di Giuliano Orlando
Ho voluto trattare in dettaglio due tornei internazionali, sperando che gli addetti ai lavori abbiano quelle informazioni che vengono ignorate dagli organi di stampa e soprattutto per metterli a conoscenza dei probabili avversari che azzurri e azzurre, troveranno nel corso del torneo di Parigi dal 4 all’8 giugno, dove si assegnano i posti per Tokyo.
Il torneo di Belgrado in Serbia, ha festeggiato la 58° edizione con una partecipazione di vertice come mai in passato. Presenti 35 nazioni. Per tutte, scelte mirate, con alcune presenze massicce come Russia (30), Serbia (20), Francia (14), Ungheria e Kazakistan (13), Sierra Leone (12), Inghilterra (10), Uzbekistan e Croazia (9). Altre come Cile, Marocco, Tunisia, Slovenia, Galles, Norvegia, Svizzera, Slovacchia, Mali, Congo e Cipro presenti con un solo atleta hanno puntato ad un buon sorteggio per avere un risultato incoraggiante. Nel mezzo, una quindicina di nazioni presenti, dalle 6 alle 3 unità come Italia, CZE e Scozia (6), Bulgaria, Lituania e Svezia (5); Bielorussia, Kyrgyzstan, Romania, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Moldovia e Macedonia (4); Botswana e Grecia (3). L’Italia guidata dai tecnici Laura Tosti e Michele Caldarella ha partecipato con Giovanna Marchese (48), Martina LaPiana (51), Bianca Voglino e Giulia Lamagna (54), Sirine Caraabi (57) e Simona Monteverdi (64). Il bilancio finale è di un argento con Lamagna e un bronzo con Monteverdi. Torneo di altissima qualità, in particolare nel settore femminile, dove la Russia ha portato le migliori in assoluto, addirittura le prime due in diverse categorie, ottenendo tre ori nelle categorie pesanti (75, 81 e +81), ma anche sconfitte impreviste in quelle più leggere. Si è rifatta solo parzialmente tra gli uomini, con alcune seconde schiere, essendo i migliori impegnati a S. Pietroburgo al torneo Governor, conquistando due ori col medio Voronov a spese dello scozzese Hickey e col massimo Gamzatov dato vincitore dell’esperto kazako Levit, con un 3-2, poco convincente. Per contro ha perduto tre finali. Nei superleggeri il kazako Zeinullinov su Subhankulov (3-2), nei welter il serbo Abasov su Sharifov (3-2) e nei +91, sconfitta di Babanin di fronte all’inglese Frazer Clarke sempre 3-2. L’Inghilterra si è presentata con i titolari, ma oltre a Clarke, ha raccolto l’oro solo con Whittaker negli 81 kg. confermatosi atleta di valore assoluto, tra i favoriti per Tokyo. Sotto le attese Galal Yafai (52), reduce dal Covid, ma anche nei 64 kg. McGrail (57) e i fratelli Luke e Pat McKormack (63 e 69) e Cheavon Clarke (91), tutti fermi al bronzo. La Serbia da padrona di casa può ritenersi soddisfatta. Puntava sulla Radovanovic (51) e sulla Zeki (54), entrambe giunte all’oro, a cui si è aggiunto il welter Abasov che i giudici hanno premiato in finale, contro il russo Shafirov. Sempre tra gli uomini, il Kazakistan ha vinto con Bibossinov nei 52 e Zeinullinov nei 63, perdendo a sua volta nei mediomassimi con Nurbek Oralbay e Vassilliy Levit nei massimi battuti in finale. La Bulgaria ha vinto nei 57 kg. grazie all’esperto Danjel Asenov, salito di categoria, ex campione d’Europa (2015-2017) argento 2019, ma bocciato per i Giochi di Tokyo. Il torneo femminile oltre a premiare le russe Magomedalieva (75) già iridata ed europea nelle categorie superiori, scesa nei medi per partecipare a Tokyo, la Ivanova (81), rientrata dopo un anno sabbatico, ha battuto in finale la connazionale Lumbunova titolare in casa del titolo +81. La Tkacheva, europea youth 2017, argento a Sofia 2018, battuta dalla nostra Severin, ha vinto facile contro la ceca Suchankova. Le delusioni sono arrivare nelle categorie più leggere. Nei 48 kg. Iulia Chumgalakova, europea 2017 e 2019, sul podio nel 2015, 2016 e 2018, eliminata subito dalla kazaka Backibekova, giunta all’argento, battuta in finale dalla sorprendente francese Rim Bennama. Nei 51, Alexandra Kuleshova, eterna piazzata in patria, non si smentisce, uscendo contro l’inglese Davison in semifinale. Nei 54 Valeria Radionova (21 anni), bronzo nazionale si ferma in semifinale, battuta dalla croata Zekic, la sorpresa della categoria, al primo successo internazionale. Non ha più fortuna l’altra russa Kartashkova eliminata dalla nostra Lamagna in semifinale. Nei 57 kg. l’argento iridato Vorontsova partiva da netta favorita e dopo aver superato l’azzurra Charaabi e la bielorussa Bruyevich, trova in finale l’esperta tunisina Khouloud (31 anni) già qualificata per Tokyo, brava e anche un po’ scorretta, comunque capace di convincere 3 giudici a preferirla. Nei 60 kg. la sorpresa più clamorosa riguarda Valentina Bustamante, campionessa italiana in carica ad Avellino, allieva del maestro Fabio Paragnani a Pavia, che ha vinto con pieno merito il torneo, non già per l’Italia ma per il Cile, la terra del papà. Grazie al doppio passaporto, sta facendo l’impossibile per accedere ai Giochi. Visto l’annullamento della preolimpica americana, il destino è legato al ranking del 2019. La Bustamante ha vinto superando rivali sulla carta nettamente favorite. All’esordio batte la croata Malenika, la kazaka Ichshanova, quindi la favorita del torneo, l’inglese Dubois, oro mondiale youth 2018, in corsa per Tokyo. Dall’altra parte del girone avanza la greca Pita, un vero ariete, capace di battere nella preolimpica di Londra 2020, la belga Persoon, pluricampionessa professionista, avversaria tenace di Katie Taylor, costretta a cedere alla pressione della greca. A Belgrado, dopo aver battuto la kazaka Kaldybay, supera la quotata russa Dynnik dopo una battaglia intensa. La finale si rivela meno difficile del previsto per la Bustamante, decisamente migliorata che impone il suo ritmo alla greca costretta a difendersi per non farsi travolgere. Tre giudici indicano 30-27 e uno 30-26, l’inglese Buff vede 30-27 per la greca a conferma della drammatica confusione del settore. Altra sorpresa, più relativa, nei 64 kg. dove ha vinto la croata Kos battendo in finale la russa Ordina una delle big, mentre nei welter il Galles con Rosie Eccles, unica iscritta, vince l’oro, mentre le la russa Golovchenko, argento ai campionati nazionali 2020, si ferma di fronte alla marocchina Bel Ahbib Oumayma (24 anni) già qualificata per Tokyo. L’Italia è presente con 6 azzurre. Sul loro rendimento chiedo lumi a Laura Tosti, che le ha guidate con Michele Caldarella.
“A parte le non poche difficoltà logistiche, in particolare i cambiamenti dei programmi all’ultimo momento e il timore di perdere il volo di ritorno, causato dall’assenza della navetta per l’aeroporto, giunta quando ormai eravamo convinti di dover rinviare la partenza, il torneo tutto sommato ha offerto indicazioni interessanti. La squadra tornava a combattere dopo oltre un anno di assenza dal ring e questo si è sentito, nel confronto con avversarie che da mesi calcavano il ring. Oltretutto la Russia ha portato a Belgrado un esercito di ragazze, il meglio che aveva. Come hanno fatto Francia, Kazakistan, Uzbekistan, inglesi, ungheresi e la Serbia che giocando in casa, qualche favore lo ha indubbiamente avuto. Inoltre ha creato uno staff personale alla Radovanovic, per portarla a Parigi al meglio della condizione, dove dovrà vedersela proprio con Giordana Sorrentino per entrare in semifinale e assicurarsi Tokyo”.
Parliamo delle azzurre. Come sono andate?
“Giovanna Marchesi era praticamente all’esordio nelle élite. Sicuramente è in crescita, anche se si è fermata al primo ostacolo, ovvero la serba Maran molto più esperta di lei. Giovanna si è lasciata trascinare dalla voglia di vincere ad ogni costo, mentre avrebbe dovuto ragionare di più. Comunque è stata utile esperienza. Martina LaPiana ha faticato molto per rientrare nei 51 kg. e il rendimento ne ha risentito. Al momento la sua condizione è sotto il 50% delle sue possibilità e mi rifiuto di pensare si accontenti di vivacchiare nel gruppo. Il suo passato nelle giovanili dove è stata una delle più straordinarie protagoniste mondiali, vincendo tutto e di più, non può venire cancellato col passaggio nelle élite. Certo, deve trovare la voglia di faticare e non poco, perché la concorrenza è feroce. A suo vantaggio un talento che altre non hanno, ma che deve essere abbinato ad un duro lavoro in palestra. La Voglino ha solo bisogno di combattere e fare esperienza, in avvio ha trovato la russa Kartashkova, che ha il triplo dei suoi incontri e questo ha fatto la differenza, ma Bianca non si è mai arresa e mi fa sperare in una crescita a tempi brevi. Su Lamagna il discorso è diverso, la piemontese ha tutto per emergere e a Belgrado qualcosa si è visto, altrimenti non batti l’uzbeka Shogdarova, la bielorussa Lakotar e la russa Kartahkova, tutti match impegnativi. In finale contro la croata Zekic, purtroppo gli è mancata la continuità, ricadendo in quelle pause che sono il suo handicap. Ma forse era anche stanca. Comunque sta aumentando continuità e consapevolezza. Promossa anche Sirine Charaabi, pure lei ai primi approcci in tornei di qualità. Intanto non ha paura di nessuna. Affronta ogni avversaria per batterla, se poi non ci riesce come è accaduto contro la titolata Vorontsova tra le top russe, sarà per la prossima volta. Intanto fa utile esperienza. Nei superleggeri la Monteverdi era all’esordio assoluto in azzurro. L’avevo vista ad Avellino e pur perdendo in finale, mi era piaciuto il suo modo di combattere. Intanto è una che ragiona molto e studia le avversarie con lucidità. Ha pochissimi incontri ma una bella personalità. Ha battuto la locale Milosevic e impegnato la russa Ordina, ai vertici da anni. Abbiamo fatto venire a Belgrado anche il suo tecnico Davide Passaretti, per premiarlo del suo lavoro alla Ruan Boxe di Milano. Non è giovanissima, ma a 23 anni puoi ancora pensare di fare strada”.
A San Pietroburgo si è svolto il torneo Governor, riservato agli uomini. La Russia ha messo sul ring il meglio, come hanno fatto Kazakistan e Uzbekistan che si sono divisi le medaglie d’oro. L’Italia era presente con Erylmaz (57), Iozia (60), Manfredi (75), Girolami (91) e Malanga (69), guidati dai tecnici Eugenio Agnuzzi e Max Alota. I primi quattro si sono fermati all’esordio, pur battendosi con generosità. Purtroppo gli avversari erano decisamente superiori. Erylmaz è stato superato dal kazako Asylkulav, il leggero Iozia dall’uzbeko Halokov giunto all’argento, il medio Manfredi dal russo Kaziev e il massimo Girolamo dal campione del mondo in carica Gadzimagomed che ha vinto il torneo. Il welter Malanga, campione italiano, ha conquistato un bronzo molto importante, grazie al successo sul russo Murtazaliev, poi in semifinale ha trovato il russo Zamkovoy, iridato 2019, 33 anni suonati, in attività dal 2003, sei volte campione nazionale, mai preso parte agli europei, titolare ai Giochi di Rio, soggetto che alterna prove superlative ad altre deludenti. Dopo aver battuto Malanga ha perso la finale contro il kazako Shymbergenov 3-2. Questi i risultati delle finali. 49: Mirzahmetov (Uzb) b. Tsaregorov (Rus) 4-1, 52: Zoirov (Uzb) campione del mondo e oro olimpico b. Sabyrham (Kaz) 5-0; 57: Mirzahmetov (Uzb) b. Spivak (Rus) 5-0; 60: Batyrgaziev (Rus) b. Halokov (Uzb) 5-0; 63: Mazur (Rus) b. Mamedov (Rus) 5-0; 69: Shymbergenov (Kaz) b. Zamkovoy (Rus) 3-2; 75: Bakshi (Rus) b. Amankul (Kaz) wo; 81: Nuardauletov (Kaz) b. Hataev (Rus) 5-0; 91: Gadzimagomed (Rus) b. Smyaglikov (Bul) 5-0; +91: Jhalolov (Uzb), campione del mondo, professionista dal 2018, residente negli USA dove si allena con i migliori sparring, ha conquistato l’ottavo successo da pro, con altrettanti ko a Tashkent il 3 aprile. A Pietroburgo ha messo ko il russo Veryasov (Rus), campione nazionale e si appresta a vincere l’oro a Tokyo, grazie alla nefanda normativa del 2014, che ha aperto le porte ai professionisti senza alcuna regola. Portando via una medaglia che la storia ultra centenaria dei Giochi ha sempre assegnato ad un vero dilettante.