Bundudi Giuliano Orlando

L’opportunità di potersi battere nel 2015 contro Floyd Mayweather, per una borsa che finalmente sia della portata che merita, non è solo un sogno. Dopo la storica impresa di Leo Bundu (31-0-2) 39 anni, sul ring di Wolverhampton (Ing), capace di battere ben oltre il risicato punteggio di split decision (2-1), l’inglese Franckie Gavin (19-1) favorito nei pronostici e dai giudici, in particolare l’olandese Robert Verwijs, con uno sconcertante 115-112 allo sfidante, contro il 114-113 degli altri due giudici per Bundu, questo desiderio ha le basi per tramutarsi in realtà. Il WBC lo poneva al quarto posto prima della vittoria sull’inglese a casa sua. Adesso Bundu vale il ruolo di sfidante. Garantito dalla prova offerta in Inghilterra contro il “ragazzo d’oro” come viene definito Gavin che, salvo gli ultimi tre round, Leo lo ha tenuto sempre sotto pressione, col capolavoro alla sesta ripresa. Su un montante al fegato, Gavin andava al tappeto a faccia in avanti e dopo il conteggio espelleva il paradenti, senza che l’arbitro prendesse alcun provvedimento, il match riprendeva dopo quasi 25”. Fin dalle prime battute il mancino inglese mostrava un chiaro disagio a contenere i sistematici assalti di Bundu, i cambiamenti di guardia e la velocità dei colpi. L’italiano teneva l’iniziativa per nove round, tra lo stupore e la delusione dei 3000 spettatori accorsi  alla Civic Hall, increduli che il loro idolo subisse così duramente la lezione del campione europeo. Nelle ultime tre riprese Gavin, pur ferito al sopracciglio destro, si getta coraggiosamente in avanti cercando l’impossibile sorpasso. Alla fine l’inglese è il primo a complimentarsi con Bundu, che non solo mantiene la cintura europea, ma da cittadino della Sierra Leone (doppia nazionalità), conquista il titolo del Commonwealth, per cui potrebbe avere l’opportunità di un buon ingaggio sempre in Inghilterra. In passato nessun pugile straniero era mai riuscito a espugnare due volte il ring inglese per l’europeo. Nella lunga storia di questa categoria, nata nel 1910, solo tre francesi prima di Bundu, sono riusciti nei welter a vincere sui ring inglesi. Il primo fu George Carpentier, l’uomo orchidea, il più popolare campione transalpino in assoluto, titolare europeo dai welter ai massimi, oltre a campione del mondo nei mediomassimi, affrontò sia Dempsey che Tunney. Aveva debuttato a 14 anni, come peso mosca nel 1908, smise, affrontando nel match d’addio tale Rocco Stramaglia, un paesano di stanza a Filadelfia, uno degli sparring preferiti da Dempsey, era il 1926. Carpentier nel 1911 scalzò a Londra il pugile di casa Young Joseph, che il 19 dicembre 1910 a Parigi, era diventato il primo campione europeo dei 147 libbre a spese del francese Battling Lacroix, superato in 20 round. Il secondo fu Charles Humez, il pugile che proveniva dalle miniere di Mericourt nell’estremo Nord della Francia. Il 13 giugno 1951, batte il pur talentuoso Eddie Thomas a Porthcawl dopo 15 riprese intense. Lascia la cintura l’anno dopo per passare nei medi. Pugile fortissimo, terribile demolitore, castigò i tre italiani che l’affrontarono: Mitri, Scortichini e Festucci. Lasciò il ring nel ’58 dopo aver perso la cintura ad opera del mancino Buby Scholz, il bel tedesco che faceva impazzire le fans. Si dedicò per alcuni anni alla lotta libera. Morì a soli 52 anni. Terzo a farcela è stato Idrissa Dione, un giunco di colore, nato nel Congo, francese adottivo, che nel 1955 a Liverpool supera Wally Thom e lo priva della cintura che aveva conquistato sullo stesso ring un anno prima a spese del francese Gilbert Lavoine. Spetta al grossetano Emilio Marconi battere Dione il 12 febbraio 1956, per riportare il titolo in Italia. Leo Bundu ha fatto molto di più, si è concesso quel bis mai ottenuto da nessun altro welter. Era la sesta difesa, che nella classifica è pur sempre qualcosa. Anche se lontana dalle 14 del belga Gustave Roth tra il 1929 e il 1932, e dalle 8 volte del terzetto composto da Piet Hobin  altro belga (1921-1925), da Gustave Eder (Germania) tra il 1934-’35 e il danese Jorgen Hansen (1980-1982), è il primo dei 16 italiani che si sono fregiati della corona continentale. Nomi importanti e qualche meteora. Il primo fu il milanese Mario Bosisio (1925-1927) a seguire Saverio Turiello (1938), Livio Minelli (1949), Michele Palermo (1950), Emilio Marconi (1956-1958), Duilio Loi (1959-1962), Fortunato Manca (1964-’65), Carmelo Bossi (1967-’68), Silvano Bertini (1969), Marco Scano (1976-’77), Gianfranco Rosi (1984), Nino La Rocca (1989), Patrizio Oliva (1990-’92), Michele Piccirillo (1997), Alex Duran (1999-2001). Un altro record spetta al romano Vittorio Venturi che tra il 1930 e il 1935, ci provò inutilmente ben sei volte. Rimediando cinque sconfitte e un pari. Tentativi infruttuosi anche per Locatelli, Peyre, Visintin, Di Padova, Pira, Galici, Antonio Lauri, Abis, Gianluca Branco e il grande Parisi a fine carriera. Di fronte a Bundu hanno alzato bandiera bianca Petrucci, Moscatiello e Castellucci.    Ritornando a Wolverhampton, i commenti inglesi confermano non solo il legittimo successo di Bundu, definendo il cartellino dell’olandese Robert Verwijs (115-112) un atto di beneficenza e considerano avari anchei 114-113 del tedesco  Arnold Golger e dello spagnolo Manuel Palomo. Per non parlare della conduzione del belga Daniel Van de Wiele, che ha lasciato correre ogni scorrettezza di Gavin, con la testa sempre in avanti e molto bassa, le tenute e l’espulsione del paradenti, dopo il pesante kd. Per il vecchio referee era tutto normale, per non irritare l’angolo del pugile di casa. Siamo consapevoli che le nostre considerazioni sono parole al vento. Arbitri e giudici dell’EBU sono una consorteria che fa blocco, con la costante di avere un occhio di riguardo ai pugili di casa. Certe volte esagerano, come ha fatto l’olandese, ma poco male, tanto non perde il posto. Se fate caso, da anni girano per l’Europa gli stessi nomi, i ricambi arrivano solo quando uno lascia, magari a 80 anni. Una politica che rende. L’arbitro belga, si comporta sempre così, anche in Italia, come fa Dolpierre e altri fedelissimi, che hanno girato il continente in lungo e largo. Tanto pagano gli organizzatori, ai quali devi pur dare qualcosa in cambio.  Nei commenti post riunione, il campione, ha confermato la pericolosità di Gavin, evitando signorilmente di ignorare la conduzione dell’arbitro, ma dando atto al maestro Boncinelli, di averlo consigliato al meglio: “Sapevamo che avrebbe sofferto i colpi al corpo, come infatti è stato. Negli ultimi round ho badato a non rischiare ferite, ma stavo bene.  Prima del combattimento ero quarto per il WBC, aspetto con curiosità di sapere quanto vale una vittoria in Inghilterra. Che sarebbe la seconda a fila”. Il manager Loreni, è soddisfatto anche se il verdetto nei numeri lo ha lasciato sbigottito: “Cosa doveva fare Bundu per vincere nettamente, non riesco a capirlo. C’era un minimo di cinque-sei punti. Lascio agli altri, valutare il comportamento dell’arbitro quando Gavin è andato al tappeto, faccia in avanti. Per fortuna non sono riusciti a fregarci. Un grande campione questo ragazzo di 39 anni”. Il tecnico Boncinelli, svela un problema che nessuno conosceva: “Leo ha combattuto con una tendinite che lo tormenta da mesi e si è riacutizzata nelle ultime settimane. Ha fatto pochissimi guanti, ma è stato un grande guerriero. Merita l’opportunità mondiale”. Riprende Loreni: “Con Mayweather sarebbe l’ideale per motivi di borsa, ma sto trattando su altri fronti e farò l’impossibile per ottenere il mondiale nel primo semestre del 2015”.

Foto di Eugenio Spalazzi

Foto in b/n di Renata Romagnoli

Di Alfredo