Ieri per Monte Compatri, cittadina dei Castelli Romani, non è stata certo una giornata come un’altra. Lo capisci con l’arrivo della banda musicale alle 17,30 davanti al Palazzo Borghese, sede del Comune. Non passano molti minuti ed ecco l’immagine prendere fuoco: non è un abbaglio è proprio lui, da giorni locandine con la sua figura da pugile inondano il paese. E’ Marvelous Marvin Hagler, uno dei più grandi pugili della storia mondiale dei medi, tanto che Marvelous il suo nome scritto all’anagrafe si è trasformato per lui anche in nickname.
Ad accoglierlo ci sono le autorità con il sindaco Marco De Carolis e l’assessore Gianluca Moscatelli. La banda esegue gli inni e poi dopo un primo round con tanto di assedio da gente entusiasta, si entra dentro la Sala Consigliare. Dopo il benvenuto dato dal sindaco De Carolis e dall’assessore Moscatelli tocca ad Alberto Chiavarini, insieme con Mauro Martorelli e Aurelio De Rossi, ideatore della cerimonia spiegare il motivo. Per il sesto anno in pratica viene consegnato la scultura dell’ Angelo d’Oro (raffigurante l’Angelo minatore eretto sulla fontana di Piazza Mastrofini) ad un grosso personaggio della boxe: in precedenza avevano ricevuto il riconoscimento Sandro Mazzinghi, Francesco Damiani, Maurizio Stecca, Giovanna Maria Carnera e Sumbu Kalambay. L’Angelo d’Oro, simbolo dell’orgoglio monticiano, doveva essere consegnato al grande campione nell’annuale manifestazione di boxe internazionale che si svolgerà a luglio. Hagler per suoi impegni non era disponibile per quel periodo e allora è stata studiata una cerimonia particolare nella quale è stata conferita anche la cittadinanza onoraria di Monte Compatri (nella storia della cittadina in precedenza è avvenuto una sola volta).
Hagler in compagnia della moglie ringrazia di cuore e si sottopone con l’aiuto di un interprete alle domande di giornalisti e non che si preannunciano numerose.
Intanto in un maxischermo appaiono i suoi in contri con Antuofermo, Minter, Hearns, Duran, Leonard, Mugabi, Obel, impossibile non farsi distrarre da simili immagini che in epoca passata hanno fatto fare le ore piccole a milioni di italiani, tra cui il sindaco De Carolis. E come afferma Chiavarini: “E’ vero che all’epoca si son fatte le ore piccole per vedere il Meraviglioso, ma bisogna ammettere che si era in buona compagnia con lui e la boxe”.
Mauro Martorelli non nasconde la sua passione per la noble art e la sua conoscenza in materia, vuole sapere se il primo match con Vito Antuofermo, terminato in parità, abbia insegnato qualcosa. Hagler non si tira indietro e le sue risposte sono più che esaurienti per la gioia dei presenti: “Io prima guardavo molto al lato tecnico del pugilato. Dopo il match con Antuofermo nei miei colpi ho badato alla sostanza e ci ho messo più cattiveria, anche perché non sempre si arriva al pareggio. Ho dato a Vito la possibilità di un secondo incontro, titolo in palio, con me e sapete tutti come è finita. Siamo rimasti molto amici e spesso ci sentiamo, soprattutto al telefono”. Il pugilato come si vede non allontana, ma unisce vincitori e vinti.
Secondo lui c’è stato un altro Meraviglioso nella storia del pugilato? La risposta è secca e precisa come il suo famoso gancio sinistro: “No. Ogni pugile ha le sue caratteristiche come Mohammed Alì, ma nella storia il Meraviglioso è stato uno solo”. Importante una sua considerazione: Marvin vorrebbe vedere nei giovani la volontà di fare la boxe bene e di non pensare solo ai soldi, perché quando arriveranno i titoli arriveranno anche i soldi.
Le domande e le risposte s’incrociano come le movenze di un balletto. Il giorno più bello? La conquista del titolo mondiale contro Alan Minter, quando si è avverato il sogno. I sacrifici e il duro lavoro avevano ottenuto la giusta ricompensa. Il giorno più brutto è facilmente immaginabile. Ha visto Giacobbe Fragomeni, suo grande amico? La risposta è immediata: “ Ci siamo sentiti per telefono e lui scherzando mi ha chiesto quando faccio la mia rentrèe. Io ringrazio Iddio di avermi dato la possibilità di scendere dal ring lucido, di parlare, di guardare, di pensare e proseguire”. Hagler ha imparato che essere un campione non significa solo combattere sul ring ma consiglia ai giovani l’istruzione e di non mollare mai.
C’è anche chi in sala non sa capacitarsi di quella sconfitta subita, più o meno ingiustamente, da Ray Leonard e come mai questi non abbia mai riconosciuto che nei medi il più grande era lui, “The Marvelous”. La risposta è stringata e incisiva: “Io so, tu sai, il mondo sa chi è il Campione”. Gianna Garbelli, figlia di Giancarlo, grande campione degli anni ’60, gli ricorda quel sesto round con Mugabi, passato alla storia come uno dei più spettacolari e violenti, in cui i due si sono affrontati a viso aperto. Il neo cittadino di Monte Compatri lo conferma, è stato il round più duro della sua carriera pugilistica, ma anche il settimo non è stato da meno.
Si accenna anche alla disgrazia di Angelo Jacopucci e il sociale ha il suo bel riconoscimento. Hagler è uno che ha a cuore la sorte dei giovani, dei deboli. Lui visita i ghetti e vede le loro condizioni. Fa in modo che abbiano da mangiare e che vengano assistiti. E’ molto attivo e parecchie sono le sue iniziative: “Lui lo fa non per avere un ritorno politico o d’immagine – spiega Alberto Chiavarini- Lui lo fa in silenzio senza pubblicità, da quel grande campione e uomo che è. La figlia di Carnera mi raccontava di quello che il padre faceva a favore dei giovani abbandonati. Questo è il pugilato, questo è il pugile”.
Si parla a tutto campo anche di Mandela e Obama, un presidente che stima e i benefici si vedranno fra un paio d’anni. E di Hagler attore che ne è stato? La domanda lo diverte: “Quella del cinema è stata una bella esperienza. Ho interpretato 4 film. Se me li propongono accetto di farne altri. Quando sto nel set di un film mi sento come un bambino circondato da caramelle colorate e poi li i colpi non fanno male”.
Che percezione si ha in America del pugilato italiano? Non è solo italiano, ma anche in America ci sono molti pugili, ma non sono abbastanza amati perché sono pigri. Al contrario le donne stanno creando un bel movimento, perché sono determinate e sanno cos’ è il sacrificio. C’è anche una simpatica nota di colore: oggi 23 maggio è il suo compleanno. In sala si canta in coro: “Tanti auguri”. La cosa lo diverte e serve come il minuto di riposo tra un round e l’altro. Lui non è ancora italiano, la cittadinanza onoraria di Monte Compatri, può essere definita il primo passo. Hagler promette che tornerà e quando lo farà parlerà correttamente la nostra lingua.
Mauro Martorelli ha iniziato con le domande e lui le conclude : “Prima di disputare il mondiale con Hagler l’inglese Alan Minter, che era il detentore, disse che non avrebbe mai consegnato il titolo ad un uomo di colore”. La risposta è ben ponderata: “Quella frase non mi ha toccato minimamente. Prima di salire sul ring puoi dire tutto quello che vuoi, ma quando stai sul ring non ci sono scorciatoie, non puoi scappare”.