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Due generazioni a confronto. Due e mezzo, per essere precisi. Non ancora nati nel 1970, all’epoca del mitico 4-3, troppo piccoli nel 1982, anno del trionfo spagnolo, lo scorso 4 luglio abbiamo però avuto anche noi la nostra Italia-Germania da tramandare a figli e nipotini. Nel Mondiale dei deja vù, dei film già visti, dei Portogallo-Inghilterra decisi ai rigori, dei Brasile-Francia conditi da lacrime sudamericane e trionfi transalpini, la storia calcistica non poteva non ripetersi anche per noi. Ancora contro i tedeschi, ancora ai supplementari. Come la leggendaria partita in Messico, che ha ispirato film, libri e una mitologia sportiva di cui si è nutrito anche chi non ha vissuto in prima persona “la partita più bella di tutti i tempi”. Diversa nei modi e nel numero delle reti, uguale nel tripudio di emozioni e soprattutto nell’esito, questa del 2006. Noi in finale, loro a mani vuote. Con buona pace di tutti quei giornali di casa che per l’occasione hanno rispolverato luoghi comuni e stereotipi vecchi come il cucco. Per dirla alla romana, le pizze che volevano boicottare se le sono trovate in faccia, sportivamente parlando, s’intende. E ancor più indigeste, pensando alla festa annunciata che avevano preparato, ai due gol subiti negli ultimi due minuti dei 120 giocati, a una Berlino che attendeva solo il delirio collettivo di un popolo fin dai tempi della caduta del Muro. Ma stavolta ad esaltarsi sono stati coloro che avevano assistito da spettatori non protagonisti all’apoteosi tedesca nella finale mondiale di Roma, sedici anni fa.

Stavolta le celebrazioni sono tutte italiane, davanti ad un popolo che ci ama ma non ci stima e che noi stimiamo ma non amiamo, tanto per ricalcare l’ennesimo cliché. Ma che ci vede sul tetto del mondo, a casa loro. La Storia, quella con la “S” maiuscola, è scritta lì, nel cielo sopra Berlino.

(E se la vittoria francese nell’ultimo atto del torneo ci ha visto versare lacrime inconsolabili, quel trionfo di Dortmund entra di diritto nella galleria dei ricordi calcistici più belli, delle notti più suggestive, della Storia che si ripete e si racconta. Magari davanti a una pizza. Da mangiare alla faccia degli invidiosi.)

Di Massimo

3 pensiero su “Mondiali 2006…la Storia siamo NOI”
  1. Mi piace l’idea che almeno per una volta il calcio venga considerato uno “sport minore”, quando ci sono tantissimi sport che meriterebbero più visibilità sui giornali e soprattutto in tivvù. Non solo sport da combattimento ma anche discipline di cui ci si ricorda solo quando fa comodo. Com’è accaduto con la bravissima e giovanissima Vanessa Ferrari che giovedì ha vinto un oro storico per l’Italia nella ginnastica.
    http://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/sport/ginastica-ferrari-doro/ginastica-ferrari-doro/ginastica-ferrari-doro.html
    Ora tutti a parlare di lei come portabandiera del dello sport italiano nel mondo…roba, che fino a ieri era costretta ad allenarsi in una piscinia imbottita di gommapiuma perchè la palestra era troppo piccola ed il soffitto troppo basso….e dalle federazioni non arrivava una lira.

    Complimenti Vanessa, e ancora una volta…pooo-po-po-po-po-pooopo!

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