravano imbattibile, fino a quando nell’ ottobre dell’anno scorso ha avuto la pessima idea di andare a sbattere contro un terribile vecchietto come Bernard Hopkins senza titolo in palio. Un incidente di percorso, per adesso l’unico, che non scalfisce la bravura di questo killer del guantone che ha messo ko 30 avversari su 35. Dicono che abbia la potenza di un Monzon ma poca propensione a coprirsi, cosa che gli fa incassare colpi durissimi, anche se fino ad ora ha messo in vetrina buone dosi di incassatore e di recupero, come è avvenuto nel primo match con Jermain Taylor, quando ha conquistato il titolo: sembrava dovesse essere travolto dal nero e invece fu proprio l’avversario a finire ko nella settima ripresa.
Pavlik però il 21 febbraio dovrà difendere il suo titolo (WBO e WBC) dall’assalto dello sfidante ufficiale Marco Antonio Rubio (+ 43, 37 per ko, – 4, = 1), che ha subito le sue 4 sconfitte da superwelter; mentre da quando è passato nella categoria superiore ha infilato una serie vittoriosa di 9 match che lo ha portato alle spalle di Pavlik. Rubio è messicano e in patria lo conoscono come “El veneno”, giura che darà un grosso dispiacere al “Fantasma”. Si è studiato attentamente i filmati del suo avversario e ha trovato un paio di punti deboli, emersi soprattutto nel match con Hopkins. La potenza non gli manca, ma c’è qualche perplessità sulle sue doti di incassatore.
Questo è il panorama che si offre a Domenico Spada. C’ è un match sicuro ed è quello con Gevor per il titolo europeo è ce n’è uno possibile per il titolo mondiale. Vulcano punta l’indice soprattutto su una sfida mondiale. E’ disposto anche ad andare in America, lo ha sempre sventolato ai quattro venti: dopo Primo Carnera ( il 29.6.1933 batte Jack Sharkey per ko a New York) , Nino Benvenuti ( il 17.4.1967 a New York batte Emil Griffith, contro il quale lo riconquisterà il 4.3.1968)  e Gianfranco Rosi ( il 15.7.1989 ad Atlantic City batte Darrin Van Horn) vuole essere il quarto italiano a conquistare il titolo mondiale Oltreoceano. Sta nel pieno della maturità fisica, raggiunta a gradi attraverso una preparazione meticolosa nella palestra della Laima Team sotto la guida di Eugenio Agnuzzi, che lo segue da quando aveva 13 anni e ne conosce pregi e difetti. Il giovane ha imparato anche ad usare il cervello sul ring e lo ha dimostrato difendendo vittoriosamente il Titolo Internazionale WBC dall’assalto di pugili pericolosi come Jahmel Bahki e l’imbattuto polacco Mariusz Cendrowski. Un titolo questo che Spada conquistò sbalordendo per avere disintegrato in un round il quotato Alpaslam Aguzum, pugile turco molto considerato in Germania.

Di Alfredo