di Gabriele Tinti
Con l’Africa dentro è la storia di un grande campione della boxe. Perché Sumbu Kalambay campione lo è stato, oltre che per la propria classe inarrivabile, anche nella vita. La sua gentilezza, l’aristocrazia del suo cuore lo hanno fatto amare e “adottare” in Italia. Le sue origini lontane, il riscatto, la sua voglia di fuga, di respirare altrimenti. Le sue sconfitte come e più delle proprie vittorie fuori e dentro il ring, molto retoriche pure così vere, sono l’effettivo attivante di questo piccolo volume. Che ci racconta dell’Africa, delle fatiche degli inizi, del successo in America, degli allenamenti duri a Las Vegas e a New York. In un ritmo svelto e sincopato, perché la boxe è “forza vibrante, arte in velocità” (Tiberio Mitri) è dolore e amore. Perché la storia che Gabriele Tinti ci racconta – in definitiva – è storia di una vita e d’una amicizia.
La presentazione del libro ha un valore particolare per la città di Pesaro perché è qui che Kalambay ha sviluppato la sua carriera ed è qui che è stato consacrato in mondo visione in quello che è stato uno dei migliori match degli anni ’80 (combatutto il 5 marzo 1988 contro l’allora imbatutto Mike McCallum). Il suo legame con Pesaro è stato qualcosa di speciale. La città gli si è stretta attorno divenendo nota, grazie alle gesta del campione, in tutto il mondo come città dello sport e della boxe.
“Sul ring non c’è scampo, né tempo per le prove. E non ci sono nemmeno le controfigure per le scene pericolose. Bisogna andare incontro al pericolo. Tutti i pugni fanno male e rovinano, anche quelli di un picchiatore di seconda categoria. Ma il ring è onesto, assegna verdetti, dà risposte. Ti dice chi sei, ti trova un posto, anche se perdi. La vera umiliazione non è finire a terra, ma non riuscire a difendersi. E restare senza fiato e senza traguardi. Kalambay ha fatto invece respiri lunghi, dall’Africa all’Italia, e Gabriele Tinti, in uno scambio dei ruoli, si è trasformato in un allenatore capace di ascoltare e di rimettere a posto i pezzi”.
dalla prefazione di Emanuela Audisio
Nell’ultima parte del libro si racconta di tutti i principali pugili formati da Kalambay come Paolo Vidoz, Michele Piccirillo, Vincenzo Cantatore e il campano – di San Prisco – Antonio Perugino.
Critico d’arte, Gabriele Tinti ha pensato e realizzato le mostre “Universal Embassy”, “Art Mama” e “Memorial” rispettivamente per il V, il VI ed il VII Festival Internazionale della Fotografia di Roma (2006-2007-2008). La sua passione per il pugilato lo ha portato ad indagare le molteplici implicazioni tra arte, letteratura e sport attraverso il volume “Legendary Hearts” (Damiani, Bologna 2009) e l’attivazione del progetto critico espositivo “All Muscles”.
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Sumbu Kalambay, è un ex pugile della Repubblica Democratica del Congo naturalizzato italiano. Fu campione mondiale dei pesi medi dal 1987 al 1989.
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Emanuela Audisio è giornalista, è inviato speciale del quotidiano la Repubblica dove segue sport, cronaca, esteri. Unica donna ad aver vinto il Premio Gianni Brera è stata autrice di tre documentari storici – Le streghe della notte, La casa sul lungofiume, Il Giudice dei Giusti – e ha scritto e pubblicato per Mondatori Bambini infiniti (2003), Tutti i cerchi del mondo (2004), Il ventre di Maratona (2007).
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Paolo Vidoz è un pugile italiano che ha avuto una lunga carriera da dilettante, durante la quale ha vinto per sei volte il titolo italiano dei supermassimi, una medaglia d’argento ai campionati Europei, due medaglie di bronzo ai Mondiali, l’oro ai giochi del Mediterraneo e ai prestigiosi Goodwill Games di New York e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Sydney del 2000. Da professionista è stato campione europeo dei pesi massimi.
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Michele Piccirillo è un pugile italiano. È stato campione del mondo dei pesi welter W.B.U. e I.B.F.
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Wainer Vaccari è un artista storico della figurazione italiana. Dagli anni ’80 ad oggi ha tenuto mostre nelle maggiori gallerie internazionali come la Galleria Mazzoli di Modena, la Galerie Susan Wyss di Zurigo, la Galerie Thomas Levy di Amburgo, la Galleria Hof & Huyser di Amsterdam, la Galleria Bonelli di Mantova e Los Angeles, la Redfern Gallery di Londra. Per il Festival di Filosofia di Modena del 2004 gli è stata commissionata una opera in permanenza.
Cortile Palazzo Gradari, Pesaro
Intervengon – Gabriele Tinti, Sumbu Kalambay e l’assessore allo sport della città di Pesaro Enzo Belloni
Titolo – Con l’Africa dentro
18 settembre dalle 18,00
www.gabrieletinti.com/ www.legendaryhearts.net