di Alfredo Bruno
Ormai è iniziato il count down in attesa dell’ 11 luglio, giornata storica per la boxe italiana visto che Domenico “ Vulcano” Spada ( + 29, 14 per ko, -1), 28 anni, affronterà, nella suggestiva cornice della “Formula1 Arena” del Nurburgring in Germania, Sebastian Zbik per il titolo mondiale ad Interim WBC dei pesi medi. Il campione ufficiale è Kelly Pavlik, costretto a riposo per una fastidiosa infezione alla mano, che affronterà se non ci saranno ripensamenti in seguito il vincitore tra Spada e Zbik. I giorni scorrono veloci e intensi visto che il 4 luglio Spada e il suo clan si stabiliranno d’accordo con gli organizzatori della Universum nella località tedesca. Siamo andati a trovarlo nella palestra dove è nato pugilisticamente e dove da sempre si allena, la Laima Team è la sua casa e hai la garanzia di trovarlo tutti i giorni dalle 16,30 in poi.
Hai mai visto combattere Sebastian Zbik?
“L’ ho visto in alcuni filmati. E’ un pugile molto forte, ha una boxe varia e molto veloce. Inoltre è piuttosto alto e si adatta a qualsiasi tipo di pugilato. Indubbiamente si tratta di un avversario difficile”.
Come ti stai preprando per questo match?
“Ho svolto e sto svolgendo una preparazione come mai prima d’ora in 15 anni. Io, seguito dai maestri Agnuzzi e D’Elia, mi sono allenato molto intensamente mattino e sera. Sono arrivato a fare 11 allenamenti nell’arco di una settimana, cosa mai accaduta nei precedenti match”.
Per il peso ci sono problemi?
“Per quanto riguarda il peso mi ritengo un vero professionista. Lo controllo fin dalla partenza, quindi in questo già sto bene con un chilo scarso sopra. Non faccio come alcuni che si curano del peso solo negli ultimi giorni trovandosi in netta difficoltà per recuperare. Il pugilato è la mia vita, è anche il mio lavoro. Devo stare sempre al meglio delle condizioni fisiche”.
Lo Spada dilettante ha mai incrociato Zbik che ha avuto in maglietta un’ intensa carriera?
“Io da dilettante non ho disputato molti match. In Italia non riuscivo a combattere. Con la Nazionale ho partecipato a quei Tornei che mi hanno fatto fare, vincendo tra l’altro quattro medaglie d’Oro. Nonostante fossi all’epoca considerato il numero uno non mi è stata data la possibilità di partecipare alle Olimpiadi”.
Quando sei passato professionista nel 2002 te lo saresti mai aspettato di arrivare alle soglie di un traguardo così importante?
“Non posso dire che allora me lo sarei aspettato. Però io sono un tipo che quando intraprendo una strada, lo faccio come si deve, quindi la mia meta era di arrivare al mondiale. Molti mi prendevano in giro chiedendomi dove credevo di andare. Ma se una persona non ha la convinzione in se stesso e nei propri mezzi, penso che sia bene che se ne stia a casa per rendere bene l’idea. Un conto è essere montati, un conto è essere convinti delle proprie potenzialità e della propria volontà. Io sono convinto di me stesso perché ho dietro molti anni di sacrificio e duro lavoro. Ognivolta che sono sceso dal ring non ho mai pensato di non essermi allenato bene. Approfitto per ringraziare i miei maestri, Agnuzzi e D’Elia, che mi seguono e mi tutelano tantissimo, anche se alle volte devono sopportarmi con la tensione che ho e vado fuori binario. Stiamo correggendo insieme pure questo lato nella mia preparazione”.
Dei vari campioni di sigla qual è secondo te il migliore?
“Io reputo Kelly Pavlik il più forte. Però su tutti quello che mi appassiona di più è Arthur Abraham per la sua incredibile forza come ha dimostrato nell’ultimo match battendo prima del limite Oral”.
A proposito di Oral, che tu hai già incontrato e dal quale sei stato ingiustamente sconfitto, in un certo senso ti ha anticipato in una sfida mondiale…
“ Fino ad un certo punto perché Oral è stato scelto da Abraham come difesa volontaria per l’IBF. La mia situazione è diversa: io intanto mi batto per la WBC e lo faccio di diritto visto che attualmente occupo il primo posto, mentre Zbik è al secondo”.
Tu sei un Rom e sei orgoglioso di esserlo, cosa si prova nel tuo caso alla vigilia di un evento così prestigioso?
“Innanzitutto vorrei chiarire una cosa; io sono un Rom italiano come tutti gli altri miei parenti. Non voglio che la gente generalizzi su di noi eguagliandoci agli altri Rom provenienti soprattutto dai paesi slavi. Leggendo sui libri e studiando le nostre origini risulta che noi siamo italiani da circa 600 anni. Io in questo mi batto: abbiamo tradizioni diverse, religioni diverse, noi siamo integrati e la nostra lingua è l’italiano. Dicono che questo grande popolo, circa 1000 anni fa, sia partito dall’India e si sia ramificato in varie nazioni, un po’ come gli ebrei. Mio nonno ha combattuto per l’Italia nella II Guerra Mondiale ed è stato prigioniero in Grecia per 4 anni. La mia meta è diventare innanzitutto campione del mondo e l’indomani scrivere la mia vera biografia per fare capire tutto questo alla gente. Poi c’è da considerare la soddisfazione di essere partito da niente e questo è uno stimolo che vorrei dare a tutti i ragazzi. Io lavoravo già dall’età di otto anni, il pomeriggio dopo la scuola. Ho lavorato in una ditta di infissi, dando una mano nelle pulizie; ho fatto il barista, il pasticciere, l’idraulico, il parrucchiere fino a quando a 13 anni ho cominciato a frequentare la Laima Team, a cui sarò sempre grato per la possibilità che mi ha dato e per la sua disponibilità anche in un momento di crisi”.
Parliamo di Sparring Partners?
“Devo ringraziare Salvatore e Cristian Cherchi per il loro interesse. Anche in questa occasione hanno fatto venire qui a Roma due pugili inglesi molto forti. Uno di questi è il formidabile George Groves che superò l’anno scorso il connazionale Degale che andrà poi alle Olimpiadi di Pechino vincendole. Questo pugile è considerato il futuro campione del mondo, non fu mandato a Pechino, perché si riteneva che non avesse maturato ancora l’ esperienza necessaria. Ma devo ringraziare soprattutto oltre a Pasquale Di Silvio, con il quale mi alleno tutti i giorni, anche Emanuele Blandamura, Emanuele Della Rosa e Giovanni De Carolis per il loro preziosissimo aiuto”.
Come è composta la tua famiglia?
“La mia famiglia, cioè la mia vita, è composta da mia moglie che si chiama Claudia e da due splendidi figli: uno è Angelo che porto spesso con me alle riunioni e uno è Alessandro che ha appena un anno”.
Forse tra poco saluteranno il papà con una bellissima Cintura fiammeggiante?
“Tengo a dire che quella Cintura sarà mia. Io rispetto molto Zbik, ho visto i suoi match e devo dire che è un pugile corretto, però ha commesso un errore dichiarando che contro di me per lui sarà un match facile. La vittoria se la sogna, perché il match sarà mio”.
Domenico Spada vuole chiudere un po’ a modo suo…
“Io non ringrazierò mai abbastanza il maestro Eugenio Agnuzzi. Con lui sono nato pugilisticamente e con lui ho trascorso negli ultimi quindici anni più tempo che con la famiglia, la stessa cosa è avvenuta per lui. Ringrazio personalmente te che mi intervisti e tutti i siti italiani di pugilato che parlano spesso di me e mi incoraggiano. Tengo a precisare che io vado volentieri in Germania dove c’è un grande rispetto per il pugilato e per il pugile anche se mi dovrò guardare dalle insidie di un verdetto casalingo. Io ci sono andato già tre volte e due volte ho vinto prima del limite. In Italia purtroppo l’interesse è incentrato tutto sul pallone e le poche volte che la televisione si ricorda di noi lo fa ad orari impossibili. Ebbene io voglio finire con un in bocca al lupo( crepi!!!) a tutta l’Italia, spero di conquistare il Titolo e che da questo ci sia una partenza per cambiare lo stato delle cose per quanto riguarda il nostro sport”.
Caro Domenico inutile dire che anche da parte nostra è già in atto e doppiamente un in bocca al lupo (crepi!!!) perché ciò avvenga…