Libri di Sport. Il cielo più vicino, nel deserto di neve. Il Gosainthan, un ottomila tibetano, come un gioco estremo. La frontiera invisibile. Sull’Himalaya, senza corde. Correre o morire – Kilian Jornet – Fabbri editori – Pag. 225 – Euro 16.00
C’è un libro, considerato la Bibbia dell’alpinista, scritto da Lionel Terray, intitolato “I conquistatori dell’inutile”, che rispecchia una realtà bifronte. Da un lato il riscontro commerciale che lo conferma, mentre quello spirituale ne trae il cibo assoluto. Il protagonista di questo lavoro esalta e si esalta nell’affrontare ogni difficoltà, mettendo in gioco la propria vita, consapevole che potrebbe essere l’ultima avventura. La morte lo ha sfiorato spesso, fin dall’inizio di questa scelta, quando è passato dallo sky runners, dove ha dominato per diverse stagioni, al più impegnativo ruolo di alpinista che cerca di scalare l’impossibile. Ha perduto il suo maestro Stéphane, nella traversata del Bianco, un esercizio iniziato sotto i migliori auspici, concluso drammaticamente. Un grande dolore, che cerca di cancellare tentando imprese sempre più difficili. Con altri due compagni si popone di scalare il Gosainthan (in tibetano Shisha Pangma) 8027 m., il più basso degli 14 ottomila, al confine tra Cina e Nepal, l’ultimo ad essere stato scalato (1964), per le difficoltà che presenta. Ma il terzetto non intende scalare con supporti collaterali, dal materiale agli sherpa. Un paio di sci, una tenda e pochi viveri. Il viaggio è descritto come una cronaca sportiva, un minuto per minuto. Dalla partenza (Ginevra) all’arrivo a Katmandu, dove il traffico è un gioco al massacro, tra ruderi di vetture, pullman dagli incerti natali e passeggeri variopinti, la lunga strada per giungere al campo base è percorso che permette di arricchire le proprie esperienze mentali e fisiche. Nel deserto di neve, affondando fino a metà persona, salgono e salgono fino a giungere ai piedi del gigante. Così descritto: “la prima impressione è di meraviglia e inquietudine. Duemila metri di roccia nera tagliata da tre sottili strisce di neve che toccano il cielo”. L’avvicinamento è anche l’esercizio preparatorio per l’assalto al gigante, la conoscenza con gli abitanti, la loro filosofia di vita, la serenità dell’anima. Il resto è la parte più vera, l’impresa sognata e i rischi annessi. Ce la faranno? Al lettore la risposta.
Giuliano Orlando