La Sardegna è stata sempre terra prodiga di campioni delle categorie dal peso più lieve. Il 9 novembre 1946 a Sassari divenne 13mo campione italiano dei pesi mosca Mario Solinas, nato e cresciuto nella vicina Porto Torres, che tolse la cintura al locale Gavino Matta, impegnato nella seconda difesa. Solinas debuttò al professionismo nel giugno 1944, nello stesso capoluogo sardo, proprio contro il più esperto Gavino Matta, con il quale impattò dopo 6 riprese. Perse contro di lui in ottobre, al secondo incontro, e nuovamente nel settembre dell’anno seguente al settimo combattimento. Nel 1946 debuttò nel continente, rimediando due sconfitte da Vincenzo Anastasi a Roma e da Emidio Cacciatori ad Ascoli Piceno; sconfitto Rocco Battaglia a Porto Torres, riportò un altro insuccesso contro Ulderico Sergo nella città di Fiume, per poi imporre il pari al francese Emile Famechon sul ring Monte Carlo, nel principato di Monaco. Nel dicembre di quell’anno a Sassari, con la cintura di campione d’Italia, affrontò l’ex titolare Vincenzo Anastasi e lo superò con verdetto ai punti deciso al termine di 12 riprese, riscattando l’insuccesso di 10 mesi prima. Nel febbraio 1947 a Carbonia, in provincia di Cagliari venne sconfitto senza titolo in palio dal locale Massimiliano Sanna, una bella promessa del pugilato sardo che preferì emigrare negli Stati Uniti. In maggio dovette concedere la sfida a Gavino Matta, per la quinta volta a Sassari, perdendo ai punti sulla distanza delle 12 riprese, il cui risultato gli costò il primato tricolore dei pesi mosca. Il mese seguente affrontò a Parigi il campione continentale Maurice Sandeyron, senza contendergli la corona. Nel febbraio 1948 a Modena tornò a competere per il campionato italiano, lasciato vacante da Gavino Matta, ma il romano Guido Nardecchia gli fu preferito dopo 12 tempi. Solinas continuò a combattere fino al settembre 1951 senza avere altre occasioni titolate. Lasciò il ring dopo 32 confronti: 12-16-4. Il suo record contempla altri nomi importanti quali Nazzareno Giannelli, Otello Belardinelli e Gianni Zuddas.

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Di Alfredo