azz1jpg azz2di Stefano Buttafuoco

Su di lui il manager Marcello Paciucci ha voluto puntare in modo deciso per la sua ostinata volontà di passare professionista e per quel suo modo di combattere, generoso e spettacolare, riconosciutogli da tutti gli addetti ai lavori che lo hanno seguito nei suoi otto anni di carriera dilettantistica. Parliamo di Michael Azzarà (nella foto di Riccardo Cici), supermedio romano di ventitrè anni, pronto ad esordire tra i professionisti il prossimo 22 Ottobre nell’ambito del I Memorial Marcello Calabrese (Via Vertumno, 5).

Allora Michael, pronto per questo tuo debutto ?

“Non vedo l’ora, è il raggiungimento di un traguardo che mi ero prefissato da quando avevo sedici anni e misi il mio primo piede in una palestra di pugilato. Ancora ricordo l’emozione di quella giornata, mi sembra passato così poco tempo”

Di quale palestra si trattava ?

“Era la Talenti Boxe, la palestra dove tutt’ora mi continuo ad allenare e che non lascerò mai. E’ qua che ho trovato tutto quello che mi mancava: lo stimolo a crescere sia fisicamente che mentalmente, il piacere di mettermi in discussione, di confrontarmi, di lottare. E’ la magia della boxe, lo sport più bello del mondo”

 

Da dilettante come è andata ?

“Ho fatto cinquantasei incontri vincendone una quarantina. L’anno scorso sono arrivato alle semifinali dei regionali, ma francamente non ho mai dato tanta importanza ai risultati . Non ho mai fatto calcoli, non ho mai evitato un match anche se difficile e con gente più esperta di me. Per me è stato importante avere un riscontro del lavoro fatto in palestra ed accumulare esperienza per farmi trovare pronto nel difficile passaggio al professionismo”

 

Sei nato a Roma, in un quartiere “difficile” come San Basilio. Cosa ti ha dato e cosa ti ha levato crescere in un ambiente così particolare ?

“Mi ha dato la determinazione di puntare in alto senza l’aiuto di nessuno. La strada ti da velocemente la consapevolezza di dover fare tutto da solo. Mi ha tolto forse un pò di spensieratezza. Sono cresciuto con mia madre e mia nonna e dopo il diploma ho dovuto subito mettermi a lavorare per contribuire alle spese familiari, anche se mia madre voleva generosamente farmi frequentare l’università”

Che rapporto hai con il tuo allenatore ?

“Direi particolare. In Roberto Ferri ho trovato la figura paterna che non ho mai avuto. Mio padre ha abbandonato mia madre appena sono nato e l’ho visto pochissime volte. Devo dire che non mi è mai mancato lui come persona, ma come ruolo si. Una figura maschile vicino è importante, ti rassicura, ti da forza e io sono stato fortunato a trovarla nel mio coach anche se in ritardo”

 Obiettivi sul ring ?

“Ho fatto spesso i guanti con atleti professionisti. Ho la consapevolezza di avere i mezzi per fare bene anche se chiaramente devo fare esperienza. Per questo motivo ho chiesto al mio manager Marcelo Paciucci – che voglio ringraziare per la fiducia accordatami – di farmi combattere con continuità, anche con avversari di buon livello”
E sembra averti accontentato se è vero che il tuo primo incontro sarà contro un pugile con alle spalle quattro vittorie di cui tre per ko

“E’ vero. Si tratta di Bojan Radovic, un pugile che ha già affrontato Diego Di Luisa e Baptiste Castegnero, il francese che ha battuto Ranaldi. E’ un elemento pericoloso che vince i suoi incontri quasi sempre per Ko e che quando perde lo fa ai punti. Ma va bene così, io non mi tiro indietro. Salirò sul ring con grande umiltà e determinazione, sapendo di stare solo all’inizio di un lungo percorso che spero possa portarmi a qualcosa di importante”

Di Alfredo