La boxe “subisce” uno dei lutti più profondi della sua storia: Alberto Brasca, 80 anni, che fu presidente della Federazione dal 2013 al 2016, se ne è andato all’improvviso lasciandoci “senza fiato” con l’emozione dei ricordi, quasi sempre piacevoli, passati in quel suo periodo turbolento in cui era in atto un rinnovamento di tutto il movimento. Ho avuto l’opportunità e l’onore di averlo conosciuto bene proprio nell’occasione di quel 19 gennaio 2013, quando fu eletto ad Assisi per prendere il posto di Franco Falcinelli, al timone da ben 12 anni. Era un nuovo modo di vedere il pugilato, aperto al dialogo con tutti, dove la sua cultura e la sua passione per il nostro sport si univano in perfetta simbiosi. Apriva una nuova strada e proprio per questo più difficoltosa. Amava la boxe nelle sue più profonde radici avendola praticata da giovane, tra l’altro anche il figlio per un buon periodo fu discreto pugile. Conosceva tutto e quando parlavo con lui snocciolando nomi ed episodi, non lo trovavo mai impreparato, anzi alle volte avevo la sensazione che non volesse forzare per non “umiliarmi”. La boxe trovò in lui profonde radici quando a Lucca vide combattere il massimo Gino Buonvino, parliamo del 1951, da lì scoccò la scintilla che accese quasi tutta la sua esistenza. Uomo di grande cultura e di preparazione politica si mise in luce tanto da diventare vicesindaco a Firenze (1995-’99) e presidente della Provincia (1985-1990). Queste furono le cariche più importanti, ma continuò a percorrere il doppio binario boxe-politica per un lunghissimo periodo. Il suo discorso del 19 gennaio 2013 incantò la folta platea di Assisi, doti da oratore innate, che lasciarono tutti attoniti con l’applauso scrosciante di una platea che forse lo ascoltava per la prima volta. Non era stata un’elezione facile, ma servì a farci conoscere un uomo dalla tempra d’acciaio, ma sempre pronto al dialogo. Era innamorato dell’arte, anche quella fotografica, ma ti lasciava senza parole per la sua preparazione culturale. Non fu facile la sua elezione, ma non fu altrettanto facile il suo quadriennio. La boxe cercava altre strade e non tutti erano d’accordo. Lasciò comunque il segno, culturalmente parlando, con il bellissimo volume di 100 anni della storia della Federazione Pugilistica Italiana, curato da Marco impiglia, e il contorno di una bellissima festa dove parteciparono i grandi campioni del passato e del presente. Furono quattro anni non facili, intensi, ma il suo spirito battagliero non venne mai a mancare. Non presentò la propria candidatura alle elezioni seguenti, ma il suo discorso ci lascò inchiodati alle poltrone e per certi versi fu il suo testamento.. .
dal sito boxering.fpi.it