di Alfredo Bruno
Nella serata di ieri sera Davide Buccioni un obiettivo l’ha raggiunto ed è stato quello di rivedere il Palazzetto di viale Tiziano con il classico pienone dell’era d’oro. Una missione che fino a poco tempo fa sembrava impossibile è stata raggiunta come il bersaglio da un missile. I protagonisti di questo successo oltre al vulcanico promoter sono stati in molti a conseguirlo. Davide ha fatto uscire allo scoperto il fratello Massimo, sempre tranquillo dietro le quinte ma fondamentale nel muovere pedine e ottenere sponsor importanti. Stavolta anche le Istituzioni hanno creduto in lui, ma soprattutto nella boxe come sport spettacolare ma anche educativo. Il Municipio II in blocco ha partecipato e contribuito a questo evento, fortemente voluto anche dal Comune tramite Alessandro Cochi e Massimiliano Parsi , per finire con ultima inter pares alla Provincia.
La serata nel suo svolgimento tecnico si è rivelata come il classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, ma è servita a far capire che Daniele Petrucci è ormai da considerare come uomo di punta non solo della BBT ma del pugilato italiano in generale. “Bucetto” ormai vede la sua fama non più circoscritta al quartiere di San Basilio, di cui è re incontrastato, ma dilagante oltre ogni confine grazie anche alle riprese televisive nazionali. Il pugile romano migliora di match in match, ha acquistato una sicurezza e una padronanza tattica fuori del comune, grazie anche all’incredibile lavoro alle sue spalle di un maestro del calibro di Carlo Maggi e di una presenza sempre pronta come quella di Sergio Calì. Il regista di tutto è Davide Buccioni, ma gli attori principali sono loro.
Che Josè Luis Cruz fosse un brutto cliente lo si sapeva, il problema semmai era di valutare fino a che punto la sua decantata potenza poteva arrivare. Niente paura è stato tutto studiato in palestra ed eseguito alla perfezione sul ring. Anzi se c’è qualcuno che ha accusato e qualche volta anche sbarellato è stato proprio il “Chetin” messicano di Las Vegas.
“I guerrieri entrino nell’Arena” l’inconfondibile voce roboante di Valerio dà il prologo di questa sfida. Cruz tiene il piede sinistro piuttosto avanzato ed una guardia stretta, segno inconfondibile di chi cerca la soluzione immediata, ma è Petrucci il primo ad andare a segno con il gancio sinistro che il suo avversario non riesce ad evitare. Una finta di sinistro e il destro che si stampa sul volto del messicano scatena l’entusiasmo del pubblico. Il romano dà la prima chiave di volta nella lettura del match: è lui il più rapido di braccia. Il sinistro di Petrucci lavora molto in fase di interdizione ma anche di attacco. Nel terzo round Cruz viene sorpreso dal sinistro e “strabuzza” gli occhi subendo una pesante serie alle corde. Il messicano comunque nel finale schiva e rientra bene. Che il match è tutt’altro che concluso lo si vede nel round seguente anche se Petrucci non si tira indietro quando si tratta di scambiare. Nel quinto round Cruz si ferma alle corde e invita Daniele allo scontro, il romano non si fa pregare e la platea si esalta. Dopo un round di riposo nel settimo Petrucci ferma l’offensiva dell’avversario con il jab sinistro mentre nel finale Cruz appare più incisivo. L’ottavo “zoomma” un duro scambio dalla corta distanza concluso da Petrucci con un bel gancio destro. Il messicano chiuso alle corde replica con un insidioso uno-due e appare più baldanzoso. Nel nono round su uno scambio in un fazzoletto di terra Petrucci dimostra di a avere ancora parecchie frecce nel suo arco e Cruz si aiuta anche con la testa. “Bucetto” spinge l’avversario alle corde, gli toglie spazio e nel contempo rassicura con lo sguardo il suo angolo che tutto è sotto controllo. Nel decimo round i colpi di Cruz partono lenti e prevedibili. Nel penultimo round il messicano sente il match compromesso e appare più attivo anche se il destro di Petrucci arriva come un lampo a ciel sereno. Ormai sono le corde a sostenere il peso dei due con Petrucci che dimostra tutta la sua abilità nel fermare l’avversario per ripartire con il gancio sinistro. Nell’ultimo round il gancio destro di Cruz diventa il segnale di un ultimo scambio pesante. Pochi secondi prima della chiusura Cruz abbassa la guardia e provoca Petrucci che non abbocca. Il gong li trova in questo atteggiamento, ma sulla vittoria di “Bucetto” non si discute è lui ad entrare nell’èlite mondiale dei welter.
Parlavamo prima del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Quest’ultima parte purtroppo è toccata ad un altro beniamino del pubblico romano, parliamo di Simone “Chico” Califano. Nessuno si nascondeva le insidie del suo match con Karim Chakim, ma forse non ci si aspettava che diluviasse. Il match viene impostato, secondo le caratteristiche dei due, alla corta e media distanza con guardia molto raccolta. Il calvario del nostro pugile comincia già dal secondo round. Il francese sembra avere racchiuso nei suoi guantoni un radar che lo indirizza nei punti scoperti dell’avversario. Lo fa con naturalezze scioltezza. La sua continuità aggressiva è metodica e sufficiente a non far ragionare “Chico”. Chakim oltrettutto ha un repertorio più vasto che va tranquillamente dal gancio al montante compendiati all’occasione da colpi dritti. Il volto di Califano da l’impressione di una calamita per i pugni di Chakim anche se nel finale il romano ha una reazione orgogliosa. Dovrebbe variare impostazione come gli grida Piatti cercando di fermarlo con i colpi dritti da una distanza maggiore. Nel quarto round Califano carica tutte le sue energie sul destro mentre Chakim continua imperterrito un lavoro preciso come il bisturi di un chirurgo fino a quando un tremendo destro chiude completamente l’occhio a Califano che accusa il dolore e si mette in ginocchio. Dopo il conteggio Chakim non gli dà tregua, che invece richiede Califano posando il ginocchio per terra per un nuovo conteggio. Quando si rialza Chakim lo martella implacabile e bene fa l’arbitro Bianco a fermare il match. Il pubblico capisce il dramma del suo “Chico” e lo accomuna con Chakim nell’applauso.
La serata è stata aperta da un match di dilettanti, a sorpresa visto che dalle 15, 30 si sono svolti una trentina di match su due ring installati davanti al Palazzetto e organizzati dall’ Audace. Ricci con la sua boxe sorniona prende sul tempo Angeletti che attende il momento opportuno per piazzare il suo destro pesante e ci riesce nel terzo tempo costringendo l’avversario ad uno scambio serrato dove dilapida il suo vantaggio a favore di un pari.
Il supermedio torinese Roberto Cocco è la novità della serata e fa il suo esordio sui ring romani. Il ringannouncer Valerio ne elenca qualità ed imprese. Ma non è certo Attila Kiss l’uomo adatto a farlo figurare. L’ungherese è un mestierante di prima categoria con grande abilità difensiva. Cocco faceva la sua rentrèe dopo vari mesi e cadeva nella rete di Kiss. I round scorrono monotoni e il pubblico rumoreggia. Alla quarta Cocco chiude l’avversario all’angolo con una serie che Kiss ammortizza con gli avambracci. Si tratta di un fuoco di paglia: per il resto poco e niente fino alla fine con Cocco vincitore, di cui conosciamo l’effettivo valore, memori della sua bella prova con Ndiaye. Lo aspettiamo alla controprova che pensiamo immediata.
Tra Manuel Ernesti e Antal Kubitsek il match s’incanala subito a senso unico. “The Diamond” conferma tutto il bene che si dice su di lui. Già al primo round costringe con ginocchio a terra il suo avversario pescato da un preciso gancio dopo una finta di sinistro. Nel round seguente Kubitsek si trasforma in contorsionista per evitare l’attacco determinato dell’avversario. Nel terzo la conclusione con un fulmineo destro corto dopo uno scambio a senso unico. Per l’ungherese cala la notte e l’arbitro gli risparmia una punizione.
Quello che sale sul ring è un Sakara con barba incolta da qualche giorno quasi in sintonia con gli incredibili tatuaggi del suo corpo. Tomas Mrazek dimostra di non essere arrivato a Roma per una villeggiatura e in uno scambio “Legionarius” esce con una visibile stilla di sangue che sgorga dall’occhio sinistro. Sakara è più basso e cerca di inquadrare un avversario, discretamente mobile per la sua stazza, con una scarica all’angolo. Il ceco barcolla dopo una serie, ma il sangue esce copioso dall’occhio di Sakara che trova modo di asciugarsi parzialmente con la camicia dell’arbitro Rega, sorpreso e divertito dal gesto. Ad onor del vero Alessio appare tecnicamente migliorato, la scuola di Franco Piatti si vede in questa sua rinascita, e non si avventura in folate improvvise. Ragiona sul ring e mette a segno anche colpi isolati buoni per il punteggio,. Nel quarto round lo vediamo addirittura cambiare guardia spiazzando il suo avversario, un mancino naturale. Mrazek nello scambio ci rimette e nell’ultimo round dopo aver subito una bella serie provoca con qualche smorfia di troppo il “Legionario”, che non abbocca.
La serata ha avuto le sue pause e i suoi ospiti pronti a salire sul ring come ha fatto il campione di motociclismo Simone Corsi. Davide Buccioni come è tradizione con il microfono in mano ringrazia il suo pubblico che non lo tradisce e lancia il suo messaggio d’affetto a Marinelli: “Ciao Giorgio ti aspettiamo qui al più presto”.
RISULTATI
Dilettanti
Mediomassimi: Mirko Ricci (Sordini Boxe) e Riccardo Angeletti (MMA Boxing Center) pari.
Professionisti
Supermedi: Roberto Cocco (BBT) b. Attila Kiss (Ungheria) a.p. 6.
Medi: Manuel Ernesti (BBT) b. Antal Kubicsek (Ungheria) kot 3.
Leggeri: Karim Chakim ( Francia) b. Simone Califano (BBT) kot 4.
Massimi Leggeri: Alessio Sakara (BBT) b. Tomas Mrazek (Slovacchia) a.p. 6.
Welter: Daniele Petrucci (BBT) b. Josè Luis Cruz (Messico) a.p. 12. Valevole come World Test Match.
Arbitri: Barroveccio r. (c.r.), Lamusta, Bianco, Rega, Marzuoli, Jean Pierre Van Imschoot (arbitro di Petrucci-Cruz).
Medico: dott. Italo Guido Ricagni, dott. Francesco Leonelli.
Petrucci e’ il vero wonder-boy, uomo di poche parole e molti fatti, riesce a vincere tutto pur non avendo potenza nei pugni e facendo sempre lo stesso match. Senza nulla volergli togliere, il messicano e’ stato parecchio deludente, digiuno di temi tattici e di tecnica, con un jab da novizio e povero di combinazioni. Sinceramente, data la presentazione e l’origine, ci si aspettava un messicano vero, pungente e mattatore.
Ripeto, senza nulla togliere a Petrucci, non e’ questo l’avversario che ci fa capire quanto lontano puo’ arrivare il nostro…