Sabato alla Toyota Arena dell’Ontario Sergiy Derevyanchenko, ukraino di 37anni, ha subito la sua quinta sconfitta da quando è passato pro dal 2013, al suo attivo vanta 14 vittorie. Ma se si potesse dare un’ etichetta a questo pugile e alle sue sconfitte, potremmo dire “sconfitto sì, ma con qualche dubbio”. Una cosa invece è certa: i suoi combattimenti vinti o persi hanno un minimo comune denominatore ed è la spettacolarità. Sconfitte amare, ma che fanno storcere la bocca agli appassionati obbiettivi. In precedenza era successo con Daniel Jacobs mondiale medi IBF, con Gennady Golovkin, mondiale IBF e IBO dei medi, nel quale match il kazako a detta dei più aveva perso; l’unico ad averlo battuto senza discussione è stato Jermall Charlo, mondiale dei medi WBC. Il match della Toyota Arena era organizzato da Oscar De La Hoya, che stravede per Jaime Munguia (+ 42), ex campione del mondo dei superwelter. Era valevole per il mondiale Silver WBC dei supermedi. Il match è stato “semplicemente” spettacolare e incandescente con colpi di scena dal primo al dodicesimo round. Nel primo addirittura Munguia ha corso il rischio di essere travolto per poi resuscitare nel secondo e sull’orlo del precipizio nel terzo. Il V dopo una partenza a razzo del messicano vedeva l’ukraino dettar legge con un possibile crollo di un avversario più giovane di 11 anni. A Munguia bisogna dar atto di coraggio, resistenza e un fiato inesauribile. Si è visto infatti nell’11ma ripresa un Deravianchenko leggermente stanco di fronte a un Munguia, consapevole di essere in svantaggio. Nell’ultimo round il capolavoro oppure “la fortuna” per il messicano sotto forma di un gancio al corpo che ha mozzato il fiato all’avversario, costretto a difendersi fino al suono del gong. La cosa curiosa è che era stato proposto il match sulle 10 riprese, ma poi si è optato per le 12. Le due ultime riprese in pratica sono state fatali per l’ukraino. Ma al computo totale del match resta la sensazione che Derevianchenko avesse vinto comunque. Perdere ingiustamente contro tre campioni come Jacobs, Golovkin e Munguia è un bel biglietto da visita per la “roccia ukraina”, che per questo meriterebbe un mondiale ad honorem. Derevianchenko rimane nel nostro ricordo anche come grande protagonista tra le WSB con la squadra degli Astana Arlana. Resistenza stoica, coraggio e potenza sono le armi con cui ha battuto o messo in crisi i suoi avversari. Ha 37 anni, ma la voglia di combattere è tanta, magari contando su qualche giudice imparziale.