di Alfredo Bruno
Giacobbe Fragomeni (+ 26, 10 per ko, – 1), stasera difenderà il titolo mondiale WBC dall’assalto durissimo che gli porterà il polacco Krzysztof Wlodarczyk ( + 41, 31 per ko, – 2) al Gran Teatro di Roma. Non sarà quindi il pubblico milanese ad incitare il campione, ma il pubblico romano che non lo ha mai visto combattere da professionista e rare volte da dilettante. Mancherà a prima vista un apporto importante, ma non più di tanto perché Fragomeni in questo momento rappresenta il simbolo di tutto il nostro movimento pugilistico e Roma farà sentire il suo caldo entusiasmo, come già sta facendo in questi giorni a cominciare dalla Conferenza Stampa.
Il pugile milanese ha alle sue spalle una dura infanzia e una gioventù difficile che ha trovato la sua catarsi e risurrezione proprio attraverso la boxe. Il personaggio per molti versi sembra riecheggiare il Rocky Graziano di “Lassù qualcuno mi ama” e la sua biografia “C’era una volta il buio” scritta da Valerio Esposti dovrebbe rappresentare il libro da tenere in biblioteca non solo dagli appassionati di questo sport ma da tutti, per capire che in qualche modo il bene vince sempre sul male. Con Fragomeni è facile cadere sulla retorica, ma il personaggio c’è tutto e travalica la sua incredibile modestia, una delle doti più importanti dei grandi campioni. Entrò tardi in una palestra e tutto da formare: nel fisico visto che pesava circa 120 chili per l’altezza di 1,77m., ma soprattutto nel morale uscendo dal tunnel della droga. Giacobbe si dedicò anima e corpo alla boxe: “Sudore e sacrifici” il suo motto preferito. Ha dentro una carica che gli altri non hanno. In quel periodo erano in pochi capaci di domarlo e tra questi c’era Vincenzo Cantatore, quasi imbattibile da dilettante e Pietro Aurino, un fuoriclasse a cui però mancava la sua volontà di ferro.
Il suo primo riconoscimento l’ottiene nel 1993 vincendo gli Assoluti di Verbania. Entra nel gruppo della Nazionale e nel 1997 vince la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo. In quegli anni il coach era Patrizio Oliva, grande pugile ma anche bravissimo nel riconoscere e assecondare le doti dei suoi atleti. Nello stesso anno ottiene la medaglia di bronzo ai Mondiali venendo eliminato da Ruslan Chagaev, attuale campione del mondo dei massimi. Ormai è un uomo di punta tra i massimi e lo dimostra vincendo il Campionato d’Europa ed eliminando gente molto più esperta di lui. Nel 1998 è medaglia d’argento alla Coppa del Mondo, non può partecipare alla finale contro il fenomeno cubano Felix Savon, perché infortunato nel match precedente. Ed è un cubano, Isael Alvarez, ad eliminarlo nel 2000 alle Olimpiadi di Sydney nella categoria dei mediomassimi, dove probabilmente scontava la difficoltà a rientrare nel peso.
Nel 2001 alla bella età di 31 anni passa professionista. Troppo tardi, forse? Ma non si fanno i conti con la sua infinita voglia di rivalsa. Salvatore Cherchi, gran timoniere della boxe italiana, crede in lui e non sbaglia. “Gabibbo” come viene affettuosamente chiamato dagli amici e dai tifosi infila una bella serie di 9 vittorie; proprio quando si comincia a parlare di titoli e guardare orizzonti lontani il tendine del braccio si stacca o più crudamente si spacca. Un infortunio dal quale difficilmente se ne esce per continuare lo sport. “Giaco” le prova tutte ma a salvarlo più che i luminari è il classico dottorino di turno, forse il suo angelo custode. Il 22 luglio del 2003 a Pavia il pubblico si stringe vicino al suo “Gabibbo”: Fragomeni batte il suo avversario di turno, il magiaro Otto Nemeth, e da lì inizia la sua vera storia da professionista. L’abilità di conduzione da parte di Cherchi non si discute, Fragomeni sale di gradino in gradino, ma viene il momento che devi tentare, devi rischiare, anche perché le occasioni non fanno certo la fila, come si dice in gergo. Il milanese è chiamato ad un’impresa disperata, va a Londra a battersi contro il più formidabile picchiatore dai medi in su. Si tratta di David Haye ed è in palio il titolo europeo dei Cruiser. Per certi versi ai botteghini non c’è scommessa per quanto il match appare scontato. Per l’inglese è la terza difesa europea prima della sua sfida mondiale con Mormeck. Il match si rivelò scontato sulla carta ma non nella realtà. Haye fu sull’orlo del crollo per il ritmo imposto da Giacobbe. Nei primi round accusò pure, ma all’italiano mancò quel pizzico di potenza in più per concludere. L’occhio di Haye sanguinava copiosamente e probabilmente in “campo neutro” il match sarebbe stato fermato per ferita. Alla nona ripresa Fragomeni andò al tappeto più che per il colpo, perché era sfinito, perché aveva dato tutto come sempre. Si parlò molto di quel match in Italia e all’estero, ma il minimo comun denominatore rimaneva che Giacobbe era un campione con la C maiuscola.
Ormai con quella prova era entrato nell’èlite mondiale, lo stesso Haye lo ha chiamato per aiutarlo in allenamento prima dei suoi impegni mondiali. L’opportunità arriva nel 2008 per il titolo vacante versione WBC. Fragomeni a Milano davanti a 3500 spettatori entusiasti batte il ceco Rudolf Kraj, molto più forte di quello che uno pensi, e si laurea campione del mondo: quello che era un sogno si è trasformato in realtà.
Mauro Betti, rappresentante per l’Italia della WBC, in Conferenza Stampa ha dichiarato che a battersi per questo titolo sono i due pugili migliori. Krzysztof Wlodarczyk, 27 anni, non ha avuto da dilettante una carriera brillante come quella di Fragomeni. Anche lui come molti atleti dell’est ha preferito passare subito al professionismo, considerandolo come fonte primaria di lavoro. Ha addirittura iniziato prima di Fragomeni nel 2000. Si è fatto largo con un’ incredibile metodicità combattendo in Polonia. La sua prima trasferta l’ha effettuata in Sardegna contro Vincenzo Rossitto, che ha dato filo da torcere allo stesso Fragomeni. In quell’occasione il polacco vinse per kot alla 10ma ripresa e dimostrò tutto il suo valore e soprattutto la sua potenza. Qualità che confermò conquistando il titolo UE sempre per kot alla10ma riprese contro il tedesco Ruediger May, che in precedenza aveva pareggiato con Vincenzo Cantatore. Wlodarczyk supera nettamente ai punti Imamu Mayfield, pugile americano di origini africane in una sorta di semifinale mondiale. A Varsavia nel 2006 batte a sorpresa per il titolo mondiale IBF un pugile di valore come Steve Cunningham, dal quale però a sua volta viene superato nella rivincita di stretta misura. Sono per ora le sue uniche esperienze mondiali, ma in entrambi i casi si è dimostrato all’altezza.
Stilare un pronostico del match tra Fragomeni e Wlodarczyk non è facile e le scommesse oscillano ora a favore di uno ora a favore dell’altro. Il polacco ha dalla sua parte la gioventù e una maggiore potenza, ma sembrerà strano chi riesce a imprimere di più il ritmo è il più anziano, vale a dire Fragomeni. Lo sfidante ha dalla sua anche 10cm di altezza in più con un allungo maggiore, ma Fragomeni ha già dimostrato con gente più alta come Haye e Kraj di non avere problemi con l’abilità con cui passa sotto i colpi per poi rientrare. Wlodarczyk è uno che va sempre avanti, ma soffre quando viene pressato.”El diablo”, come viene chiamato per il suo sguardo che buca, gioca la carta più importante della sua bella carriera, lo fa lontano dalla sua Polonia, ma lui afferma che questo non è un problema, semmai il problema, questo lo diciamo noi, sarà proprio Fragomeni con la sua resistenza, la sua carica agonistica, qualità queste che possono ribaltare le sorti del match con il passare dei round.
La foto è di Renata Romagnoli
Per chi fosse interessato vi segnalo che sul sito di RADIO SAPIENZA è possibile ascoltare le interviste a Giacobbe FRAGOMENI e a Salvatore CHERCHI, realizzate durante la conferenza stampa di presentazione del match di domani sera contro il polacco Wlodarczyk,
Ecco il link della pagina:
http://www.radiosapienza.net/index.php?option=com_content&view=article&id=1047:sport-boxe-il-16-maggio-a-roma-fragomeni-difende-il-titolo-mondiale-wbc&catid=48:sport&Itemid=41