di Alfredo Bruno

libroE’ appena uscita dal Consiglio Federale la decisione di prorogare l’età dei professionisti oltre i 40 anni, mettendosi in linea con molte Federazioni che vanno per la maggiore, ed ecco la prima adesione, oltrettutto piuttosto eclatente: Davide Ciarlante intende tornare sul ring alla soglia dei 40 anni dopo nove anni dal suo ultimo match. La notizia era già trapelata da qualche giorno sul sito di Davide Buccioni, che diventerà il suo manager, ma acquista in pieno tutta la sua veridicità per il fatto che l’ex campione d’Europa sta svolgendo tutta la prassi sanitaria.
Per certi versi era già nell’aria da tempo. Davide, imprenditore di una ditta di edilizia a Palestrina, non ha mai smesso di seguire la boxe, ha mantenuto intatto il suo fisico robusto e spesso faceva capolino nelle palestre dove insegnavano i suoi ex maestri, portandosi appresso tuta e scarpette per fare un po’ di riscaldamento e ginnastica.

E’ uomo di poche parole…e la sua decisione si avvalorerà di match in match, mentre Davide Buccioni, che lo conosce bene fin da quando combatteva come dilettante, sta già mettendo in fibrillazione le cellule del proprio cervello per organizzarne il rientro che dovrebbe avvenire il 13 giugno dentro il Palazzetto dello Sport di Palestrina, con la sponsorizzazione dell’ Amministrazione Comunale, in una riunione dove dovrebbero combattere anche Adriano Cardarello e Massimiliano Buccheri.
Davide in pratica è nato per la boxe e con la boxe nel sangue quando fin da bambino( racconta di aver avuto 4 anni) il nonno aveva costruito una sorta di palestra rudimentale all’aperto e si divertiva ad insegnargli i primi rudimenti. Passano gli anni ma la passione per la boxe non si attenua, studia gli incontri dei grandi campioni, ne copia le mosse e anzi prova da solo nuove figure. Rompe gli argini dell’indecisione e poco meno di 25 anni fa scende i gradini della Preneste Ring a Roma sulla Prenestina dove allenavano Sergio e Gaetano Natale. Non ci vuole molto per i due maestri capire che in quel ragazzo di poche parole c’è la stoffa del campione, una sorta di professore in erba che impara l’arte senza metterla da parte. Sergio Natale, molto prudente nel far esordire i suoi ragazzi, spiazza tutti facendolo salire subito sul ring…e non sbaglia. Il giovane apprende i segreti dai due maestri e li unisce alla sua visione particolare di questo sport. Viene chiamato in Nazionale, allora guidata da Falcinelli e Petriccioli. Quando arriva a Santa Maria degli Angeli i due Tecnici gli dicono di andarsi a tagliare i capelli, il giovane per tutta risposta gira i tacchi e se ne va.
Nel 1992 passa professionista e firma per passare nella colonia di campioni di Rocco Agostino. Il giovane, diplomato come geometra, molto portato per la pittura e il disegno, deve organizzare la sua vita sportiva con le esigenze della Ditta Edile della sua famiglia, passa in una nuova società, la “Renzo Mosca”, dove si allenano anche molti professionisti sotto la guida di Riccardo Ardillo e Domenico Condello. La sua preparazione diventa più robusta per sviluppare maggiormente il suo fisico. Brucia le tappe e dopo 12 vittorie si batte per il titolo italiano dei superwelter. Il match si svolge in una grande piazza a Tivoli, gremita di gente. Non è il miglior Ciarlante quello che affronta Santo Colombo, il campione in carica, forse a causa di un superallenamento. Quel giorno il pugile di Palestrina incassò colpi durissimi, ma riuscì ugualmente a ribaltare il match per ferita alla settima ripresa. Dimostrò comunque in pieno il suo valore battendo due volte per ko Teo Mitikus, un pugile di colore di origine greca e abissina, molto abile tecnicamente. Arriva al titolo europeo dopo aver difeso sei volte quello italiano, batte Faouzi Hattab a Cagliari, ma viene giudicata in modo molto favorevole soprattutto la sua vittoria prima del limite sul francese Said Bennajem.
La grande opportunità gli arriva dall’America. Don King lo chiama per una difesa mondiale volontaria di un suo protetto, quel Keith Mullings che aveva posto fine alla carriera di un grande campione come Terry Norris. Il match si svolge nel mastodontico albergo di Donald Trump il Taj Mahal di Los Angeles. Davide viene fermato per ferita, ha una brutta emorragia al naso e sanguina dal sopracciglio, ferite provocate da una boxe non molto ortodossa del suo avversario. Perde per ferita,ma acquista credito internazionale. L’arbitro lo vede addirittura in vantaggio, mentre un altro lo vede sotto nel punteggio per cocncludere con il terzo giudice, l’italiano Sergio Silvi, che aveva i due in perfetta parità. Qualcuno disse che quell’interruzione per ferita fu provvidenziale per l’americano, che appariva in difficoltà di fronte alla violenta reazione di Davide.
Il giovane riprende il suo cammino vittorioso, ma sono anni difficili per organizzare. Nel 2000 accetta la trasferta in Martinica per sfidare Erland Betare per il titolo europeo dei medi. Appesantito e non bene allenato Davide deve cedere ai punti, prende una decisione sofferta: quella di abbandonare la boxe. Ma i guantoni, almeno nel pensiero, non li ha mai appesi al chiodo…La nuova normativa della Federazione lo ha convinto a 40anni a riprovarci e la boxe italiana comunque vadano le cose lo saluta: “Ben tornato campione!”.  

La foto è ripresa dalla copertina del libro “partita a pugni” di Claudio D’Aguanno e Stefano Montesi.

Di Alfredo