di Leonardo Pisani

Con il suo amico- avversario Joe Jeannette, nella Ville Lumiere, perse dopo un acceso combattimento durato ben 49 round, per circa due ore e mezza, pur perdendo, Sam riuscì a mandare al tappeto Jeannette al 5 round, poi tre volte nel 19° e una volta nel 21°, 26° e 28° round.  era il 17 aprile 1909 e i parigini accorsero al Circle de Paris per godersi quella lotta tra i due “gladiatori americani”. Fu un giramondo, ha combattuto nella natia America, ma anche in Francia dove divenne un idolo della folla, qualcosa di improponibile in Usa, perché era di Colore. Come tanti pugili di quel periodo non si conosce il record esatto – si dice 74 vittorie di cui 60 per ko, 14 sconfitte di cui 5 prima del limite e 10 pari, ma si sa di sicuro che era evitato ed era pericoloso per la sua potenza. Parliamo di Samuel E. Mac Vea, detto Sam McVey, nacque a Waelder in Texas il 17 maggio 1884  e morì di polmonite a New York il 23 dicembre 1921). Dotato di un fisico possente, seppur non molto alto circa 179, era un fascio di muscoli e molto veloce di braccia, ma non molto tecnico, ma riuscì a sconfiggere avversari del calibro di Sam Langford, Joe Jeannette, Harry Wills, Arthur Pelkey, Jeff Clark, Bob Devere, Colin Bell, Jim Stewart, Jim Barry, Jack Lester, Bill Lang, “Battling” Jim Johnson, George “Boer” Rodel, Fred Russell, “Denver” Ed Martin, Frank Craig, Jack Scales, Joseph “Jewey” Smith, Fred Drummond e Ben Taylor- Fu antagonista di Sam Langford (16 match registrati), Harry Wills (5 match), Joe Jeanette (5 match), altri pugili afroamericani che, essendo loro proibito combattere per il titolo dei pesi massimi con i bianchi, si contendevano il cosiddetto “titolo dei pesi massimi neri”. Incontrò 3 volte anche Jack Johnson, perdendo 2 volte ai punti e una per KO.

Vinse il campionato mondiale dei pesi massimi per gli “afroamericani” ma non ebbe mai la possibilità di combattere per il titolo dei massimi detenuto dall’antico rivale.  Jack Johnson. Durante l’inverno del 1921 si ammalò di polmonite, a New York, dove morì a soli 37 anni in povertà, ancora nel pieno dell’attività pugilistica.

Di Alfredo