DSC_9556 come oggetto avanzato-1 DSC_9557 come oggetto avanzato-1Alberto Moretto, classe 1971, sembra uno di quei personaggi che più o meno abilmente sfugge alle critiche, difficile parlarne male, sembra stare defilato in un ambiente e in una categoria dove aleggia lo scettro del comando. Non è il caso suo alla “Casalbruciato” dove ognuno ha un ruolo ben preciso. Forma insieme ad Antonio Zonfrillo un tandem, che per certi versi si compendia. La sua esperienza si è formata alla corte di Guido Fiermonte e Mario Landolfi sotto una società gloriosa come Villa Ada.

Come e quando hai iniziato?

“Ho iniziato da pugile avendo come maestri Guido Fiermonte e Mario Landolfi. Con loro ho disputato 17 matches. A un certo punto il maestro Guido mi consigliò di prendere l’attestato di insegnante, visto che per impegni di lavoro non potevo più combattere. Ricordo che nel corso in cui mi diplomai a Formia c’era gente come Damiani, Mattioli, Calì e Barigelli”.

Quando hai preso il diploma?

“Non l’ho preso subito perchè ho messo su famiglia con due bambini. Per nove anni in pratica sono stato aspirante, nonostante gli impegni familiari e di lavoro non ho mai pensato di lasciare. Poi con Zonfrillo mi si è creata l’occasione di fare il corso da maestro a Roma e finalmente l’ho ottenuto. In pratica insegno dal 2010”.

Il tuo concetto di maestro?

“Il maestro di pugilato innanzitutto è un allenatore della vita, deve insegnare il rispetto, le regole e soprattutto deve essere onesto. I soldi sono l’ultima delle cose”.

Hai altri interessi?

“Impossibile averne oltre la famiglia, il lavoro e la boxe nei ritagli di tempo”.

Come ha influito su di te la scuola di Guido Fiermonte?

“In maniera determinante. Era un maestro che parlava poco e dava del lei a tutti i ragazzi. Quando diceva una cosa lo ascoltavamo tutti con attenzione. In un momento delicato della mia vita lui è stato importantissimo. Anche Mario Landolfi, al quale sono molto legato, ha avuto la sua influenza su di me”.

Nel tuo ambito familiare il pugilato è un cliente scomodo oppure no?

“Assolutamente no. Mia moglie viene spesso con me alle riunioni, così pure i miei figli, che sono interessati ad altri sport, lo vivono con me. C’è partecipazione su tutti i fronti”.

La più grande soddisfazione?

“La più grande soddisfazione ce l’hai quando formi un pugile dall’inizio e lo porti agli Assoluti. Un esempio è Francesco Marzolini. Altri ragazzi che venivano da ambienti poco raccomandabili li ho inseriti nel pugilato e hanno fatto una bella carriera. Quando poi cercavo di valorizzarli li mandavo da Carlo Maggi”.

Cosa potrebbe fare di più la Federazione?

“Obiettivamente fa molto. Nel nostro mondo dai vertici al pugile è una missione”.

Cosa non va?

“Quello che noto è che si critica sempre. Se un pugile è bravo ne guadagna la società e tutto il movimento. Non capisco certe volte l’accanimento che c’è. Io li chiamo buchi neri”.

Tu sei un’internauta o preferisci leggere?

“Nessuno dei due, perchè ho poco tempo. Lavoro molto, ho due società di costruzioni. Il resto della giornata lo passo in palestra e la sera in famiglia. L’agonista per me quando deve combattere ha la priorità assoluta e sono disposto a sacrificare anche le festività e la famiglia quando occorre”.

Di Alfredo