di Alfredo Bruno

Francesca Giordano ( + 4, -13, =2), 34 anni, occhi verdi alla Liz Taylor è un personaggio suo malgrado, che cerca di defilarsi il più possibile, tranne quando sale sul ring e combatte con lo spirito di un gladiatore e non certo con quello di un ingegnere. Il numero di sconfitte nel suo record a prima vista spiazza e trova la sua scusante nella ricerca di avversarie impossibili, per esperienza o per peso superiore, pur di combattere. Veste casual e spesso si mimetizza tra il pubblico per fare il tifo per i compagni della Lupa Boxe quando salgono sul ring. Non è un impresa facile intervistarla perché sta spesso in viaggio per lavoro, ma l’accordo è raggiunto per via e-mail, le domande sono del sottoscritto e le risposte scritte sono le sue.

 
Qual’ è il titolo di studio?
Ho una laurea e un dottorato di ricerca, entrambi in ingegneria chimica

Che lavoro fai?
Ho un ruolo di responsabilità in un’ importante società di ingegneria, lavoro che mi porta spesso oltreoceano, anche per tempi molto lunghi. Fino a pochi mesi fa avevo mansioni tecniche in cantiere, ultimamente mi trovo sempre in cantiere ma svolgo un lavoro più gestionale. Non per questo è, però,  meno faticoso o stressante.

Che ci azzecca la boxe con un ingegnere?
Quando ero piccola un’ emittente televisiva (Italia 1) trasmetteva, la domenica mattina presto, in leggera differita dall’America, i grandi match del sabato sera, che guardavo con grande entusiasmo e “partecipazione”: appoggiavo un cuscino al muro e davo più pugni che potevo. Solo molto dopo ho scoperto che anche la mia mite nonnina era appassionata di pugilato. Ma la pratica è venuta oltre 20 anni più tardi, già laureata. Ho cominciato all’Audace con il Maestro Franco Piatti, era per sfogarmi e per gioco, ma all’epoca si respirava ancora aria di campioni e mi sono fatta travolgere, tanto che ho seguito il Maestro in tutte le palestre in cui ha allenato. Poichè non mi piacciono le cose fini a se stesse, appena me ne è stata data la possibilità ho cominciato a fare sul serio.

Che cosa ti ha dato il pugilato?
A me interessa la sfida con me stessa, e senz’altro con il pugilato non me ne sono mancate. Sicuramente mi dà anche maggior riguardo per il mio corpo, faccio una vita sana, mangio bene e limito i vizi. Da quando pratico questo sport ho una forma fisica invidiabile.

Cosa non ti ha dato?
Mi sono mancate le vittorie, credo di aver raccolto meno frutti del dovuto e del possibile, in buona parte per colpa mia: non e’ affatto facile coniugare il successo sportivo con il mio lavoro, spesso non si riesce ad avere la mente sgombra e quindi la concentrazione necessaria. Altrettanto difficile è la gestione del tempo da poter dedicare agli allenamenti.

Cosa pensano i tuoi familiari, amici e colleghi del fatto che sei una donna pugile?
Amici e colleghi sono piuttosto divertiti, e alcuni, magari tra una battuta e l’altra, mi sembra anche ammirati; sicuramente tutti curiosi. I miei parenti detestano la cosa e non vedono l’ora che smetta. Ciononostante, le poche volte che sono riuscita a trascinarla a qualche manifestazione, mia madre si è rivelata una supporter eccezionale.

Prima del match che sensazioni hai?
Generalmente sono piuttosto tesa. Solo ultimamente, benchè abbia combattuto pochissimo, sono riuscita a conquistare maggiore serenità, e in genere cerco di concentrarmi e di godermi l’atmosfera. Per entrare nello spirito della manifestazione sono solita guardare i match antecedenti il mio e ripeto mentalmente quanto stabilito in palestra.

Secondo te il pugilato femminile sta decollando oppure no?
Credo che il pugilato femminile in Italia abbia avuto un momento di gloria nei primi 5 anni di
attività, ma che ora rischi di affossarsi. E’ che si combatte troppo poco e chiaramente alla lunga ci
si annoia e non si vedono risultati. La poca attività a livello locale rischia di creare un mondo simile a quello del pugilato dilettantistico maschile, con troppo divario tra i pugili nel giro della nazionale e tutti gli altri. Al momento mi pare che la nazionale stia cercando volti nuovi, dunque per qualcuna si aprono delle possibilità, ma è sempre troppo poco, e per tutte le altre rimane solo duro lavoro in palestra, per disputare magari un solo match in un anno.

La donna pugile è considerata un tipo particolare, quale caratteristiche e carattere deve avere?
Le caratteristiche caratteriali di un pugile sono bene o male uguali per uomini e donne, serve orgoglio, forza d’animo (tanta), volontà (tantissima) e una buona dose di esibizionismo; quello che è molto diverso è l’approccio quotidiano, l’esternazione delle emozioni e delle sensazioni, e il fatto che per conquistare la fiducia di una donna, secondo me un maestro deve fare molta più fatica: un pugile, per quanto adulto e formato, è sempre un po’ un bambino nelle mani di un maestro, ha bisogno di essere instradato, guidato, e per arrivare a ciò il maestro deve conquistarsi tutta la fiducia, e le donne sono molto più esigenti degli uomini in questo.

La tua avversaria più difficile?
Ogni match ha una storia a se’ e non considero mai nessuna avversaria “facile”. Forse quella che mi ha impegnato di più, fisicamente, è stata Milena Tronto, ha il pugno pesante e molta esperienza;
abbiamo disputato un match intensissimo e non ci siamo date respiro. Un’altra avversaria con cui mi sono sempre sfidata volentieri è Sara Carlini, perché è testarda quanto me.

La più grande soddisfazione?
Aver conquistato il “diritto” di salire sul ring e quello di restarci! Come ama ripetere il maestro, la boxe non è per tutti: arrivare a disputare dei match non è cosa concessa a tutti coloro che si avvicinano, anche con le migliori intenzioni, al pugilato, c’è una selezione naturale.

La più grande delusione?
La sconfitta agli Assoluti 2008, sono ancora convinta di non aver perso, con tutto il rispetto per l’avversaria.

Ti è mai capitato andare al lavoro con un occhio nero o con un altro segno sul volto?
Mi è capitato più di qualche volta, ormai non ci fa più caso nessuno, qualcuno ci sorride su, ma nessuno si è mai permesso di schernirmi, né di darmi consigli sulla presunta inopportunità della cosa.

Ti piace leggere e cosa leggi?
Leggo avidamente da sempre. La mia casa di Roma è costrutita attorno ai miei libri. Mi piace prevalentemente la letteratura moderna e contemporanea, romanzi e racconti.

Quali sono i tuoi autori preferiti?
Sicuramente Tolstoj se parliamo di letteratura con la L maiuscola; per la letteratura più da battaglia apprezzo l’ironia e il senso del paradossale di un autore spagnolo contemporaneo, Juan Jose Millas, di cui però non mi risulta sia stato tradotto nulla in italiano.

Ti piace la musica? Che genere, quale autore e cantante?
Mi piace molto la musica italiana, i cantautori storici quali Guccini, De Andrè, De Gregori, e, passando a qualcosa di diametralmente opposto, la musica trance, che ascolto prevalentemente come colonna sonora dei miei allenamenti.

Secondo te avere cultura aiuta nella boxe?
Avere cultura aiuta sempre e ovunque! L’ignoranza, in generale, non ha mai fatto bene a nessuno, che mi risulti. Peraltro rischia di istigare diversi comportamenti antisociali, che senz’altro non fanno bene a nessuno, meno ancora alla boxe, che è sempre additata dai suoi detrattori, magari ignoranti a loro volta, come fonte di grandi mali.

Secondo te la boxe aiuta nella cultura?
Magari non direttamente…la boxe forma il carattere, in questo senso e’ maestra di vita. Se poi si è interessati alla psicologia e alla sociologia, ce n’ è per tutti i gusti!

Che cosa farai “da grande” quando appenderai i guantoni al chiodo? C’è intenzione o possibilità che tu rimanga con qualche incarico nella boxe?
Ci tengo a precisare che non ho ancora intenzione di appendere i guantoni al chiodo, voglio combattere da professionista, compatibilmente con il lavoro. Purtroppo sarà all’estero, per ragioni logistiche ma soprattutto perche’ la FPI non accetterà mai la mia richiesta di passaggio al professionismo. Se ne parla da tempo, credo che il regolamento sia un po’ troppo restrittivo, andrebbe rivisto in diversi punti. Quando davvero appenderò i guantoni, mi piacerebbe avere un ruolo di qualche responsabilita’ nella Lupa Boxe, la considero la mia società, l’ho vista nascere e ho contribuito non poco alla sua crescita. Decideremo insieme con il maestro Franco Piatti, ne abbiamo già parlato, ma nulla è ancora definito.

 

Di Alfredo

Un pensiero su “Donna, ingegnere e pugile: Francesca Giordano”
  1. Questa intervista rispecchia il mio pensiero sulle federazioni sportive italiane dei sport minori che sono troppo indietro rispetto a tanti altri paesi. Per non parlare del maschilismo nel pugilato anche a livello di federazione. E’ ridicolo che una atleta italiana debba andare all’estero per passare al professionismo e a spese di chi? Sempre delle proprie tasche ovvio. Scusate ma ho il dente avvelenato perchè questa situazione l’ho vissuta sulla mia pelle quando ero più giovane per un’altra disciplina sportiva.

    Spero che questa atleta possa in seguire i suoi sogni e tanti auguri.

    Buona giornata

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