Lo chiamano “Monster” e nonostante le dimensioni perché parliamo di un peso gallo, Naoya Inoue merita ampiamente questo appellativo. Lo dimostra il suo ultimo combattimento disputato all’Ariake Arena di Tokyo dove ha conquistato il mondiale WBO ai danni dell’inglese Paul Butler, solo che il pugile di casa era già saldamente seduto sul trono per la WBA, WBC e IBF. In pratica ha unificato le sigle più importanti, cosa che non si vedeva dai tempi del panamense Enrique Pinder nel lontano 1972, vale a dire 50 anni fa. Un’ impresa che ha confermato la sua imbattibilità dopo 24 matches (ben 21 per ko). In precedenza aveva conquistato il titolo nei mosca e supermosca. Il match contro Paul Butler ha avuto il suo epilogo nell’ 11° round con un drammatico ko.