Oggi molti non conoscono Eduardo Lausse, che fu un noto peso medio argentino e che terminò la carriera nel 1960. In Argentina invece molti lo ricordano e sono pronti a giurare che Lausse fosse più forte di Carlos Monzon. La cosa strana è che fu scoperto dal manager americano Charley Johnston, il quale teneva nella sua scuderia gente del calibro di Archie Moore e Sandy Saddler, tanto per fare alcuni nomi ben conosciuti. Johnston da quel grosso volpone che era capì subito che il “Zurdo”, come veniva chiamato, aveva stoffa e che stoffa a suon di ko! Lausse aveva fatto il vuoto in Argentina con il suo gancio sinistro che addormentava gli avversari. Quando Johnston lo scoprì Lausse aveva già un record solido con 31 ko in 38 vittorie. Aveva sbaragliato il campo sudamericano, ma il manager americano ne risultò particolarmente colpito dalla sua bella prova nel 1952 allo Stadio del Luna Park a Buenos Ayres contro l’ex campione del mondo dei welter, parliamo del cubano Kid Gavilan, da molti considerato il rivale numero 1 di Ray Sugar Robinson. Il “Falco” di Cuba vinse, ma soffrì contro questo giovane argentino che aveva fatto il suo esordio nel 1947. Johnston ne modificò pure il soprannome con un semplice “ko”, che diceva tutto. La boxe gli era entrata nel sangue fin da bambino quando trasformò le liti di strada in veri e propri incontri di pugilato, lui dodicenne, affrontava con disinvoltura coetanei, ma anche veri pugili con qualche anno e chilo in più. Il suo primo talent scout fu Lazaro Koci (già allenatori di fuoriclasse come Pascual Perez e Josè Maria Gatica) che gli procurò il primo vero match con un avversario che pesava circa dieci chili di più, cosa che non gli impedì di andare a gambe levate dopo pochi minuti con uno spettacolare ko. Man mano che cresceva Lausse oltre a vincere cambiava palestra e località, fino ad arrivare nel regno dei fratelli Alfredo e Tino Porzio. Nel marzo 1947 fece il suo esordio tra i professionisti, aveva appena 20 anni e un fisico da welter. Jorge Mc Caddon, anch’egli debuttante  fu la prima vittima. Con 17 vittorie di cui 15 per ko ottenne il primo riconoscimento per battersi con Amelio Piceda per il titolo Argentino. Fu sconfitto ai punti, ma convinse ancora di più sulle sue capacità e quella che causò grande sofferenza a Piceda. Il ko era il suo marchio di fabbrica e gli Stati Uniti lo vollero vedere in azione sui propri ring facendogli disputare tre incontri, che regolarmente vinse prima del limite. Il suo nome scalava posizioni su posizioni. Al suo rientro in patria con la consapevolezza del suo valore conquista il vacante titolo Argentino dei medi folgorando al IV round Mario Diaz. Nel 1954 effettua la sua seconda tournèe americana affrontando e battendo gente di classifica come Jesse Turner, Joe Rindone e Chico Varona.

Gli americani sempre alla ricerca di volti nuovi stravedevano per questo argentino e si entusiasmavano per il suo modo di combattere senza di risparmio di energie fino alla conclusione del ko. Il suo ritorno negli Stati Uniti fu accolto con calore dagli appassionati. Il 1955 lo passò quasi interamente negli Stati Uniti conteso dalle grandi organizzazioni soprattutto in una categoria considerata da tempo la regina della boxe. Batte prima del limite due outsider come Gil Edwards e George Small. Convince i pochi scettici con due vittorie nette contro Ralph “Tiger” Jones, da anni nelle classifiche della categoria, tra l’altro uno dei pochi vincitori di Ray Robinson, e soprattutto prendendosi la rivincita su Kid Gavilan. Ormai il suo nome viene spesso fatto come sfidante mondiale e mette tutti d’accordo con  la netta vittoria su un “carroarmato” come Gene Fullmer, che tra l’altro contro di lui fa la conoscenza forse per la prima volta con il tappeto.

Lausse è sulla bocca di tutti, ma ha due punti deboli: la fragilità delle arcate sopracciliari e l’amore sconfinato per la sua patria, l’Argentina. Avrebbe dovuto, come avevano fatto molti, rimanere negli Stati Uniti, ma sentiva sempre il richiamo della sua terra. Alla fine del 1955 Nat Fleischer formula per The Ring la seguente classifica dei medi: Campione Ray Robinson, 1 Carl “Bobo” Olson, 2) Charles Humez, 3) Eduardo Lausse, 4) Milo Savage, 5) Rocky Castellani, 6) Holly Mims, 7) Gene Fullmer, 8) Bobby Boyd, 9) Ralph Jones, 10) Artie Towne.  Ma non è facile farlo combattere per il titolo. Nel 1956 pareggia con Milo Savage e viene dichiarato sconfitto contro Bobby Boyd, ma sono verdetti ingiusti. Torna in Argentina e perde il titolo del Sud America appena conquistato ad opera di Andre Selpa, altro grande campione dei “Gauchos”. La sua attività si riduce anche se nel 1958 si prende la sua rivincita su Selpa. Nel 1959 rimane inattivo e fa il suo rientro sul ring nel 1960 per riprendere il discorso con gli Stati Uniti. Al Madison Square di New York travolge in 4 riprese Wilf Greaves, un canadese molto considerato nel ranking mondiale. Affronta quindi il francese Marcel Pigou, all’epoca tra i migliori medi europei. Tra i due è lotta ai ferri corti, Pigou è costretto al tappeto e nel quinto round non sembra più in condizioni di continuare. L’arbitro invece di sospendere il match fa riprendere ossigeno al francese. Lausse è sconcertato e non infierisce, mentre Pigou pian piano si riprende e ostacola l’azione di Lausse. Al VII round l’argentino va al tappeto più per stanchezza, quel giorno oltrettutto c’era un caldo insopportabile, che per un colpo e l’arbitro lo conta velocemente e lo manda subito all’angolo. Una sconfitta che lascia adito a varie spiegazioni, ma convince Lausse a capire che per lui “non c’è più posto”. Torna in Argentina e chiude in bellezza battendo prima del limite Victor Zalazar. Il suo record parla chiaro per quanto riguarda il suo valore: 75 vittorie, di cui 62 prima del limite, 10 sconfitte e 2 pari. Le sue sortite negli Stati Uniti con ben 15 matches disputati, lo videro perdente solo in due occasioni.

Lausse a differenza di Monzon era un uomo tranquillo, ebbe una vita agiata occupandosi delle sue numerose attività, tra cui una pizzeria, una palestra, un’agenzia di motociclette e un negozio di elettrodomestici. Fu sempre molto popolare e ben voluto, morì a 66 anni l’8 maggio. Per gli Argentini fu considerato “re senza corona” e per molti superiore allo stesso Monzon.

 

Di Alfredo