Se chi ben inizia è a metà dell’opera, all’Alcatraz di Milano, il tempio della musica di tendenza, che ieri sera ha scelto le sonorità dei colpi scagliati dai pugili, Clemente Russo ha compiuto un passo avanti decisivo per afferrare il pass che dà diritto ai Giochi di Rio, nel qual caso, per il doppio campione del mondo e doppio argento olimpico, scatterebbe il record delle quattro presenze, mai raggiunte nel nostro boxing. Nella bella struttura milanese, in cui i giochi delle luci fanno sempre un forte effetto scenografico, i numerosi spettatori hanno visto un Russo spolverato a nuovo. Un campione che nonostante i 18 anni di attività ai vertici, riesce a produrre boxe di altissimo livello, come è stato nel confronto con l’ucraino Roman Golovashchenko, dalla struttura imponente, incapace di creare le giusta contraria per frenare un Russo allenato a dovere, preciso e veloce, buon movimento sia del tronco che della gambe, bersaglio imprendibile per otto round. L’ucraino dalla boxe potente ma frontale, ci ha provato a fermare un rivale che colpiva di rimessa e usciva subito dalla reazione dell’ospite. In alcuni frangenti, quando evitava al millimetro i colpi dell’ucraino con rientri fulminei, mettendo in luce riflessi eccezionali, ci ha ricordato il protagonista dei Giochi di Pechino 2008 e dei mondiali di Chicago 2007 e Almaty 2013. Proprio in Kazakistan il pugile di Marcianise, sembrava aver firmato l’ultimo squillo di una carriera fantastica. Nel primo torneo ABP, svoltosi la scorso anno, pur arrivando in finale, non aveva convinto affatto. Statico, riflessi lenti e fiato corto. Nessun processo, considerata la lunga milizia, forse il rimpianto per il canto del cigno. Dopo la sconfitta bis contro Egorov, il possente russo che gli ha sbarrato la strada per il pass olimpico, altri avrebbero pensato al ritiro. Non così l’orgoglioso casertano. Con umiltà e ritrovate motivazioni, si è messo nella mani di Francesco Damiani per smentire i pessimisti. Non deve essere stato facile, ritrovare la voglia come fosse un ragazzino. Il primo passo per staccare il biglietto che porta a Rio, l’ha compiuto dominando Golovashchenko, che non è un fenomeno, ma se ti fermi e lui t’inquadra sono dolori. Russo non gli ha mai permesso simile confidenza e l’80 a 72 dei tre giudici rispecchia il divario tra i due.
“Sapevo perfettamente che questo match rappresentava l’esame per capire se il sogno di firmare la quarta olimpiade poteva diventare realtà o annullarsi. I fatti hanno dimostrato che il vecchio Clemente può avere giustificate ambizioni. L’atleta non è una macchina e come tale, ha alti e bassi. Nel primo torneo per parecchi motivi non ero al meglio e ho pagato la condizione mediocre. Stavolta grazie alla pazienza di Francesco e della mia splendida famiglia, ho ritrovato stimoli e condizione. L’ucraino è parso inferiore perché ho imposto la mia boxe, ma vi assicuro che se lo lasciate picchiare ha mani pesanti e non poco. Adesso mi aspetta la sfida più importante contro il kazako Pinchuk, che lo scorso dicembre battei a Caserta. Ho visto il suo incontro di fronte all’algerino Bouloudinats, che gli dato filo da torcere. Non voglio fare pronostici, ma è certo che mi batterò per vincere e staccare il pass per la mia quarta olimpiade e quando sarò a Rio, il mio pensiero fisso sarà quello di tramutare i due argenti di Pechino e Londra in oro puro”.
Nella parte bassa del ranking, il tedesco Graf ha superato l’argentino Peralta e il bulgaro Pulev ha otteuto il successo sul croato Calic. Due verdetti molto discutibili, e livello decisamente basso in entrambi gli incontri. La prossima sfida il 10 luglio a Milano o Bergamo, che per Clemente Russo, contro Pinchuk vale il pass olimpico.