Nella Londra dei docks, agli estremi del tifo calcistico. Due quartieri contigui divisi da sempre, nel regno della classe operaia nell’East End.
Millwall vs West Ham, il derby della working class londinese – Luca Manes – Bradipolibri – Pag. 146 – Euro 14.00.
Può sembrare incredibile, ma ad incrementare l’acredine delle tifoserie del Millwall e West Ham, quartieri periferici della Londra operaria, neppure lontana parente della city invasa dai turisti, sono episodi risalenti agli anni ’20, con tradimenti “sindacali”, fatti che hanno peso in un territorio dove il lavoro arriva dal mare e i docks sono i riferimenti quotidiani non solo per carico e scarico, ma per il tema ricorrente del calcio. Che vuol dire Millwall e West Ham, divisi da sempre, con un odio che travalica qualsiasi paragone. La primogenitura spetta al Millwall, metà del 1800, che fondò il club nell’isola dei cani, una sputo di terra sul Tamigi, dove convergevano i dipendenti della fabbrica di conserve alimentari. Oggi è solo un ricordo. Al posto della fabbrica, schiere di palazzine a due piani, anche se il cuore è lo stadio che si anima ad ogni partita, perché la fedeltà del quartiere non ha limiti di tempo. Il West Ham arriva dopo, verso la fine del 1800, diciamo nel 1895 e spiccioli. La nascita della squadra è dovuta al proprietario di un’azienda del posto, per creare l’aggregazione tra gli operai, in un momento di frizioni sociali. I due quartieri confinanti non tardano a proporre sfide calcistiche, inizio discreto, quasi soft, poi molto meno. Sono passati più di cent’anni, le due squadre non fanno parte della divisione nobile, spesso disputano campionati diversi, ma quando arriva il tempo del derby, la polizia sa benissimo che saranno giornate bollenti, anche se quel giorno le nuvole toccano l’asfalto delle strade. L’autore, appassionato di calcio inglese, descrive con dovizia di particolari alcuni di questi derby di recente data, racconta l’interno della rivalità, che è poi l’aspetto più stimolante di questi tifosi non certo esemplari, ma che si prendono terribilmente sul serio e non hanno nessuna intenzione di cambiare.
Giuliano Orlando