Che dovesse diventare un pugile, probabilmente, era già scritto da qualche parte. Muhammad Ali Ndiaye, nato il 26 ottobre del 1979 a Pikine, Senegal, a dieci chilometri dalla capitale Dakar, ha respirato l’odore della boxe da subito, quando, appena nato, ha fatto il suo incontro con il mito della noble art Cassius Clay.
Il papà, Ndiaye Moussa, anche lui ex gladiatore del ring e più volte campione nel suo paese, aveva una venerazione per il grande pugile e, quando, nell’estate dello stesso anno, questi capitò proprio a Pikine per un’esibizione, il genitore non perse l’occasione di “regalare” al suo primogenito un padrino d’eccezione. E, in un’atmosfera magica, prima di iniziare il suo incontro, Cassius Clay alzò verso il cielo il “fagottino Alì”, mettendo la sua firma sul futuro del piccolo. E lui non ha deluso le aspettative. Già all’età di cinque anni era in palestra a sostenere allenamenti estenuanti. I suoi sacrifici, però, sono stati ripagati quando, cinque anni dopo Muhammad Alì, il pugile, è tornato a Dakar e ha chiesto di vederlo. Dopo questo secondo incontro Alì “giovane” capisce che la boxe sarà la sua vita e vi si dedica completamente.
A dodici anni la prima vera prova sul ring finisce in un pareggio. Ma lui insiste, si iscrive alla società Centre Jaque Cirah e continua il suo tirocinio raggiungendo un record: venti incontri disputati e tutti vinti, di cui nove prima del limite. Per due anni è campione del Senegal ma la sua carriera si consolida molto dopo, quando decide di venire in Italia. Anche qui, però, la strada sembra in salita. Nel suo esordio da dilettante, nel 2002 a Carrara, va al tappeto all’ultima ripresa. Ma la costanza e la determinazione, alla lunga, gli danno ragione e Muhammad Alì Ndiaye riesce ad infilare una serie di vittorie che gli regalano la convocazione in Nazionale e, ben presto, il passaggio tra i professionisti. Allo stesso tempo, decide di sottoscrivere un accordo con la società BBT dell’avvocato Davide Buccioni, che lo seguirà in tutte le sue imprese, fino ad oggi, vittoriose. L’esordio al Palasport di Santa Croce sull’Arno, il primo ottobre 2005, infatti, non lascia dubbi, Alì è il padrone del ring. E così sarà nei successivi sei match, con i quali si è guadagnato il primato dell’imbattibilità. Il suo prossimo obiettivo, adesso, è l’incontro in programma per il 10 novembre, quando il senegalese incontrerà Sergey Demchenko per la conquista del titolo IBF Junior.
Lui si sente un “figlio d’arte” e se qualcuno gli chiede perche’ ha scelto di praticare il pugilato risponde con aria disarmata, come se non avesse avuto altre alternative: “perche’ lo faceva mio padre e cosi’ l’ho fatto anche io”. Ma senza guardare al passato, pensando che forse, se avesse fatto una scelta differente, la sua vita sarebbe stata un’altra – migliore o peggiore, questo non si sa – Ali’ va dritto per la sua strada e insegue il suo sogno di diventare un pugile vero, come quel Mouhamed Ali’ che lo aveva sollevato verso il cielo quando era ancora in fasce. “Il pugilato per me e’ tutto, e’ la mia vita, e’ quello che mi fa andare avanti”. Ma, adesso, l’obiettivo e’ un altro: battere Sergeij Demchenko.
Proprio a Pontedera, infatti, la cittadina che lo ha accolto quando e’ venuto via dal Senegal, incontrera’ l’ucraino per accaparrarsi il titolo IBF Juinior. Di Demchenko dice: “Lo conosco, l’ho visto combattere qualche volta, credo di poterlo battere”. Ma le prove, per lui, non finiscono tanto presto. A distanza ridotta di tempo, infatti, lo attende un altro appuntamento importante: quello con un titolo italiano che si disputera’ a Roma il 15 dicembre, firmato Davide Buccioni.
deureu defe serigne touba serigne fallou ali yanou sigil sa kawe sa kaname barki nianou wadioure thier
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Salve sono la fidanzata di un appassionato ex-boxer di Pontedera, tra poco è il suo compleanno e volevo regalargli la possibiltà di andare a vedere Alì, o un altro incontro che si possa tenere in Toscana, non sapendo a chi rivolgermi vi chiedo aiuto, se ho sbagliato qualcosa chieo scusa e sennò spero tanto ch mi possiate aiutare! Grazie comunque, Martina.
[…] questo punto chi ci proibisce di pensare che il bel Mouhamed Ali Ndiaye, il pugile protagonista del servizio successivo e qui nella foto, non sia in realtà il figlio […]