Il Messico da un po’ di anni ha scoperto le categorie più pesanti. Gli aztechi sono stati sempre dominatori incontrastati dai Paglia ai Leggeri ed ora si ritrovano a fare il tifo per due pesi medi, che tra l’altro hanno caratteristiche fisiche da supermedi. Marco Antonio Rubio e Julio Cesar Chavez jr. si dividono i favori, pur essendosi già affrontati due anni fa per il Mondiale WBC, che vide il successo ai punti di quest’ultimo. Chavez jr. tiene viva la fiammella con l’eredità di un nome che per i messicani è ormai una leggenda. Rubio piace per il suo coraggio e soprattutto per la sua potenza, 50 vittorie prima del limite su 65 match (+ 58, – 6, = 1) rappresentano una percentuale di circa il 77%. Chavez superò Rubio, ma la sua vittoria non fu convincente. Ci furono problemi di peso e molti affermano che lo Chavez che si presentò sul ring dell’ Alamodome a San Antonio nel Texas, era ben oltre il limite dei medi. Come se non bastasse rifiutò di sottoporsi a esame doping, per cui il WBC impose nuovamente la candidatura di Rubio. Nel frattempo l’argentino Sergio Martinez, considerato da molti ai primi posti nella classifica Top Ten di tutte le categorie, si riappropriò proprio contro Chavez di quel titolo che teneva saldamente tanto da costruirne uno di Diamante per ribadire la sua superiorità su tutti i pari peso. Martinez adesso ha 39 anni e il tempo implacabile mostra qualche crepa sul suo fisico, anche se la classe è inimitabile. A giugno difenderà il titolo dall’assalto di Miguel Cotto, il portoricano che ha affrontato con alterna fortuna i migliori nelle categorie inferiori. L’incontro dovrebbe svolgersi al Madison Square Garden di New York anche se nell’aria circola il dubbio che l’argentino fin lì abbia risolto del tutto i suoi problemi fisici. Per questo motivo il WBC ha imposto la sfida tra Marco Antonio Rubio e Domenico Spada considerandolo ad Interim, con tutte le sue connessioni. Ipotesi se ne fanno molte: ma un match tra Martinez e Rubio, pur se snobbato negli Stati Uniti, trova molti proseliti in Messico e soprattutto in Argentina, dove sono convinti di poter organizzare un Martinez-Rubio con 50mila spettatori. In tutto questo movimento ci si è infilato Domenico Spada, il nostro “Vulcano”, forte nel ranking del suo secondo posto subito dopo Rubio e prima di Cotto. In Messico non viene sottovalutata la presenza di Domenico, la sua pericolosità è fuori discussione. Le sue due sfide mondiali con Sebastian Zbik vengono prese come termine di paragone. Il tedesco fu sconfitto ai punti da Chavez, ma sono in molti a dire che non aveva perso, lo stesso si poteva dire di Spada con Zbik. Per cui si nota un certo equilibrio di valori, che potrebbe andare in frantumi anche per un colpo solo. Rubio ha notevole potenza nel destro che porta con traiettoria lunga, ma dà l’impressione di non prediligere la corta distanza e di non essere molto abile quando viene attaccato, anche se il suo destro è la classica mina vagante. Il messicano è potente, ma in alcune occasioni ha messo in evidenza una carenza d’incassaggio. Su sei sconfitte tre ne ha perse prima del limite, l’ultima delle quali ad opera di Kelly Pavlik, sempre per il mondiale, ma all’epoca “The Ghost” era una furia, parliamo del 2009, che solo Bernard Hopkins era riuscito a domare, cosa che farà più tardi anche l’argentino Martinez.
Inutile dire che i favori del pronostico per quanto riguarda la sfida del 5 aprile sono per Rubio, il fattore ambiente sembra determinante. Domenico Spada (+ 38, 19 per ko, – 4) è meno potente di Rubio, ma appare in definitiva più solido fisicamente. Con Valerio Monti e Giulio Spagnoli ha senz’altro visionato i filmati dell’ avversario, “Vulcano” tecnicamente è tutt’altro che sprovveduto, è ben consapevole della grande opportunità che gli è capitata e cercherà di capitalizzarla al massimo, anche perché un Martinez-Spada in Argentina avrebbe un richiamo non indifferente con i numerosi italiani ivi residenti. Il nostro pugile metterà sulla bilancia oltre alla sua integrità fisica, ha avuto una carriera per certi versi meno dura del messicano, soprattutto l’orgoglio misto a rabbia, quella rabbia accumulata da vari anni con promesse ricevute e non mantenute dalle Istituzioni Capitoline. Il suo sogno è sempre stato e rimane quello di combattere per il Titolo a Roma circondato dai suoi tifosi, dalla sua gente, dai suoi familiari. E’ iniziato un frenetico count down e non è necessario scomodare un meteorologo per capire che il 5 aprile sul ring istallato nel Grande Stadio di Ciudad Delicias farà molto caldo: Vulcano e El Veneno si giocano il loro futuro, ma soprattutto vogliono scrivere il loro nome nella storia mondiale di una categoria prestigiosa come è sempre stata considerata quella dei medi.
(Alfredo Bruno)