di Giuseppe Tarascio
Pugilato; uno sport traumatico
Il pugilato, come tutti gli altri sport di contatto, comporta il rischio di lesioni traumatiche cerebrali acute e croniche. Di questo aspetto si parla e si scrive ancora in modo poco informato, scatenando talvolta una leggerezza da parte di chi lo pratica e gestisce con chiara sottovalutazione di alcune situazioni che gravi lo potrebbero diventare, talvolta scatenando una concezione sbagliata della disciplina con accanimento di segno negativo verso la stessa.
Per sua natura e fuori da ogni contesto sportivo il trauma cranico è un insieme complesso di eventi biomeccanici e fisiopatologici.
La lesione può essere provocata da un impatto ad alta velocità, come accade in un incidente stradale, o alla relativa bassa velocità di colui che cade dalle scale.
Dal punto di vista biomeccanico le forze traumatiche possono essere ridotte a due tipi: fenomeni di contatto e accelerazione.
Le forze inerziali, legate all’accelerazione che segue i bruschi movimenti del capo dopo un trauma, producono uno spostamento della massa encefalica; i danni che ne seguiranno sono dovuti a compressione, lacerazione e stiramento
La gravità delle lesioni non dipende solo dal grado di accelerazione ma anche dalla sua direzione.
È stata studiata sperimentalmente la sequenza di effetti biologici provocati dall’incremento progressivo dell’accelerazione angolare dove si è riscontrato che solo accelerazioni importanti provocano alterazione dello stato di coscienza.
Per capire bene in che modo si arriva al trauma nel pugilato e soprattutto quale è l’entità del danno, la conoscenza della disciplina a livello tecnico diventa indispensabile per la comprensione degli aspetti biomeccanici delle lesioni traumatiche cerebrali dato che queste risiedono nelle caratteristiche del colpo (velocità, direzione, massa) e nella trasmissione delle forze (onde di pressione, accelerazione) all’encefalo, che può subire un’azione di torsione-stiramento o d’accelerazione lineare in rapporto alle diverse sedi d’impatto del pugno.
Sono l’intensità e le caratteristiche del colpo a determinare l’importanza ed il tipo di trauma che nel pugilato è rappresentato dalla concussione, contusione traumi ripetuti, secondo impatto, trauma grave ed encefalopatia cronica.
Non a caso l’attenzione è stata rivolta prevalentemente alle azioni offensive in particolare al diretto, gancio, e montante. A seconda della traiettoria, essi determinano un effetto più o meno grave. Possiamo affermare che il diretto, costringendo l’encefalo ad un’accelerazione di tipo lineare, è il colpo relativamente meno traumatico in quanto questo tipo di movimento è il più tollerato dal parenchima. In questo caso il trauma sarà quasi esclusivamente di tipo contusivo.
Ganci e montanti rappresentano invece i colpi più devastanti di questa disciplina dato che percorrono traiettorie circolari imprimendo al cervello un’accelerazione di tipo rotatoria, movimento poco tollerato dal parenchima. In questi casi il trauma sarà di tipo concussivo.
Ma il pugile, data la natura della disciplina, può subire altri colpi importanti sia nell’ambito dello stesso incontro che nei successivi rischiando il trauma ripetuto, la sindrome di secondo impatto fino ad arrivare all’encefalopatia cronica, patologia che si può manifestare dopo una lunga ed intensa carriera pugilistica.
Biomeccanica delle lesioni del s.n.c. nel pugilato; L’impiego dei modelli sperimentali e di quelli umani, di cui il pugile si può dire che rappresenti il modello più naturale, ha consentito di sviluppare notevolmente negli ultimi decenni le acquisizioni sulla biomeccanica dei traumi cranio-encefalici, mettendo in luce aspetti importanti quali i meccanismi di trasmissione delle onde di pressione sull’encefalo e di produzione di forze di torsione e stiramento in rapporto alle diversi sedi d’impatto, nonché la proprietà fisiche dell’encefalo stesso che durante l’evento traumatico si comporta come un gel.
L’effetto lesivo di un pugno è principalmente in rapporto alle variazioni di velocità (accelerazione e susseguente decelerazione) che esso riesce ad imprimere al capo.
Ipoteticamente quando il capo è appoggiato ad una struttura solida il pugno non imprime all’encefalo alcuna accelerazione.
Ogni pugile sa bene che un colpo inferto al vertice del capo quando l’avversario è piegato in avanti a scarsi effetti
Un colpo inferto centralmente sulla faccia dell’avversario (diretto) imprime al capo un’accelerazione lineare.
Infine un colpo inferto sotto il mento (montante ) o lateralmente sulla faccia (gancio) imprime al capo e all’encefalo un’accelerazione rotatoria rispettivamente sul piano sagittale e assiale.
Il KO; può essere definito come un disturbo acuto, per lo più transitorio, dello stato di coscienza, di durata ed entità variabili, in assenza di segni neurologici focali.
L’insieme delle conseguenze determinate da un colpo costituisce da un punto di vista biologico la concussione ( trauma principe nel pugilato).
Il quadro clinico del KO può essere distinto in quattro stadi la cui frequenza è inversamente proporzionale alla loro gravità.
pugilato a confronto; gli sport di contatto ( football, hockey, boxe,) sono caratterizzati da un alto grado di sollecitazioni del tipo accelerazione-decelerazione (contrasti, placcaggi, spinte, montanti, ganci) le lesioni ad esse legate avvengono nel contesto della gara, spesso nel pieno rispetto delle regole. Inoltre lo stesso atleta può essere soggetto a numerose sollecitazioni di questo tipo nel corso dello stesso incontro.
Se si osserva il problema da un punto di vista statistico, si vede come, a sorpresa, il pugilato non rappresenti lo sport più traumatico.
Recenti ricerche hanno dimostrato che il trauma principe nel pugilato è la concussione ( trauma lieve per definizione) dal quale si recupera completamente a patto che si rispettino i tempi necessari ai processi di riparazione.
Perché non bandire il pugilato; dopo aver presentato i significativi rischi neurologici acuti e cronici ai quali va incontro un pugile ci si pone la domanda se moralmente sia giusto sostenere questo sport. Alla luce di tale questione la comunità medica più volte ha aperto dibattiti con lo scopo di trovare delle risposte valide.
Mentre alcune associazioni mediche sostenevano fortemente l’eliminazione di tale disciplina senza pensare minimamente alle conseguenze, altre dichiaravano che sostenere il pugilato rappresenti l’unico modo per salvaguardare il pugile.
Se questo sport fosse eliminato sarebbe minimizzata l’influenza, da parte degli enti di competenza, sugli incontri clandestini e i partecipanti non usufruirebbero più dei vantaggi derivanti dai controlli prima dell’incontro, non avrebbero una supervisione medica ufficiale durante gli incontri e non avrebbero un immediato accesso al personale d’emergenza. Inoltre, verrebbe a crearsi una mancanza di cooperazione e collaborazione tra i leader/regolatori di questo sport e le associazioni mediche per quanto riguarda il tentativo di minimizzare il rischio di lesioni cerebrali del partecipante, mentre grazie ad un rapporto di collaborazione la comunità neurochirurgica potrebbe aiutare meglio i pugili lavorando in modo tale da rendere il pugilato più sicuro.
È molto importante ricordare che tutti gli sport presentano un grado di rischio.
Non c’è mai stata alcuna intenzione di eliminare gli sport con alta percentuale di rischio traumi. Sappiamo da anni che l’automobilismo ha un alto indice di mortalità per non parlare degli sport estremi che comportano rischi significativi di lesioni corporee.
Diventa di fondamentale importanza dare informazioni precise e concrete sul reale effetto dei colpi vibrati nella boxe, descrivendo la differenza d’effetto dei colpi che percorrono traiettorie diverse (traiettoria lineare e circolare). Ma, soprattutto definire bene a che tipo di trauma va incontro un pugile, individuando una fase acuta e una di “recupero”, sia per dare suggerimenti utili agli enti di competenza sulla realizzazione di una linea guida preventiva sia per ottimizzare tempi di rientro all’attività agonistica dopo un ko.
Se andiamo a vedere il regolamento federale, il pugile professionista non può sostenere match due volte nello stesso mese mentre un pugile dilettante può sostenere più match nell’arco di una settimana (i quadrangolari). Quindi dare a tutto il pugilato (dilettantistico e professionistico) direttive di tipo professionistico potrebbe rappresentare un ulteriore contributo alla prevenzione dei traumi.
In conclusione è professionalmente e moralmente giusto affermare, soprattutto dopo gli ultimi risvolti scientifici, che il pugilato è uno sport traumatico in misura a volte maggiore e a volte minore rispetto ad altre discipline sportive e che non è assolutamente violento, sebbene l’aggressività sia una delle componenti che contraddistingue la disciplina, in quanto violenza significa violazione delle regole che invece esistono e vengono rispettate.


Di Massimo

10 pensiero su “FPS: Il Pugilato è uno sport traumatico?”
  1. Scusate se riapro un thread chiuso dal 2008,
    Qualche settimana fa ho letto che si parla di togliere i caschetti negli incontri olimpionici, suppongo ne abbiate sentito parlare anche voi.

    che ne pensate? vanno a caccia di ko? non c’è stato nemmeno un ko nella boxe alle ultime olimpiadi e se non me lo sono perso io nessuno neanche al taekwondo, vogliono un po di spettacolo sulla pelle degli atleti?

    http://www.londra2012.coni.it/primo-piano/dettaglio/65-pugilato-dopo-londra-sul-ring-senza-protezioni-addio-al-caschetto.html

  2. no non sei vecchio
    comunque per vedere l’associazioni più vicino alla tua città, accedi al sito della Federazione pugilistica italiana ossia

    http://www.fpi.it/ vai al link comitati regionali che trovi in basso a sinistra viene fuori la cartina dell’Italia clicca sulla tua regione e vai sul link SOCIETA’ che ti mostra tutte le associazioni presenti nel territorio regionale marchigiano ciao e in bocca a lupo o per sport o per agonismo, il pugilato fa espreimere il carattere ed costruisce una personalità forte basta essere umili e avere degli obiettivi a lungo termine
    ciao lidano

  3. Sentite mi chiamo salvatore…mi è sempre piaciuto praticare boxe come sport…ormai ho quasi 19 anni volevo sapere se lo potevo praticare lo stesso o ormai è troppo tardi?ma cmq io lo volevo fare per dimagrire,imparare lo sport,imparare soprattutto a difendermi!Io abito a fabriano provincia di ancona,mi sapete dire il posto più vicino a me dove poter praticare questo sport?

  4. Ciao Ludovico,
    l’articolo pubblicato è un riassunto, l’originale era troppo lungo, per inserirlo nella rivista… comunque l’articolo specifica che i danni che possono provocare i pugni, sono i più lievi tra gli stadi dei traumi cranici ed aggiunge che si recuperano al 100%, qualora nella fase di ricostruzione, di recupero, si dovessero prendere altri colpi allora i problemi ptrebbero diventare seri. Per questo sono previsti 30 gg di fermo quando si subisce un KO in gara. Per quanto riguarda ko che possono verificarsi in palestra in allenamento, sta al buon senso dell’insegnante fermare l’atleta o comunque non fargli fare guanti o sparring.
    Insomma il buon senso ed il rispetto dei regolamenti, riducono al minimo i pericoli nel puggilato e non sono maggiori di quelli che possono verificarsi in una partita di calcio… per capirci!!!

  5. messa in questi termini a me sembra che tu, lidano e massimo, vi muoviate in un senso unico. dato che lo praticate e lo conoscete di conseguenza lo preferite agli altri sport e lo ritenete il migliore e che non presenta pericoli giustificando con tesi ma non avendo modo di avere anti tesi.
    è come un po portare acqua al proprio mulino utilizzando un unica via senza diramazioni.
    a me piacerebbe sentire chi la pensa diversamente da voi. organizzate un convegno ma non di parte.
    vabene comunque cosi come comunque è sufficiente quanto scrive fabio per evidenziare che questo sport presenta alti rischi dovuti alla qualità dei colpi che aumenta all’aumentare dell’esperienza ed anche dal valore dell’avversario
    aspetto contributi anche io

  6. trovo molto interessante quanto scrivi e mi trovo aime lacunoso in tal senso.
    avere disponibili queste informazioni è molto importante, forse il materiale da cui attingi dovrebbe essere fornito alle palestre e conseguentemente divulgato tra gli allievi..non so se questo già si fa ma sarebbe importante, anche perchè avendo girato e girando tutt’ora alcune palestre vedo che il problema diventa il corpo docente. mi dai dei riferimenti bibliografici per approfondire la materia già questo lo ritengo sufficiente, ma nell’eventualità non remota di dovermi confrontare con qualche personaggio del ondo della scuola o politico pui fornirmi qualcosa ciao lidano

  7. Faccio presente che non è importante il numero di colpi ricevuti durante la stessa sessione (si intende la stessa giornata), ma la qualità dei colpi ricevuti e quando li si riceve.
    Chiarisco il mio concetto (scusatemi, vado di fretta e non saro’ lungo):

    -Ricevo 15 jab puliti: nessun problema, sono colpi blandi che non creano problemi.

    -Ricevo 1 colpo da KO e non ne ricevo altri per 1 mese: potremmo aver subito qualcosa che potrebbe creare problemi, ma i processi riparatori dei ponti cerebrali si completano nell’arco di 15-20 giorni, quindi un mese di stop è un tempo piu’ che sufficiente. Nessuna conseguenza per l’atleta, anzi i ponti riformati sono migliori dei precedenti.

    -Ricevo 5 colpi da KO nella stessa serata e non combatto per un mese: IDEM COME SOPRA.

    -Ricevo 1 colpo da KO e ne ricevo un’altro della stessa intensità DOPO UNA SETTIMANA: ESISTONO PROBLEMI. Il secondo colpo avviene durante la fase riparatoria, e quel secondo colpo BLOCCA i processi riparatori.

    E’ questa la differenza: bisogna scegliere associazioni sportive attente all’informazione sulla salute, attente ai regolamenti, che associano allenatori istruiti, esperti ed aggiornati.Nella mia a.s. queste informazioni sono sempre state divulgate ed applicate, ed è per questo che ci troviamo qui a parlarne…

  8. interessante l’articolo. proprio la scora settimana un allievo della palestra un 17 enne, mi domandava proprio questa cosa, o meglio se il pugilato rende stupidi..fa male…ti rompono il naso,…si diventa scemi. io in buona fede avendolo praticato a livello agonistico dilettantistico ( 20 match tre tornei regionali vinti e due interregionali), ed ora insegnandolo ( sono ancora alle prime armi e mi sto interessando maggiormente alla soft boxe)e nonostante le molte botte prese e date sia in palestra nelle sedute di guanti sia sul ring durante le comeptizioni ufficiali, e alla veneranda età di 37 anni e un curriculum di studi soddisfacente ( una laurea specialsitica in metodi e tecniche di ricerca statistica, una in spicologia con indirizzo del lavoro e delle organizzazioni ora più che mai indirizzata verso la psicologia dello sport ed una in sociologia territorio e ambiente, un master di secondo livello in economia ed ingegneria dell’ambiente e del territorio e un master di secondo livello in statistica,olte ad altri corsi svolti presso l’istituto superiore di sanità in epidemiologia e statistica applicata all’ambiente……………………………..)gli ho detto semplicemente no. ora che leggo l’articolo e che recupererò il numero 4 di 2out, ci andrò con i piedi di piombo anche se a me devo dire la verità il pugilato mi ha raddrizzato, e ancora non scordo le cose…..(battuta). sicuramente ora ho un idea su cosa dire al ragazzo o ai vari ragazzi che me lo domanderanno. la cosa che mi viene in mente subito è prestare molta attenzione alla preparazione del ragazzo …si è vero anche io ho il naso rotto e qualche sopracciglio tagliato e ricucito, ma è anche vero e riconosco che il pugilato mi aiutato tanto mi ha restituito ordine, equilibrio, canalizzato aggressività e sublimato energie distruttive in senso positivo aiutandomi a studiare nonostante durante le scuole superiori mi davano del perdente…bella soddisfazione no e poi diciamocela tutta ( e qui mi riferisco a ludovico) un prezzo va sempre pagato nulla è gratis nella vita.. sollevo una domanda… è meglio un naso rotto, una contusione data da un pugno o quella ricevuta per uno scontro frontale dopo una serata passata in discoteca e bevuto chissà quale porcheria..???..
    per esame di coscienza e per più di 20 anni trascorsi in palestra penso che per il 70% dei ragazzi che facevano parte del gruppo palestra questo stesso sia diventato un deterrente di azioni out limit e particolarmente trasgressive e nocive. sono sicuro che qualcosa si paga sempre anche nel bene e che molti giovani di allora che sono adulti oggi devono ringraziare di avere ricevuto un cazzotto sul ring ed il naso rotto….

  9. errata corrige ( ancora non ho preso il caffè)
    freccia a suo favore sarebbe il fatto che verrebbe così alimentata la boxe clandestina.

    la pericolosità è confermata ciao

  10. questo articolo già letto probabilmente in una precedente uscita della versione stampata di 2out,null’altro confermerebbe la mia posizione.
    prima di tutto gli studi parlano di analisi sul pugilato e quindi su colpi portati solamente con le mani, o comunque l’oggetto è il pugilato.
    la mia critica nasceva in principio, osservando su italia 1 oktagon, quindi se dobbiamo procedere con dovizia di particolari, i calci e le ginocchiate le lasciamo fuori…???? poi la mia critica nasceva dal fatto che una serie di incontri veniva disputata tra due avversari di cui uno fresco e uno che aveva appena svolto un incontro e poi il fatto che il match continuasse nonostante a uno dei due contendenti si fosse rotta l’arcata sopracciliare praticamente un massacro.
    poi cercando di non perdere il senso di tutto l’articolo, lo stesso confermerebbe o meglio andrebbe contro la pratica della boxe, sia dilettantistica che agonistica, e comunque l’unica freccia a suo favore sarebbe il fatto che non verrebbe così alimentata la boxe clandestina. penso che chi lo pratichi non sappia realemte tutte queste cose o comunque pur sapendole procede, va avanti e poi quando ha una certa età si domanda perchè ha difficoltà a ricordare dove ha parcheggiato la macchina ( lo so è un esempio estremo)…no comunque pensavo a quanto scritto sopra…la necessità della pratica legale contro quella clandestina ma comunque la pericolosità confermata ciao

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