Campania felix sul ring. C’era una volta e ora non c’è più? Almeno a giudicare dai risultati degli ultimi “assoluti”: un campano campione d’Italia c’è, si chiama Giuseppe Perugino, tricolore nei 75 chili, nato e cresciuto alla Tifata San Prisco, due passi da Caserta. Ma veste ormai i colori delle Fiamme Oro. Sembrano passati i tempi in cui la Campania del ring portava a casa svariati tricolori “a prescindere” dai suoi atleti passati ai Gruppi Sportivi militari. Bei tempi. Ed ora? La domanda circolava con stupore fra gli addetti ai lavori a Gallipoli il giorno delle finali “élite”, il tono era quello delle grandi sorprese: neppure un pugile con la maglietta della Campania nelle finali: possibile? L’ultimo, il supermassimo Indaco, talento in gran parte sprecato dall’incostanza, è stato eliminato in semifinale: una fatica immane completare le tre riprese.
Che succede, dunque, in Campania? In crisi la tradizionale terra dei campioni? O che altro? Quesiti che meritano una risposta documentata e competente. Precedenza d’obbligo al presidente federale, il presidente di tutti, Alberto Brasca:
“Campania fuori dalle finali. E’ vero, è strano. Ma io non ne farei un dramma. Per me è solo una circostanza casuale. La nazionale è piena di pugili campani, altri magari stanno maturando. Sono sicuro che si tratta di una pura coincidenza. Magari sarà smentita già l’anno prossimo”.
Niente allarmismi dunque da parte del presidente Brasca, mentre il consigliere federale Massimo Scioti capovolge i termini del problema: “Non è la Campania che è in crisi, ma sono le altre regioni che hanno fatto registrare notevoli miglioramenti negli ultimi anni per cui la concorrenza è fortemente aumentata”.
A conforto di questa tesi, l’opinione del dottor Giuseppe Macchiarola, foggiano, capo dei medici che operano intorno al ring: “In Puglia – spiega – il movimento pugilistico si è pressoché decuplicato negli ultimi dieci anni: ora anche dalle mie parti si cominciano a raccogliere risultati importanti”.
In partenza per Cuba il cittì dei pugni azzurri, Lello Bergamasco (napoletano di Torre Annunziata), offre ai taccuini una spiegazione tecnica ben precisa: “Secondo me, la ragione va ricercata anche nel fatto che è cambiato il pugilato dei dilettanti e magari qualche maestro ancora non si è adeguato ai nuovi criteri di valutazione. Il dilettantismo da qualche anno ha abolito il casco e le discusse score-machines. Questo comporta un pugilato diverso perchè le valutazioni dei giudici ora tengono nel dovuto conto la potenza e la tecnica, mentre con le macchinette contava il numero di colpi a segno. A ciò aggiungerei che da qualche anno i migliori non partecipano più agli assoluti ma alle Wsb ed ora all’Apb. Infine direi che… la colpa è anche mia perchè molti stanno con me in Nazionale e seguono un programma diverso. Sono in partenza per Cuba i Manfredonia, Intovaia e qualche altro, gente che avrebbe puntato al tricolore con buone probabilità di vincerlo”.
Napoletano, ex-campione d’Europa, poi maestro ed ora dirigente federale, Alfredo Raininger non crede alla crisi: “La Campania è e continuerà ad essere una miniera per il pugilato italiano. Semmai bisognerebbe pubblicizzarlo un po’ meglio perchè non sempre ottiene la vetrina che merita”.
Un’ opinione da “esterno” e quindi da “fuori della mischia” ce la offre Giuliano Orlando, collega di lunga esperienza a bordo ring, attento osservatore della boxe nazionale ed internazionale: “La Campania, assente nelle finali degli assoluti, è però molto presente sui podi femminili. Le donne della Campania vincono tanto, sia a livello nazionale che internazionale. Due nomi per tutte: Marzia Davide e Irma Testa”.
Chiusura d’obbligo ad Enrico Apa, presidente del Comitato Regionale Campano, che in questa mini-indagine è il maggiore interessato, almeno formalmente: “Non penso affatto che la Campania sia in crisi – chiarisce subito Apa – e basta guardare la lista dei pugili impegnati nelle manifestazioni semiprofessionistiche. I vari Russo, Valentino, Picardi, Mangiacapre sono sempre prodotti della Campania. E la Nazionale attinge dalla generazione successiva, mentre altri sono passati recentemente al professionismo. E allora togli da una parte e togli dall’altra, chiaro che il panorama diventa più ristretto. Può darsi che abbia influito anche il cambiamento dovuto all’abolizione delle score-machines. Ma ci sono giovani in via di maturazione: un nome per tutti, Vincenzo Arecchia, oro alle olimpiadi giovanili, per non parlare del movimento femminile che è cresciuto a dismisura”.
Campania assente nelle finali di Gallipoli, dunque, ma solo perchè ben “mimetizzata” sotto altre spoglie? Magari ne riparliamo tra un anno.