di Leonardo Pisani

Il sogno di Charley era di riportare il regno della boxe in Inghilterra e strapparlo agli ex sudditi americani, il suo obiettivo era di battere quel presuntuoso ed arrogante John Lawrence Sullivan che si fregiava del titolo di campione del mondo di boxe e far ritornare l’Inghilterra ad avere il predominio della Noble Art. Charley Mitchell nacque il 24 novembre 1861 a Birmingham, iniziò presto a boxare a pugni nudi, gli storici della boxe e chi lo vide combattere lo definiscono un pugile veloce, determinato e con un ottimo pugno, oltre ad essere astutissimo, infatti riusciva ad utilizzare il vecchio regolamento delle Prize London Rule a proprio vantaggio, simulando cadute quando era in difficoltà o per prendere fiato, approfittando dei 30 secondi di pausa. Ma non aveva paura di nessuno, alto 175cm.  iniziò come un peso leggero ed in carriera non superò mai i 75 kg, ma combatteva anche contro i pesi massimi e vinceva spesso; in carriera ha sostenuto oltre 100 incontri a pugni nudi o con i guantoni secondo le regole del Marchese di Queensberry. Come usanza del tempo, sosteneva molte esibizioni e per allenarsi affrontava anche dilettanti, sbruffoni o temerari nelle sue tourneè, sostenendo a volte  4 incontri a serata. L’inglese Mitchell riuscì ad affrontare l’irlandese Sullivan per un incontro che fu definito un titolo mondiale, New York al vecchio Madison Square Garden il 14 maggio 1883,  un incontro con i guantoni e secondo le regole del Marchese di Queensberry , l’inglese sfiorò il colpaccio al primo round quando mise al tappeto Sullivan, fu il primo uomo a riuscirci; ma poi perse per kot alla terza ripresa, incontro fermato dall’intervento della polizia mentre Sullivan stava letteralmente massacrando Mitchell. Ma la storia tra i due non era finita, anzi furono protagonisti di uno dei più bizzarri incontri “mondiali” grazie ad ancor più bizzarro aristocratico francese.

Il Barone di Rothschild era un mecenate, amava l’arte e la bella vita, ed era un eccentrico, anzi un eccentrico amante della boxe, tanto da investire soldi, relazioni e conoscenze per organizzare nelle sue tenute un incontro di pugilato. All’ombra del suo castello di Chantilly, in Francia addirittura riuscì ad organizzare – in territorio neutro- la rivincita tra l’irlandese di Boston John Lawrece Sullivan ed il suddito di sua Maestà Britannica Charley Mitchell, arrogante, presuntuoso ma straordinario pugile.  Gli Inglesi che avevano inventato la boxe moderna, mal sopportavano che la noble art stesse diventando appannaggio di una ex colonia e ancor di più che il più forte pugile americano che si definiva campione del mondo fosse un cattolico irlandese.. Con l’occasione di una  tournée europea dell’americano, alcuni facoltosi amanti  della boxe pensarono di organizzare una rivincita tra i due, Sullivan attratto da una consistente contropartita economica accettò anche se il ring era molto più grande del solito- il furbo Mitchell lo aveva richiesto per poter eludere più facilmente gli attacchi dell’americano- ma in una località neutra, temendo un verdetto troppo “britannico” così fu scelta la Francia ed il castello del Barone di Rothschild. Pazienza che la boxe fosse illegale in quel paese, ricco e potente. Il Barone si premunì di tenere a bada le autorità, con la promessa che sarebbero intervenute solo a combattimento concluso; il ring all’aperto, un pubblico altolocato e selezionassimo, e si iniziò a combattere ma a pugni nudi e secondo le vecchie regole di Londra. A confronto il vigore ed il tremendo destro di Sullivan, contro la velocità di pugno e di gambe e l’astuzia di Mitchell; l’americano voleva concludere subito e prendere la borsa, aggredì Mitchell che andò diverse volte a terra, 15 volte – spesso scivolava appositamente per evitare pericoli o per prendere fiato; le riprese si susseguivano, 10,15,20, incominciò a piovere ed il tappeto ad erba iniziò a coprirsi di fango, avvantaggiando il più agile inglese; si arrivò alla 39ma ripresa, tra un diluvio terribile e oltre 3 ore e mezza di combattimento; fu decretato un pari anche se Sullivan era stato superiore. Finalmente il barone fece aprire i cancelli della tenuta, la gendarmeria entrò ed arrestarono i due pugili. L’americano era su tutte le furie, era il campione del mondo ed era in gattabuia senza aver preso un franco, l’inglese era più tranquillo; conoscendo bene come funzionava il Vecchio Mondo, infatti poco dopo il Barone pagò la cauzione, i due pugili furono liberati e ebbero la loro borsa. Ma l’orgoglioso Mitchell voleva battere a tutti i costi quel rozzo irlandese, conosceva troppo bene la boxe ed aveva capito che Sullivan era appesantito e lento per la vita sregolata che faceva, non era più il tonico Strong Boston Boy ma aveva messo su grasso. Mitchell sfidò ancora Sullivan sostenendo che non l’aveva battuto; ritornò in America e fu organizzato un terzo incontro sempre a New York, sempre nel vecchio Madison il 30 giugno 1884, in uno degli episodi più squallidi della storia della boxe. Mitchell era già sul ring, Sullivan tardava, non si aveva notizia del campione, poi finalmente arrivò con uno smoking malmesso, barcollava ed era completamente ubriaco. Sullivan fu aiutato a salire sul ring, salutò il pubblico aggrappandosi maldestramente alle corde, facendo infuriare tutti che avevano pagato il biglietto e soprattutto scommesso sull’esito dell’incontro. Il Match fu annullato, tra i fischi e lanci di bottiglie, Sullivan non fu squalificato come chiedeva Mitchell e gran parte del pubblico, mantenendo il titolo. L’odio dell’inglese verso Sullivan crebbe sempre di più e anche l’astio verso gli americani; qualche anno dopo iniziò a sfidare il nuovo campione Corbett, anche lui di origine irlandese sostenendo che finchè non batteva un inglese non poteva considerarsi campione del mondo , ritornò di nuovo in America ed iniziò una campagna piena di insulti  contro Corbett; fu un errore, l’incontro ci fu il 24 gennaio 1884 a Jacksonville in Florida, ma Corbett non era il vecchio Sullivan, era allenatissimo e giovane, ed era anche un orgoglioso irlandese dal carattere di fuoco, quella volta lo scientifico Gentleman Jim divenne un diavolo del ring appena suonò il gong: Mitchell fu letteralmente pestato a sangue fino al ko al terzo round.  Mitchell sostenne ancora qualche incontro, poi si ritirò ed   iniziò ad insegnare boxe sia nel regno Unito che in Belgio ad Antwerp. Charles Watson Mitchell gravemente malato morì il 3 aprile 1918 a Bristol. Mitchell è stato inserito nella Ring Boxing Hall of Fame nel1957 e nella  International Boxing Hall of Fame nel 2002

Di Alfredo

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