di Alfredo Bruno

dsc_5602Siamo un po’ tutti abituati a vedere Carlo Maggi, 62 anni, dietro l’angolo dei pugili della Boxe Roma San Basilio come se fosse un riflesso condizionato della boxe che si svolge nella Capitale. Ma Carlo, sergente di ferro del mondo dei guantoni, ha una sua storia che non è certo ferma al solo ruolo di maestro, ma ne travalica, a sorpresa per molti, i confini iniziando quando a 15 anni mette  per la prima volta piede in una palestra come ci racconta: “Diciamo che ero un ragazzo un po’ vivace. Prima si facevano le scazzottate tra noi. Io già allora lavoravo e facevo lo stagnaro. Il mio principale faceva la lotta all’ Indomita. Un giorno ho litigato proprio lì dove lavoravo con un ragazzo più grande. Il principale mi ha visto e mi ha portato con lui all’ Indomita, dove c’era Luigi Proietti con la sua colonia di campioni e vi rimasi circa 8 mesi, fino a quando venni a conoscenza che a San Basilio si era aperta una palestra dove allenava Mario Aglietti e mi iscrissi”.


Quali sono stati i tuoi maggiori exploits da dilettante?
“Non ho mai partecipato agli Assoluti e ad altri titoli italiani, perché non ne ho mai avuto la possibilità. Ho fatto e vinto ugualmente match importanti. Aglietti mi faceva fare i guanti spesso dentro la sede dei Carabinieri e della Marina, dove allenava Capo Repetto. Feci con Morelli che era un carabiniere campione d’Italia e lo misi giù. Disputai una decina di match importanti con tutti I serie. Ad un certo punto Mario propose un match con Oppo, campione d’Italia e vice campione del mondo tra i militari. Ricordo che dopo avermi visto l’arbitro Talarico disse che se gli americani avessero visto questo combattimento sarei diventato ricco. Dopo aver battuto Oppo in un secondo incontro Rea e Poggi mi convocarono in Nazionale per andare a disputare i campionati europei in Spagna. Purtroppo quando stavo in Nazionale mia sorella che era piccolina e non stava bene morì. Io chiesi un permesso per andare ai funerali. A quel tempo mi ero lasciato con una ragazza e questa telefonò in Nazionale dicendo che la mia assenza era dovuta ad altri motivi e che addirittura ero stato carcerato. Quando tornai il mio posto era stato preso da un altro. Io andai in Federazione a chiedere spiegazioni e soprattutto perché non si erano informati bene di come stavano realmente le cose. Dopo questo fatto d’accordo con Aglietti passai professionista nel 1971”.

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Come è andata da professionista?
“Da professionista ho effettuato 5 match, 4 vinti e 1 perso. Io ho combattuto da superleggero. Ho disputato il primo match al PalaSport di Roma nel sottoclou di Arcari-Adigue. In quell’occasione superai Nicola Sassanelli, un pugile che nella sua carriera ha  disputato moltissimi match. Poi in successione ho sconfitto due pugili francesi. L’ultimo match l’ho fatto proprio con Sassanelli e ho perso”.

Perché hai lasciato?
“Ho lasciato per i procuratori, soprattutto per quelli che non mantengono le promesse. Ad uno gli ho restituito i soldi dicendo che a casa mia, se sarebbe venuto, c’era una bistecca pure per lui. Io mi ero fatto un mazzo per mettere a posto 800 sedie al Campo Sportivo di San Basilio e il mio procuratore si era lamentato che alla serata non aveva partecipato molta gente, mentre invece c’era il pienone, erano venuti tutti per vedermi combattere. Io avevo già moglie e capìi che a queste condizioni non potevo andare avanti con il pugilato”.

Quando sei diventato insegnante?
“Ad essere sinceri si può dire che non sono uscito mai dalla boxe. Ad un certo punto avevano chiuso la palestra di Mario. Io in quel periodo abitavo a Casalbruciato. Ho girato un po’ e li c’era un locale molto grande, dove in pratica si giocava quasi solo a ping pong. Chiesi a Marcello Stella, che era il presidente, se si poteva aprire li dentro una palestra per il pugilato e lui mi diede l’ ok e di pensarci io. Mi misi al lavoro con altri due amici e mettemmo su una bella palestra. Il ring lo rimediai da Rodolfo Sabbatini e si trattava del ring delle olimpiadi del 1960. Così nacque la Casalbruciato da dove uscirono bei pugili. A me però era rimasta nel cuore la zona di San Basilio: a via Recanati trovai uno scantinato, che ristrutturai dopo 4 mesi di duro lavoro. Fu così che rinacque la vecchia “Boxe Roma San Basilio”. Siamo andati avanti per circa 6 mesi poi l’Istituto disse che eravamo degli abusivi e ci sfrattò”.

Per fortuna non finì così come ci racconta Maggi: “Intervennero il Comune e la V Circoscrizione, finalmente la soluzione fu trovata e mi fu assegnata l’attuale palestra di Via Barelli a Pietralata”.
E questa è storia d’oggi di uno dei più apprezzati maestri del Lazio.

Come imposta Maggi i suoi ragazzi?
“Ognuno di loro ha un pugilato differente. Io non obbligo i ragazzi a fare un tipo di boxe, a stare in linea in una determinata maniera.. Seguo le sue caratteristiche. A un Di Palo non potevo chiedere di fare il tecnico, lo potevo dire a Pupillo Manolo, a Petrucci potevo dire di boxare di rimessa. Albani per certi versi è un Pupillo, un Cardarello. Vitturini potrebbe essere un Di Palo. Centi è molto forte, ma stilisticamente è diverso da Albani. In palestra oltre a pugili affermati, ci sono le promesse come Candio, perché il pugilato ha bisogno di continuità”.

Di Alfredo

4 pensiero su “Vita da ring: Carlo Maggi”
  1. Ero un allievo dei piu grandi maestri di pugilato mario aglietti carlo maggi cesare rossi e fabio ai tempi d’oro della boxe roma casalbruciato dove in ogni categoria eravamo i piu forti grazie ai loro insegnamenti li saluto dal piu profondo del cuore, a mario sempre con me.Carlo mi ricordero’sempre uno dei miei tanti incontri da dilettante uno in particolare a modena dove vinsi palesemente e i giudici a fine match mi diedero il pareggio tu da uomo vero il quale sei sempre stato sei andato dai giudici gridandogli in faccia la tua indignazione per il verdetto e a conferma di questo si avvicinarono il mio rivale e il suo allenatore scusandosi per il verdetto iniquo Marco promutico.

  2. Carlo Maggi grande allenatore e persona seria : lo vogliamo tecnico della Nazionale

  3. carletto grande persona che stimo per il rispetto che ha per i suoi pugili io in certi sensi come lui ci innamoriamo dei nostri ragazzi.forse sbagliamo forse facciamo bene.importante che chi ai seguito si ricordi sempre bene di te e di carletto se ne puo ricordare bene questo penso io.

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