La boxe triestina in lutto per la scomparsa di Nello Barbadoro, ex campione d’Italia dei pesi piuma. Era nato ad Orziano (Pesaro) il 21 aprile 1923, ma si trasferì giovanissimo a Trieste entrando in quell’incredibile fucina di campioni che fece di quella città negli anni ‘50 una vera e propria capitale della boxe con i suoi talenti, provenienti in buona parte dalle sapienti mani di Bruno Fabris e Nino Tiralongo. Fu lì che si formò Tiberio Mitri, fu lì che crebbero atleti del calibro di Aldo Pravisani, Nello Barbadoro; fu lì che mosse i primi passi da dilettante un certo Nino Benvenuti. Molti ricordano anche Bruno Bernardinello, Mario Minatelli e Nevio Carbi. Una scuola quella triestina che lasciò un segno indelebile a cui mancava solo Duilio Loi che si trasferì giovanissimo a Genova dove mosse i primi passi da pugile.
Nello Barbadoro iniziò da professionista nel 1950 insieme con Aldo Pravisani: potente e aggressivo il primo, pirotecnico ed estroso il secondo. Avere in palestra due simili campioni era una ragione d’orgoglio per la società dell’ A.P. Triestina. Il suo sinistro era devastante e dopo una bella serie vittorie fu designato per disputare il titolo vacante dei piuma.

Suo avversario era il temibilissimo pugile romano Alvaro Cerasani, forse ancora più potente di lui, anche se meno resistente. L’incontro si disputò a Milano e Cerasani fu messo inesorabilmente ko alla terza ripresa. Non era facile trovargli un avversario. Tre mesi dopo la bella vittoria su Cerasani Milano volle rivedere all’opera questo gladiatore dal sinistro micidiale. Purtroppo aveva di fronte il francese Ray Famechon, campione d’Europa e pugile di valore mondiale. In palio c’era il titolo europeo. Barbadoro si lasciò trasportare dal suo istinto aggressivo, ma non aveva ancora abbastanza esperienza per affrontare un simile campione. Fu centrato dal diretto destro del francese nel quarto round senza riuscire ad alzarsi prima dei 10”. Dopo questo match perse anche il titolo italano ad opera del grossetano Altidoro Polidori. Riprese a vincere, ma Polidori lo bloccò nuovamente per il titolo. Il 15 luglio del 1954 fu invitato a Vienna per affrontare il campione austriaco Werner Swoboda in un match considerato come la semifinale per l’Europa. Swoboda ostentava sicurezza, spalleggiato dal numeroso pubblico. Barbadoro fu avvisato che tra i presenti c’era il Console Italiano e Nello laconico disse: “Quello là lo spacco”. Prima di lui avevano combattuto altri pugili italiani, ma non era andata bene anche per alcuni verdetti sballati. Barbadoro partì a razzo e Swoboda si ritrovò subito ad annusare il tappeto nel secondo round. Nel terzo altro conteggio e l’arbitrò stavolta lo allungò, trovando tutti gli escamotges per perdere tempo. Nella quarta ripresa l’austriaco cerca di tenerlo lontano ma Barbadoro è una furia. L’arbitro cerca di risolvere il problema di un altro conteggio, ma è la fine perché Swoboda non ci pensa più a rialzarsi. Barbadoro infila un’altra bella serie di vittorie, interrotta solo da Bruno Visintin, che tra l’altro è un leggero.Il Primo Aprile del 1956 Barbadoro si trova ad affrontare nuovamente per il titolo Altidoro Polidori, sempre a Grosseto. Gli esperti facevano la seguente previsione: vittoria prima del limite di Barbadoro o vittoria ai punti di Polidori. Ma quel primo aprile i parametri della logica andarono a farsi friggere. Ci fu un verdetto ai punti, stavolta la vittoria premiò il picchiatore Barbadoro. Il grossetano non incappò in una buona giornata e preferì fare solo un lavoro di controllo, anche se ciò non gli impedì di toccare il tappeto al 5 e 12mo round a causa del micidiale sinistro dello sfidante. Lo scarso pubblico presente al Palazzetto( la Pasqua e la pioggia non avevano favorito l’afflusso, molti erano rimasti a casa oppure erano fuori in viaggio) rimase deluso per la sconfitta del suo beniamino, ma sportivamente applaudì il vincitore. Purtroppo anche stavolta l’allievo di Fabris fu campione per poco, perché fu battuto a Civitacestellana dall’ astro nascente Sergio Caprari, un altro mancino dal pugno soporifero. Dopo la battuta d’arresto con Caprari viene subito chiamato a Liegi per affrontare Jean Sneyers “L’Angelo del Ring”, ex campione europeo, che aveva perso il titolo ad opera di Famechon. I belgi cercavano di far risalire la corrente al loro beniamino, ma non fecero i calcoli con la furia di Barbadoro che annientò Sneyers in due round. Il triestino combattè fino al 1959 ottenendo altri prestigiosi successi tra cui la vittoria per ko su Sergio Milan, ma quando perse ai punti dallo spezzino Alberto Serti decise di appendere i guantoni al chiodo e dedicarsi all’insegnamento della noble art. Fu tra l’altro il preparatore di Mate Parlov, il grande campione slavo che conquistò il mondiale dei mediomassimi.

Di Alfredo