Daniele Carnevale (+ 5, – 3, = 2), 27 anni, è approdato al pugilato abbastanza tardi e lo ha fatto presentandosi 3 anni fa circa dentro la palestra di Carlo Maggi. In poco tempo e con pochi match ha dimostrato subito doti d’intelligenza pugilistica, non rifiutando in una categoria difficile come può essere quella dei medi anche avversari piuttosto duri. Recentemente ha fatto la sua rentrèe vittoriosa dopo essere stato lontano per vari mesi per un infortunio al ginocchio.
Perché il pugilato?
“Ci sono arrivato casualmente. Prima giocavo al calcio a buoni livelli. Ho subito,però, un infortunio al ginocchio e mi sono operato. Poi per un motivo o per un altro non ho più ricominciato. Mi sono iscritto ad una palestra, ma non mi piaceva fare solo ginnastica con qualche peso, e così ho deciso d’iscrivermi nel pugilato. Premetto che questo sport mi è sempre piaciuto. Con mio padre seguivo negli anni ’90 in televisione soprattutto i match di Mike Tyson. Per la verità all’inizio ho fatto due match di Kick Boxing, disciplina nella quale ho vinto i Campionati Italiani disputati a Bergamo. Mi piaceva però usare di più le braccia ed eccomi qua”.
A casa tutti contenti?
“Mia madre non lo sarebbe, ma vede che ci metto tanto impegno ed è contenta di quello”.
Come ti definisci ?
“Mi definisco più tecnico che altro”.
L’avversario più difficile?
“Senz’altro Felli. Con lui ho vinto e perso. E’ stato un avversario molto duro, possiede anche un pugno pesante”.
Che studi fai?
“Sono laureato in Scienze della Comunicazione”.
Che vuoi fare nella vita?
“St portando a termine un Master in marketing e comunicazione. Mi piace il giornalismo. Collaboro con alcuni giornali e sono abbonato a vari giornali e riviste”.
I tuoi hobbies?
“Appunto è quello di leggere e scrivere.. Non sono un amante dei romanzi. Mi piacciono molto i libri inchiesta tipo Travaglio, Gomez e Stella..Qualche romanzo lo leggo comunque, mi piace come autore Carlos Luiz Zafon e sto leggendo di lui -Il gioco dell’ angelo-”.
Il tuo pugile preferito?
“Per quello di sempre ho un contenzioso tra Ray Leonard, che reputo il più grande, e Oscar De la Hoya, che ammiro molto non solo per quello che ha fatto da pugile, ma anche per quello che è diventato. Nell’ultimo incontro con Pacquiao non ho avuto il coraggio di vederlo e ho spento il televisore”.
Il tuo preferito in attività?
“Mi piace moltissimo Cotto. Anche per la storia che ha alle spalle”.
Cosa ti ha dato il pugilato?
“Mi ha aiutato tantissimo. Innanzitutto mi ha fatto capire quanto è importante la disciplina, il valore del sacrificio. Il sudore non è solo quello fisico, ma anche quello psicologico”.