Vittorio Oi, 37 anni, mette al chiodo la sua età e la copre con il suo nick”Time of machine”, che con traduzione spiccia sostituisce la “Macchina del Tempo” e ci porta ancora una volta a parlare di lui che si accinge ad  una nuova impresa: quella di affrontare un pericolosissimo avversario come il finlandese Ville Piispanen (+ 15, – 1, = 3), 10 anni di meno, una boxe solida ed efficace che lo ha portato alla conquista del Titolo dei superleggeri dell’Unione Europea, titolo che difenderà a Pomezia contro il nostro pugile.

 La storia di Oi è ormai nota, un giorno nel 2006 si presenta al cospetto dell’organizzatore Buccioni chiedendogli la chance di tornare sul ring, poche parole e una stretta di mano siglano il patto fra i due. Il suo ritorno sul ring dopo 12 anni fece clamore e fu visto come la rinascita di un uomo, che dopo “il grande inferno” di una gioventù sballata inizia il suo riscatto mettendo su famiglia e un’ attività che lo tranquillizza anche dal lato economico. La sua vita diventa anche lo spunto per un film; la televisione e testate importanti se lo contendono per conoscere e far conoscere meglio un personaggio che può lanciare un messaggio positivo. Vittorio va oltre, perché contro la logica del tempo passa di successo in successo. Quando nella sua Pomezia nel 2008 vince la finale di Coppa Italia mettendo ko l’avversario, il pur valido Christian Costarelli, si comincia a far luce che il suo ritorno non è un capriccio, ma la perfetta consapevolezza di poter dare molto in questo sport. Va in Francia e batte Frederick Tripp per il Titolo del Mediterraneo IBF. Subito dopo conquista anche il titolo italiano dei superleggeri superando ai punti Alfredo Di Feto al termine di un match entusiasmante. Tutte queste sono vittorie che rappresentano il biglietto da visita per presentarsi nell’Unione Europea esclusivamente per suoi meriti. Venerdì 3 giugno “La macchina del tempo” si ferma allo Stadio Comunale di Pomezia e siamo sicuri che verrà scritto, vincitore o sconfitto, un altro bel capitolo della sua storia.

Si avvicina quindi un giorno molto importante che per certi versi travalica anche lo sport…
“Sicuramente per me è un punto d’arrivo, ma nello stesso tempo è anche un punto di partenza, perché ho bisogno di nuovi stimoli e questo Titolo dell’ Unione Europea è l’ ideale e potrebbe darmi la forza per continuare e andare avanti. Per ora mi godo questo momento e spero di fare una grande prestazione”.
Conosci il tuo avversario?
“Si l’ho visto combattere. E’ un giovane, ma è anche esperto, è uno che non ha problemi a combattere all’estero lontano dalle sue mura. Lui è il campione e io ho grande rispetto nei suoi confronti. Sono pronto e non ho problemi, sono sicuro che sarà un grande match. Se lui pensa di venire a Pomezia per una passeggiata, io ce la metterò tutta per deluderlo”.
Tu hai ripreso dopo tanto tempo…ti sei mai chiesto dove saresti potuto arrivare se non avessi lasciato?
“Non mi piace avere rimpianti. Ormai è andata così. Sono felice e mi ritengo fortunato. Nella vita il treno passa una volta sola. Io sono stato fortunato a riuscire di nuovo ad entrare nel mondo del pugilato. Questo è stato il mio treno e il rimpianto non fa parte del mio dna. Penso solo al futuro. Da giovane avevo tutte le qualità, ma mi sono bruciato con le mie mani. Prima ogni volta che combattevo ero quasi sempre il favorito, adesso sono sempre sfavorito e questo è un forte stimolo per me. Ormai ci giochiamo quello che possiamo e questo solo conta. Io da dilettante ho combattuto con gente del calibro di Erdei, vincitore di Fragomeni per il mondiale dei mediomassimi. Ho combattuto con gente che si era misurata alle Olimpiadi e sono riuscito quasi sempre ad ottenere buoni risultati. E’ andata così e va bene lo stesso, è la vita ad indicarti la direzione da prendere”.
Con chi ti sei preparato?
“ Il mio vecchio maestro, Carmelo Farris, si è ritirato dall’attività, e io non vado più ad allenarmi all’Audace, società a cui sarò eternamente grato. Ringrazierò sempre Cesare Venturini e Farris per quello che hanno fatto per me. Io adesso ho la mia palestra a Pomezia e mi sta dando una mano per questo match Mimmo Condello, che per me è uno dei migliori allenatori per come sa leggere gli incontri, e poi mi conosce fin da quando ho mosso i primi passi da dilettante. Lui mi sta vicino e mi sta dando una forte carica. Non ho stravolto il metodo di allenamento. Devo dire che la sua esperienza mi sta dando qualcosa in più ed è utile nella prepazione di questo difficile match”.
Problemi di peso?
“Quelli ci sono sempre. Io sono un welter che è passato nei superleggeri, però rientra nella normalità: il pugilato senza difficoltà e sacrifici non si fa. Anche in questo mi sono reso conto di come sia maturato. Per il pugilato devi dare tutto. Per quanto riguarda il peso sono tirato al massimo. Da un mese e mezzo sto seguendo una dieta ferrea, svolgo due allenamenti al giorno per sette giorni, quando prima invece mi allenavo due volte a settimana. Se riesco a vincere questo titolo, voglio dimostrare ai giovani che si può non solo cambiare vita, ma si può anche vincere. Io ci sono riuscito e quindi basta volerlo dentro di noi. Tutto questo sempre con l’aiuto del Signore”.
Tu adesso hai aperto una palestra, come vanno le cose?
“Io avevo già una mia palestra, però ho lottato per riprendere la vecchia palestra (Boxe Pomezia) sotto lo Stadio Comunale, l’ho fatto per mandare avanti la tradizione pugilistica pometina, nel ricordo del mio vecchio maestro Silvano Falloni, una tradizione che stava un po’ sfumando. Devo dire che i ragazzi di Pomezia hanno risposto benissimo. Ho tanti allievi, tanta gente di tutte le età che vuole imparare il pugilato. Il mio desiderio principale non è quello di costruire grandi campioni,  voglio costruire campioni nella vita, quando riesco a togliere un ragazzo dalle insidie della strada e indirizzarlo nella retta via, per me è una gran bella vittoria. Tu sai benissimo che per fare un grande campione di boxe ci vuole molta fortuna e tempo. Io sto lavorando coi miei giovani, qualcuno è già valido, ma a me interessa avere un gruppo di bravi ragazzi a cui cerco di insegnare l’educazione e lo spirito di sacrificio. Tutte cose che avevano insegnato a me da giovane e io con la mia testa matta non riuscivo a mettere in atto. In palestra ho circa 150 iscritti e non mi posso certo lamentare”.

Di Alfredo