C5h0eBDWUAAj0wAVittorio Lai è stato eletto Presidente della Federazione Pugilistica Italiana e succede ad Alberto Brasca. Questa la sintesi nuda e cruda di una delle più combattute Assemblee che la storia della boxe ricordi e al di là di toni più o meno accesi, soprattutto in campagna elettorale, può essere un bene visto che a presentarsi sono stati tre candidati con caratteristiche per certi versi opposte, non nel senso della battaglia, ma nel senso di visione verso uno sport che grazie a loro ha fatto capire di essere in crescita, mentalmente parlando, di essere vivo e soprattutto di essere desideroso e assetato di vittorie e rivincite, ma nello stesso tempo critico per correggere errori e affacciarsi in una visione che coinvolgerà tutto il movimento. Si è entrato subito nel vivo quando l’Avvocato Andriani ha aperto i lavori dichiarando che il quorum di presenze era raggiunto già in prima convocazione, ben il 78%, forse un record. Tre i candidati: Alberto Brasca, Vittorio Lai e Andrea Locatelli. Il primo intervento è quello di Vittorio Lai, non un vantaggio, perchè l’emozione può attanagliare anche un navigatore come lui ma non esperto nei discorsi, abituato a risolvere i vari problemi sul campo. Un discorso che mette in risalto i problemi di sempre, ma nel quale chiede una drastica soluzione per la Nazionale dove il ragazzo deve crescere nella palestra che l’ha formato, per avere la rifinitura nel Centro di Assisi prima della partecipazione internazionale. Ma soprattutto il territorio è il vero protagonista, le regioni non più solo enti burocratici, cosa per certi versi necessaria e ingrata, ma fucina di idee e iniziative. Andrea Locatelli è un manager e imprenditore tra i più preparati e quotati soprattutto nel settore sportivo, con il calcio in prima fila. Chi si aspettava un discorso freddo, fatto di numeri e delle immancabili slides, rimarrà deluso perchè Locatelli rivela un attaccamento al nostro sport che va oltre l’immaginazione. Idee nuove, un po’ rivoluzionarie per il nostro mondo, ancora duro a recepire le novità. La sua analisi è lucida, pregi e difetti di un sistema sembrano andare a braccetto e sembrano annullarsi uno con l’altro. La boxe deve cercare di tornare ad essere considerata nel mondo esterno e ritrovare la fiducia della televisione come qualche decennio fa. Locatelli chiude il suo discorso commuovendosi, dimostrando anche agli scettici che la sua scesa in campo è dettata dal cuore. Tre candidati, tre personaggi, tre caratteri completamente diversi non davanti al capezzale di un moribondo, ma davanti ad un malato che deve guarire una fastidiosa influenza nel più breve tempo possibile. Ma non so perchè, mi viene in mente il capolavoro di Sergio Leone “Il buono, il brutto e il cattivo”, tre personaggi completamernte diversi, comunque tre grandi protagonisti. Ad Alberto Brasca tocca il terzo intervento: un bene, un male, un vantaggio, uno svantaggio…ai posteri l’ardua sentenza. Il presidente uscente ultimamente ci aveva abituati a cambiamenti di scena…rivoltando un po’ le carte in tavola, per dargli una bella mischiata e giocare una partita imprevedibile. Mette subito in chiaro, anzi fà capire, che non ci sarà ballottaggio perchè lui esce da quella scena che  ha occupato da Presidente per quattro anni, ma di cui è stato grande protagonista da ben 16 anni. Ha avuto l’ingrato compito di condurre il periodo più tormentato dopo l’intervento AIBA sulla boxe professionistica. Ha tenuto ben saldo il timone senza prendere decisioni affrettate e per certi versi dando all’Ente mondiale il tempo di rivedere le sue posizioni. Brasca è un oratore di stampo antico, un po’ difensore e un po’ accusatore: elenca le cose buone, ma a sorpresa elenca anche i suoi errori, senza pietà. La conclusione per la boxe è amara, perchè lascia ma riceve gli applausi di tutti. Riceve anche quelli del sottoscritto per la stima e la fiducia che mi ha sempre dato, soprattutto mi ha dimostrato che anche da una “rapa che da un bel po’ di tempo ha superato i 70 anni si può trarre ancora qualcosa”. Grazie di cuore.

Il responso delle urne per il Consiglio Federale è interessante, circondato da un buon entusiasmo e ottimismo. Flavio D’Ambrosi, Enrico Apa e Giancarlo Ranno spopolano e non poteva essere altrimenti, sono nomi che si commentano da soli. Ci sono anche le novità rappresentate da Fabrizio Baldantoni e Raffaele Esposito, due new entries molto interessanti, che portano linfa e idee nuove. Il dottor Giuseppe Macchiarola dovrebbe essere una novità, ma nel suo ruolo di medico ha rappresentato sempre uno dei punti di riferimento. A Sergio Rosa, riconfermato, tocca il ruolo di rasserenatore e umile lavoratore sempre disponibile, soprattutto per un ambiente che lui conosce molto bene. La Campania e la Puglia fanno la parte del leone. Le altre cariche, non meno importanti, sono rappresentate da Biagio Zurlo, per i tecnici, da Marzia Davide per i dilettanti e da Antonio De Vitis per i professionisti, come dire…meglio di così ? Mi dispiace doverlo dire: in questo elenco manca Maria Moroni, l’abbiamo votata in molti, non facendo parte di nessuna squadra è stato questo il suo limite. Ma non è detto che chi non è stato eletto sia fuori, può sempre rientrare ed essere utilizzato per il bene comune del nostro sport, a differenza delle varie scissioni che avvengono in politica che non fanno bene a nessuno.

(al. br.)

 

 

 

Di Alfredo