Duilio-LoiSe io potessi racchiudere la storia più importante del nostro pugilato in un mese, sceglierei il settembre del 1960: l’1 a Milano Loi, terzo italiano, conquistava il titolo mondiale, mentre a Roma il 4 dello stesso mese si svolsero le finali Olimpiche dove l’Italia conquistò tre medaglie d’oro (Musso, Benvenuti, De Piccoli), tre d’argento (Zamparini, Lopopolo, Bossi) e una di bronzo (Saraudi). Impossibile trovare un periodo uguale oltrettutto con due città importanti divenute testimoni di un’impresa che non aveva avuto e difficilmente avrà eguali. Ma la cosa più importante era il passaggio di un testimone con cui si chiudevano gli anni ’50 e si aprivano i gloriosi anni ’60, dove dalle Olimpiadi di Roma uscirono tre atleti che diverranno campioni del mondo (Benvenuti, Lopopolo e Bossi).

Duilio Loi, uno dei più grandi di tutti i tempi, fresco campione europeo dei welter, ottiene una preziosa chance: quella di battersi per il titolo mondiale dei welter junior contro il portoricano Carlos Ortiz, un giovane portoricano che aveva fatto il vuoto. L’incontro tra l’italiano e il detentore si svolse al Cow Palace di San Francisco. Ortiz vinse, ma molti additarono il triestino come vincitore morale. Vittorio Strumolo, organizzatore, intuì la possibilità e l’affare. Loi era conosciutissimo in tutta Italia, aveva un suo vasto pubblico a Milano, ed ecco accendersi la lampadina dello Stadio di San Siro. Mai decisione fu così azzeccata, una settimana prima del match i posti costosi nel parterre erano esauriti, per il resto erano in vendita pochi biglietti e così il 1 settembre allo Stadio c’era il tutto esaurito, circa 60mila persone, come se ci fosse il derby tra Inter e Milan. Un incasso favoloso…la borsa di Loi fu di 5milioni delle vecchie lire, mentre a Ortiz andarono circa 25milioni. Era il 1960 e con 5milioni ci si poteva comprare un appartamento. Loi si era presentato all’appuntamento preparatissimo, con una dieta da fachiro per stare nel peso. Aveva avuto sparring del calibro di Visintin, Garbelli, Scortichini, Fernando Proietti e Rinaldi. Qualche giorno prima del match aveva dovuto rallentare per non entrare in surmenage. Si faceva molto affidamento sul match disputato in America, ma c’era un particolare inquietante: Ortiz nell’incontro di rivincita aveva distrutto i suoi vincitori, una sorte che era toccata a Johnny Busso e a Kenny Lane, che per un lungo periodo fu il n. 1 dei leggeri. Loi gran parte degli allenamenti li fece nell’eremo di Comerio, lontano da sguardi indiscreti. Contrariamente alle aspettative per certi versi il match fu meno cruento di quello che ci si aspettava. Le prime riprese videro prevalere Ortiz,. Il suo sinistro sembrava un laser che non trovava ostacoli per lasciar posto all’improvviso al destro al fianco o ai reni. Una tattica semplice e scarna, ma di un’efficacia unica. Loi sembrava subire, parando e legando, quasi ad accontentarsi di una inevitabile sconfitta ai punti. Niente di più sbagliato perché a partire dal sesto round la scena si capovolse cominciando da un violento gancio sinistro doppiato da un destro che sorpresero il portoricano. Per Loi il match sembrava iniziare da quel momento, Ortiz continuava imperterrito nella sua tattica, forse pensando che fosse un fuoco di paglia. Il milanese recuperava lo svantaggio firmando una sorta di capolavoro nell’ 11, 12 e 13 round di fronte al campione frastornato. Ortiz capiva di essere rimasto dietro e si scatenava negli ultimi due round, che Loi sapeva contenere. L’ italiano finiva in incredibili condizioni di freschezza. Il portoricano era rimasto invischiato dall’intelligenza di Loi, che aveva studiato la tattica giusta a tavolino. C’era la clausola firmata per un terzo incontro che si svolse dopo quasi un anno sempre a Milano. Loi vinse in maniera più netta, Ortiz in America tornò come peso leggero e dominò la scena mondiale per circa 7 anni…era un grandissimo campione, ma aveva trovato uno più bravo di lui. 

 

(Alfredo Bruno)

Di Alfredo