di Alfredo Bruno

copia-di-dsc_8032Entriamo nella “Talenti”, la bella palestra dove insegna Roberto Ferri, per intervistare un gruppo di atleti e capitiamo con nostra buona fortuna ad una seduta di allenamento di Davide Ciarlante che il 27 a Palestrina farà la sua rentrèe dopo nove anni di assenza. Un ritorno, il suo, che ha destato parecchia curiosità: un po’ per la lunga assenza, un po’ per i suoi 39 anni, anche se negli ultimi anni soprattutto all’estero queste cose sembrano essere diventate quasi routine. Noi comunque stiamo parlando non di un pugile comune visto che Ciarlante nella sua carriera di professionista è stato campione italiano, campione d’Europa e si è battuto per il titolo mondiale WBC dei superwelter ad Atlantic City. Il suo ultimo match prima del ritiro lo ha disputato il 12 agosto del 2000 a Saint Martin perdendo ai punti contro Erland Betare per il titolo europeo dei medi.


E con lui partiamo proprio dai motivi che hanno causato il suo ritiro…
“Io il pugilato l’ho lasciato più che altro perché ero amareggiato. Ero scontento e secondo me allora non c’erano i presupposti per continuare nonostante fossi nel pieno delle forze a 31 anni. In quel periodo non c’erano riunioni, non c’erano eventi importanti, era impossibile combattere in Italia ad un certo livello”.

Parliamo del tuo ultimo match…
“Il match con il francese Erland Betare è stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Io dieci giorni prima sapevo che quel match si doveva effettuare in ben altra località e in altra situazione, invece si disputò a Saint Martin dentro un angusto capannone con una temperatura oltre i 40°. Il mio avversario era da mesi che si allenava e noi avevamo accettato il match all’ultimo momento. Eravamo andati là con l’illusione di poter effettuare successivamente un nuovo match per il mondiale, visto che con Mullings avevo perso per ferita alla quinta ripresa quando ero in vantaggio. Purtroppo non avevamo la forza economica per poter effettuare un altro mondiale, anche se mi spettava di diritto”.

Con il francese hai perso…
“Nonostante il caldo allucinante e le pessime condizioni, non c’era neppure acqua potabile, il match lo avevo vinto più che per merito mio per demerito del francese, che era scappato per 12 riprese; tanto è vero che gli italiani che erano presenti avevano tirato fuori le bandiere per festeggiare già prima dell’annuncio del verdetto. Ma non andò così”.

Parliamo invece di questa lontananza di nove anni…E’ stata traumatica?
“No affatto la mia è stata una scelta completa. Ho voluto smettere in modo obiettivo, scientifico. Non ho smesso a causa di una punizione. Probabilmente mi sono fermato nel momento in cui stavo al massimo del mio vigore fisico. Mi sono allenato di tanto in tanto, ma poca roba”.

Qual è stata la molla?
“Diciamo che io mi sono sempre voluto mantenere in buona forma fisica e correvo spesso con un giovane che fa parte dell’ Amministrazione Comunale di Palestrina.  Lui mi domandava stupito come mai io che mi ero battuto per il titolo europeo e mondiale non avessi mai combattuto nella mia città. Lo avevo fatto solo una volta da dilettante. E’ stato lui in seguito ad accennarmi che si poteva riprendere quel discorso per organizzare una bella manifestazione, anche perché in quest’ultimo tempo è riaffiorata questa fame di pugilato, uno sport che adesso sembra tirare molto di più e di cui si parla molto. E’ nata quindi l’idea di questa riunione, il cui incasso sarà devoluto totalmente in beneficienza. Questa è stata la molla che ha messo in moto tutto al di sopra di un mio desiderio che forse prima c’era ed era latente”.

Tu ti sei rivolto a Davide Buccioni…
“Devo dire che quando mi sono allontanato ho perso tutti i contatti. Leggevo che Davide Buccioni stava facendo belle cose organizzando riunioni di successo. Ne ho vista una poco tempo fa e ho visto che lui ha rimarcato quell’aspetto folkloristico che invece, e questo era uno degli sbagli degli organizzatori di prima, era scomparso. L’ho chiamato dicendogli le mie intenzioni e ci siamo appoggiati a lui, perché ha i contatti giusti per poter organizzare bene”.

A che peso ti presenti?
“Adesso sono un supermedio. Un’altra delle motivazioni per cui avevo lasciato è stata proprio quella del peso. Il mio peso normale si avvicina agli 80 chili e io dovevo sempre rientrare tra i 69 chili. Era un sacrificio enorme e diciamo che per rientrare ero costretto a cannibalizzarmi, per rendere bene l’idea”.

Chiediamo di Claudio, il suo fratello più giovane anch’egli ex pugile…
“Mio fratello conosce il sacrificio che questo sport comporta e dice che sono impazzito. Comunque mi dà una mano e spesso facciamo le figure insieme. Ormai ci siamo, lo sforzo lo abbiamo fatto, poi si vedrà”.

copia-di-dsc_8056L’intervista termina perché Davide si deve preparare per l’allenamento. Una breve seduta di riscaldamento ed eccolo salire con tanto di casco sul ring per fare sei riprese con Adriano Cardarello, grande speranza, seguito dai numerosi iscritti, seduti e in piedi, in religioso silenzio per non disturbare il rientro di quello che tutti definiscono come uno dei nostri migliori pugili degli ultimi 30 anni.

Di Alfredo

4 pensiero su “Palestrina attende il suo Davide Ciarlante”
  1. Bellissima intervista:complimenti ad Alfredo Bruno e soprattutto a Marco Crescenzi.

  2. Siamo in presenza di un grande campione. Purtroppo le deficenze organizzative del nostro paese, che a rigor di logica , inferiori a quelle di paesi europei ed oltreoceanici, hanno tolto le forze e la volontà al nostro campione.
    Siamo contenti del suo rientro.
    E concordo nel dire che siamo in presenza di uno dei più grandi pugili degli ultimi 30 anni.
    Vai campione siamo con te!!!

  3. Caro Fausto hai perfettamente ragione…arriverà anche il loro tempo(se non sarà tiranno con me che sto per compiere 70 anni). Io abito a Roma e mi sposto poco con la macchina, ma troverò il modo…
    un saluto…

  4. Spero che il signor Alfredo Bruno dopo averci narrato le gesta di molti atleti e tecnici romani ci racconti qualcosa di quelli che vivono e si allenano nelle province di Latina Frosinone Viterbo e Rieti che spesso quando vanno a combattere a Roma vengono penalizzati dai verdetti degli arbitri romani.

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