di Giuliano Orlando

 HORGEN. A pochi km. da Zurigo, lungo la sponda sud del lago omonimo, Horgen, 18.000 abitanti, ha l’aria di una cittadina tranquilla e accogliente, capace di offrire attrattive a curiosi e turisti. Dalla visita nel cuore dell’ex miniera di carbone, su vagoncini colorati, ala scoperta della villa dei fabbricanti di seta e la chiesa costruita nel 1782, col campanile che svetta a oltre70 metrie i traghetti per fare il giro del lago. A tutto questo, Horgen ha voluto aggiungere una novità chiamata boxe, nel senso più esteso, programmando quattro appuntamenti importanti nel corso dell’anno, in cui vengono festeggiati due anniversari decisamente importanti. Il presidente svizzero Andreas Anderegg, ha potuto mettere in programma una serie di richiami di ottimo livello, per festeggiare i cento anni della nascita delle Federazione Svizzera e i 70 del Box Club Zurich.

Il quadrangolare di Horgen è stato il terzo in calendario, preceduto dalle sfide con i tedeschi di Sachsen in febbraio, presenti Markus Beyer e Alain Chervet ospiti d’onore, quindi la squadra di Zurigo opposta ad un team di Parma in marzo a Zurigo, la conclusione con gli assoluti fissati sempre a Zurigo a fine novembre. L’evento clou è stato la “Nationen Cup”, presenti Austria, Germania, Italia e Svizzera, che hanno onorato l’impegno presentando atleti di valore. L’Austria ela Svizzeramettendo sul ring i campioni nazionali dei leggeri donne, superleggeri, welter, medi e mediomassimi uomini,la Germaniaha schierato cinque elementi di interesse nazionale. comprese le World Series. L’Italia si è presentata col pluricampione italiano Vangeli nei superleggeri, i promettenti Morello (69), Giuseppe Perugino (75) e Scardina (81) oltre all’inedita ligure Veronica Vernocchi (60), allieva del maestro Celano, proveniente dalla thay, gradita sorpresa, visto che era all’ottavo match nel pugilato.

La squadra azzurra, guidata dai tecnici Michele Caldarella e Giuseppe Foglia, con Fausto Bastianini team leader, che ha rispolverato i trascorsi in Svizzera per sciorinare il tedesco, è andata anche oltre le attese, vincendo il quadrangolare, visto chela Germaniasi era presentata con elementi più esperti. Nell’elegante “Schinzenhof”, che ospita anche eventi teatrali e musicali, toccava alla Vernocchi dare inizio alla prima serata. La genovese, dimostrava personalità e cattiveria, attaccando la più alta austriaca Melanie Fraunschiel, bene impostata ma non sempre in grado di replicare alle folate offensive dell’italiana, costantemente in lieve vantaggio nei quattro round. Meritato il successo per accedere alla finale. Lo stesso faceva il campione italiano superleggeri Dario Vangeli di fronte all’austriaco di origine armena, l’atticciato Avagyan Chatschik, che puntava tutto sul colpo duro, mentre il mancino leccese metteva a frutto la miglior tecnica, giostrando bene nei colpi di rimessa. Vittoria netta ma non facile, perché l’austriaco, muscolarmente molto forte, non demordeva mai. Il welter abruzzese Dario Morello, ha lottato testa a testa contro il più collaudato Slawa Kerber, titolare nel team tedesco alle World Series. Il verdetto ha scelto Kerber, ma poteva anche avvenire il contrario. Morello ha qualità embrionali notevoli, che ancora deve completare appieno: poco movimento sul tronco, gioco di gambe modesto e scarsa furbizia tattica. Nonostante questi limiti, Morello ha tenuto testa al rivale, ribattendo alla pari. Nei medi il compito di Giuseppe Perugino, non era certo facile. Il ventenne figlio e nipote d’arte, trova sulla sua strada Paskali tra i migliori tedeschi, attivo nelle World Series, dove ha affrontato elementi come gli ucraini Poyatsika e Derevyanchenko, mentre l’italiano è al debutto, nel contesto internazionale. Ci conforta l’intelligenza tattica del casertano: per due riprese ha sempre anticipato l’avversario con un jab sinistro di ottima velocità e precisione, seguito dal destro niente male. Nella terza, ha limitato i danni, nonostante la riscossa offensiva di Paskali. Altro esordiente, il milanese Daniele Scardina, mediomassimo di 22 anni, allievo di Pino Caputo, cresciuto all’ombra della “Pugilistica Domino” di Milano, che sta vivendo la stagione più bella. Vincitore del Guanto d’Oro a Marcianise, il primo raduno ad Assisi, poi l’opportunità della maglia azzurra. Davanti ha Serge Michel, sul podio agli assoluti tedeschi, attivo nelle WSB, dove ha battuto l’algerino Benchebla e Katende. Il primo round è tutto di Michel, più attivo e preciso, mentre Scardina pur senza correre rischi mette pochi pugni a bersaglio. Nel minuto di riposo, si incarica Foglia a svegliarlo, con incitamenti appropriati. Scardina non tradisce le attese e inizia la rimonta attesa. Anticipa con l’uno due, impone un ritmo che Michel soffre e la situazione si capovolge. Lo stesso avviene nel terzo round, col milanese ancora più attivo, quindi meritevole della vittoria. Purtroppo il verdetto punisce ingiustamente l’italiano, che meritava in modo netto il successo. Leggendo poi il 2-1, col voto decisivo del giudice tedesco Alex Wilding, che mai ha dato gli italiani vincenti, il rammarico è ancora più evidente. Il segno dell’”imparzialità” di questo signore è da tenere presente. Che il verdetto fosse iniquo è confermato dall’esito dei risultati delle finali. Michel, decisamente stanco, si è fatto battere dall’elvetico Uke Smajli, longilineo ventenne di radici kosovare, con ottimi fondamentali, che ha lottato con grande generosità, senza farsi travolgere nel finale, quando Michel ha tentato il tutto per tutto. Per contro, Scardina ha liquidato la faccenda con Burhan, austriaco nato in Turchia, che aveva lottato fino alla fine contro Smajli, ma di fronte all’italiano ha retto meno di un round. Un preciso gancio sinistro al mento, gli ha spento le luci e chiuso il match. A dimostrazione che l’italiano nell’occasione è stato il migliore dei quattro. Nel turno finale, dobbiamo a Vangeli e a Perugino due successi importanti, ottenuti contro avversari che puntavano diritti alla vittoria. Il superleggero pugliese, contro il fortissimo Dahinten, armeno di Germania, ha vinto d’un soffio recuperando con un finale d’orgoglio un match che gli stava sfuggendo. All’angolo glielo avevano strillato forte e l’azzurro, sentito il richiamo, ha messo il cuore oltre l’ostacolo. Vittoria importante che gli ha permesso di essere inserito nella squadra che ha disputato i mondiali ad Almaty. Non certo facile il compito di Perugino, di fronte al beniamino di casa, il dominicano Angel Roque, che aveva trascinato il pubblico nella semifinale, battendo l’austriaco Musaev, giunto dalla Russia, più alto e dotato di notevole allungo. Roque disputando un match tatticamente perfetto, sempre in movimento si era imposto alla grande e tutto il pubblico attendeva la vittoria finale. Non aveva fatto i conti con un Perugino per nulla intimorito, ben deciso a giocare le sue carte, che sono precisione e velocità, oltre ad un valida mobilità. Inoltre non è calato nel terzo round, vincendo tutte le riprese. Il solito giudice tedesco (escluso per sorteggio) aveva scelto Roque, gli altri indicavano giustamente Perugino. Non ha vintola Vernocchi, un peperino di 34 anni, sposata, una vita nello sport, dal calcio alla bici, cinque anni di thay, nel 2011 il passaggio alla boxe. Con soli 9 match all’attivo, ha pagato la classe e l’esperienza di Sandra Brugger, svizzera di Basel, bronzo europeo nel 2008, dieci volte campionessa nazionale, 118 match, 96 vittorie, fisioterapista di 32 anni. L’italiana non ha mai ammainato bandiera, lottando con tenacia e replicando ad una rivale più brava che ha dovuto dare il meglio per farcela. Il 2-1 è il riconoscimento del giudice Bolognesi, del Canton Ticino, in contrapposizione al tedesco, sulla cui buonafede ho parecchi dubbi. L’altro sconfitto è Morello di fronte all’elvetico Egson Maliqaj, anche in questo caso molti dubbi in proposito. Nel computo finale, l’Italia si aggiudica il Trofeo davanti a Svizzera, Germania e Austria, per la gioia del team leader. Due ori, un argento e un bronzo, quattro podi su cinque disponibili, non è male. Presente anche il massimo Turchi, al quale non è stato possibile trovare un avversario. Quasi una barzelletta.

Sul fronte organizzativo, nonostante la buona volontà, dimostrata nel corso del torneo, qualche pecca è venuta fuori. La più grave, il distacco dei tecnici dagli atleti. I primi all’Hotel Meierhof, di ottima qualità, a due passi dalla struttura che ospitava le riunioni, mentre i pugili erano dislocati a8 km., in una palestra o pseudo tale, in realtà una camerata militare con letti a castello, per 8 persone, servizi minimi in tutti i sensi, dalle docce ai water. I ragazzi non hanno fatto una piega, ma questo non significa che abbiano gradito. Disagi anche per i pasti, in particolare la sera, all’aperto con piatti unici di squisita nullità. Mi rendo conto che non è simpatico, criticare e siamo certi che in un eventuale bis, verranno migliorate le cose, ma per farlo, era necessario dare riscontro ai fatti. Detto questo, va ricordato il contributo dato ai ragazzi e ai tecnici da Federico Beresini, presidente del comitato del Canton Ticino ad Ascona, responsabile della squadra svizzera, sempre disponibile per i contatti con gli organizzatori. In particolare con Kobi Kron, presidente dello Zurich Box, del supervisore Urs Walter e del commissario Mangott Jorg, che mi hanno messo a disposizione i verdetti di tutti i giudici. Su questo fronte hanno dimostrato più lungimiranza dei colleghi italiani, che solitamente li nascondono come segreti di stato.

 

Di Alfredo