di Alfredo Bruno (Foto A.P.)
Sfortuna e amarezza spesso vanno a braccetto, così è successo a Michele Piccirillo nel ring installato al Foxwoods Casino di Mashantucket. L’amarezza sta nell’aver avuto quest’occasione alla bella età di 37 anni con un signor campione.
Una cosa è certa: ai pugili italiani chiamati in America non toccano mai match sulla carta alla portata. Gianluca Branco per esempio se l’è dovuta vedere prima con Arturo Gatti, e stava quasi per farcela, poi si è trovato di fronte Miguel Angel Cotto forse il miglior pugile del momento pound for pound. A Michele Piccirillo invece è toccato saggiare la rinascita di questo Vernon Forrest, fuori per lungo tempo per acciacchi e operazioni alla spalla. Poi la rinascita miracolosa di un atleta, che fu tra i dilettanti statunitensi più forte di tutti i tempi.
La rinascita di Vernon è stata ben visibile come dimostrano le sue vittorie contro Ike Quartey e Carlos Baldomir, contro il quale ha conquistato il titolo mondiale dei superwelter WBC. Dopo la vittoria prima dl limite su Michele Piccirillo Forrest vuol mettere fine all’attesa rivincita con Ricardo Mayorga, l’unico pugile che lo ha battuto, per giunta due volte. Quelle sconfitte furono errori di valutazione perché il nero accettò gli scambi con quello che tutti definiscono un pugile killer e logicamente ebbe la peggio. Ma adesso le cose sono cambiate: Forrest usa il suo magistrale jab e completa l’opera con il gancio destro o l’uppercut senza avventurarsi nella battaglia selvaggia che la sua inclinazione vorrebbe.
Abbiamo voluto descrivere sinteticamente l’avversario di Piccirillo per far capire che la sua era un’impresa sovrumana, come facevano anche capire gli scommettitori che lo davano perdente 8 a 1. La situazione del match è apparsa chiara fin dai primi round dove si poteva ammirare un Forrest deciso a non fare sconti. Alla quinta e alla nona ripresa il pugile italiano ha subito due conteggi. All’undicesimo round l’epilogo: una dura serie dell’americano scaraventa Piccirillo alle corde in equilibrio precario tanto da provocargli una storta alla caviglia destra. L’italiano non è in condizioni di continuare e il kot lo blocca senza concedergli l’onore delle armi con una sconfitta ai punti. Per una “Vipera” ci vuole ben altro che un “Gentlemen”, sia pure coraggioso.
coraggioso sì, ma uno dovrebbe (soprattutto dopo la sconfitta patita con Mayorga) essere a 37 anni anche consapevole dei propri limiti.
Cari amici e lettori
Commentare e fare gli auguri prima di un match è facile. Bisogna avere anche il coraggio di parlare di uno sconfitto. Parlo di Piccirillo che ha incontrato un fior fiore di campione e che ha dimostrato a 37 anni di avere anche un grande coraggio.Resta un grandissimo che merita rispetto.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate?