Vincenzo Bevilacqua ( + 50, = 9, – 13), 21 anni, ex enfant prodige della boxe romana, sembra aver trovato la giusta dimensione per le sue capacità non indifferenti che ne fanno uno dei pugili più interessanti del boxing laziale. Il giovane al di fuori dei Tornei Regionali non ha ancora lasciato il suo timbro: parliamo di Guanto d’Oro per due volte sconfitto in finale da Alfonso Di Russo. C’è tempo per rimediare a cominciare dai prossimi Assoluti.
Il tuo approccio alla boxe?
“Avevo nove anni quando mio padre mi ha portato per la prima volta in palestra”.
Qual è stata la tua prima palestra?
“La prima è stata la Champion Club ad Acilia, poi sono andato al Laurentino dal maestro Pancione ed infine alla Phoenix Gym di Pomezia con Simone D’Alessandri”.
Cosa fai nella vita?
“Per ora mi dedico completamente al pugilato”.
Qual’è stato per te un giorno amaro?
“E’ stato al Guanto d’Oro del 2013 a Marcianise dove ero stato costretto a smaltire vari chili in una settimana per potervi partecipare. Ero a pezzi, ma sono arrivato ugualmente in finale dove ho perso contro Di Russo. In seguito ho ricombattuto contro Di Russo e ho disputato un ottimo match, mi hanno dato la sconfitta, ma per me andava ugualmente bene, perchè ero consapevole stavolta di essere a posto e poi non dimentichiamoci chi è l’abruzzese”.
Come ti definisci?
“In realtà non mi so definire. Alle volte faccio il tecnico, alle volte mi piace picchiare. Seguo la mia fantasia, quello che richiede il momento. Certo dipende anche da chi hai di fronte”.
Il pugilato lo segui anche fuori del ring?
“Si, sempre. Vado a quasi tutte le manifestazioni”.
Sei superstizioso?
“Un po’ sì. Prima di combattere vado sempre in chiesa e prima di salire sul ring mi faccio il segno della croce”.
Il tuo pugile preferito?
“Mi piace Mayweather, per me è unico”.
A casa che dicono?
“Sono tutti contenti, sono grandi appassionati e mi seguono sempre”.
Hai altri interessi?
“No, il pugilato occupa gran parte della mia giornata, della mia vita e non ho altre distrazioni”.
Ti hanno mai chiamato in Nazionale?
“No finora no, ma ho deciso di passare professionista a gennaio”.
Cos’è per te il pugilato?
“Innanzitutto mi dà tante soddisfazioni, perchè vedo i miglioramenti che faccio match dopo match con l’obbiettivo di realizzare il mio sogno da professionista”.
Qual’è l’obiettivo?
“E’ quello di raggiungere il massimo: diventare campione del mondo”.
(Al. Br.)