“Spalle basse e cuore aperto”

di Michela Pellegrini

Se le chiedessero a cosa non rinuncerebbe mai, di sicuro, risponderebbe: la famiglia. Non che il lavoro non l’appassioni. Tutt’altro.d9at3746lav.jpg E’ nell’equilibrio conquistato tra la vita privata e quella lavorativa che Gaia De Laurentiis ha trovato la sua indipendenza artistica. Mamma a tempo pieno e attrice a tempo pieno. Volersi bene, inoltre, significa anche gratificare il corpo, tenerlo, al pari della mente, in perfetta forma e in continuo allenamento. E qui i giorni della settimana dedicati alla palestra. Ma come fa? E’ solo una questione di dosi giuste: molta passione, poca finzione, quel tanto che basta sulla scena, la giusta curiosità e una valanga di buoni propositi, senza ambire per forza al massimo dei risultati. Che tanto, poi, arrivano, vista la grinta e la meticolosa ricerca del vivere sano e in armonia. La voce solare e suadente di “Target” e “Ciro”, del resto, la dice lunga. Ma il suo background è ben lontano dal piccolo schermo. A parte la conduzione dell’Italian Musica Award, del Premio Strega e del Premio Recanati, il successo della serie “Sei forte Maestro”, i tre Telegatti e due Premi Nazionali della Televisione, cosa non da poco, è il palco, quello consacrato al pubblico in carne ed ossa, la sua prima passione. Classe ’70, romana e con un pallino fin da bambina: diventare attrice, ma di teatro. E da quella famosa borsa di studio vinta nel 1987 per il Piccolo Teatro Studio di Milano, diretto dallo strepitoso Strehler, dove si è diplomata nel 1990, i primi importanti ruoli. Da Margherita nel Faust di W. Goethe ad Elisa Doolitle in My Fair Lady di A.J. Lerner e F. Loewe, tratto da Pigmalione di G.B. Shaw. Dall’“Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni a “Pulcinella” con Massimo Ranieri, da “In sole ventiquattr’ore” e “Una serata indimenticabile” di P.T. Cruciani ai “Monologhi della vagina” di E. Ensler. Il passaggio al grande schermo in film come “Cuori al verde” di G. Piccioni, “Mi sei entrata nel cuore come un colpo di coltello” di C. Calvi, “La donna del treno” di C. Lizzani, “Così come la vita” di R. Orlandi e “Il caso Braibanti” di F. Bernini. Il primo amore, però, non si scorda mai e, nel caso di Gaia, non si abbandona mai. Dopo il My Fair Lady con Luca Barbareschi in molti hanno parlato di pausa. Per la nascita della sua seconda figlia Agnese e per il bisogno di dedicarsi alla famiglia. Ma in molti, forse, non sanno che questa è normale routine per la bella attrice. Senza contare che “Purtroppo, funziona che se fai teatro sembri fuori dalla scena; il teatro non ha la stessa risonanza della televisione”. Parliamo, dunque, di ritorno in “tv”. Prima tappa a marzo, su Canale 5, con la fiction in sei puntate “Io e Mamma”, in cui Gaia interpreta un magistrato mangiauomini, personaggio inedito… “Sì, assolutamente. Chiara è la migliore amica di Stella, protagonista della fiction interpretata da Stefania Sandrelli, e interagisce con lei nella sua vita privata. Come magistrato, infatti, mi si vede poche volte in tribunale. Mangiauomini perché Chiara si rimorchia chiunque, avendo un rapporto solare e leggero con gli uomini”…

… Ed è anche una sportiva. In più di una scena la vedremo in palestra praticare la Kickimg_1752.JPG Boxing. Fisico asciutto e muscoli al posto giusto, non è stato difficile per Gaia calarsi nei panni di un’atleta:

“L’istruttore, interpretato da un vero maestro di Kick Boxing, mentre giravamo in palestra, in effetti, mi ha chiesto se mi allenavo. Ma non perché mi aveva visto all’opera, anche perché non ho mai praticato questo sport, ma per la mia struttura, per come mi muovevo. Con grande soddisfazione di Giulia, la mia personal trainer nella vita reale”.

A differenza di Chiara, però, l’allenamento tipico di Gaia si basa, un’oretta al giorno, impegni permettendo, su una parte dedicata al cardio e una al fitness. E non mancano le nuove sfide per potenziare, o meglio definire, i muscoli, come la nuova disciplina dello Striding, che si svolge su di un tapis roulant meccanico, a tempo di musica. Il buon rapporto con lo sport, però, è nato solo tre anni fa…

“Prima non l’avevo. Vengo da una famiglia in cui non c’e una cultura sportiva. Mia madre, da piccola, mi ha fatto addirittura esonerare da educazione fisica a scuola. Per lei se uno ha i muscoli non ha il cervello. E’ convinta che faccia male. Quando è nata la seconda bambina ho pensato: ‘forse sarebbe ora di curarsi un pò’. Ed ho scoperto un mondo che mi piace moltissimo”.

Che il benessere fisico influisca sulla mente e sul modo di affrontare i ritmi quotidiani in modo positivo è comprovato. Fino a che punto per un attore?

“Lo sport fa bene a tutti e a tutte le età. Per il mio lavoro è importante a tal punto che in Accademia facevo lezione di acrobatica, una disciplina che ti aiuta a stare sul palcoscenico. Un attore deve essere in grado di non farsi male quando si muove sul palco. E l’unico modo è conoscere il tuo corpo, te stessa e le tue potenzialità, saper dosare la forza, anche per saper fingere un movimento e, per farlo, devi conoscere quello vero”.

Guantoni infilati, seppure sul set, cosa pensi degli sport combattimento?

d9at3740.JPG“Che bisogna partire dall’atteggiamento psicologico in base al quale si sceglie uno sport del genere. E’ il confine labilissimo tra la grinta e la violenza. Non mi dispiacerebbe che anche mio figlio Sebastiano praticasse un’arte marziale, perché penso che lo aiuterebbe ad incanalare la sua aggressività, a trasformarla in un movimento giusto, controllato. Credo, parlando da profana, che molte di queste discipline si basino sulla difesa. L’attacco è solo una conseguenza. Per questo sarebbe estremamente terapeutico per lui, come per tanti bambini iperattivi, imparare a comunicare con il corpo e con la mente attraverso il confronto. Ora, sto facendo uno spettacolo a due a teatro dove sul palco scattano tutti i meccanismi della competizione. E’ molto più difficile fare gruppo in due che in quindici”.

Soprattutto se l’attuale sfida è “Buonanotte Mamma” di Marsha Norman. Un testo difficile ma emozionante e realistico, con il quale l’autrice vinse il Premio Pulitzer nel 1983, oltre ad aggiudicarsi le nomination per quattro Tony Awards e una sensazionale trasposizione al cinema in un film interpretato da Sissy Spacek e Ann Bancroft e diretto da Tom Moore. La prima versione teatrale italiana quella con Lina Volonghi e Giulia Lazzarini, regia di Carlo Battistoni. A partire dal 30 gennaio, al Teatro La Cometa, la magia e la carica emotiva della famosa ‘resa dei conti tra madre e figlia’ si ripete, sotto l’impeccabile regia di Nora Venturini, con Valeria D’Obici nel ruolo di Thelma Cates, la madre, e con Gaia De Laurentiis nel ruolo complicato di Jessie, la figlia. Un unico atto vissuto in tempo reale sul ring della vita. Un match tra due forti e contrastanti figure senza vincitori né vinti…

“Il cui epilogo, però, è triste. A me è particolarmente cara questa rappresentazione, perché è la prima che ho visto, a tredici anni ,a teatro – e da lì la folgorante scelta professionale di Gaia – e perché la prima europea la fecero al Festival di Spoleto con la regia di mio padre. Un sogno che inseguo da anni e che sono riuscita a realizzare. L’unica difficoltà: la concentrazione. Un ora e un quarto sempre in scena in cui devi tenere sempre alta l’attenzione. La cosa più grave che possa succedere in teatro è quella di annoiare. Del resto, siamo al limite tra il dramma e il melodramma. E l’unico modo per rimanere nel dramma è essere credibili e sempre vigili. E in questo c’entra molto la disciplina fisica”.

La nuova “Gaia sportiva” ti ha aiutato?

“Sì. Con l’allenamento ho acquistato la pazienza, la capacità di concentrarmi su qualcosad9at3674.JPG più a lungo, anche nella vita in generale. E, soprattutto, la sicurezza del mio corpo. Giulia, i primi tempi che ci allenavamo, quando avevo ancora una postura sbagliata, tendendo a stare curva con la schiena, mi disse una cosa molto bella: ‘Quello che devi avere sempre in testa come immagine di te stessa è: spalle basse e cuore aperto’. Il cuore è rivolto verso l’alto, ma le spalle sono umili. Ho cambiato del tutto il modo di vedermi e di porgermi agli altri”.

Teatro e televisione. Due set differenti eppure così assonanti nella vita di Gaia. L’importante è saper distinguere e alternare i due mondi, impossibili da far conciliare. Figuriamoci tre! Ma la famiglia, per la poliedrica attrice, ora, è in pole position.

“Prima non avevo paura del futuro, ora sì. Le mie scelte professionali non sono più solo artistiche, ma anche concrete. Scelgo in funzione dei miei figli e del tempo che tolgo a loro. Sarò impopolare nel mio lavoro, ma penso che bisognerrebbe riconquistre il ruolo di mamma, soprattutto di quello in veste casalinga”.

La carica dei propri affetti è la spinta giusta per nuovi ed interessanti progetti. Qualcuno nel cassetto?

“Mi piacerebbe molto lavorare in una fiction in costrume, mi affascina molto la storia, e magari interpretare Giovanna D’Arco, una donna forte ma non estrema, dal punto di vista della follia, come spesso è stata rappresentata”.

Concentrazione ed allenamento: requisiti essenziali per interpretare la Pulzella di Orléans. Un punto a favore per Gaia, eroina del vivere secondo natura.

Di Massimo

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