vangeli-de-donato-1.JPG Il pugilato e i suoi derivati (la kickboxing, il full contact e in genere tutte le discipline che implicano contatto fisico) non comportano un aumento del rischio di danni cerebrali. Diversi studi condotti su atleti professionisti e amatoriali non sono giunti a conclusioni in questo senso. Lo conferma un’ultima ricerca, appena pubblicata sulla rivista “British Medical Journal”.


Se fatti in palestra, con le protezioni del caso e sotto la guida di un allenatore, sono attività sostanzialmente prive di rischi. Nonostante la presenza di un legame tra i traumi subiti in sport in cui il contatto fisico è molto accentuato e lo sviluppo di problemi neurologici, i dati epidemiologici oggi disponibili dimostrano che la moderna boxe, quella che non prevede più le mani nude e la mancanza di protezioni, non è insomma uno sport più pericoloso di altri.

Fonte Staibene.it – 2007

Di Alfredo

7 pensiero su “Pugilato e kickboxing, nessun pericolo per il cervello”
  1. Pensa un pò…Una bella notizia,ma anche brutta al tempo stesso dato che io è da 3 anni che non passo la visita a causa di una piccolissima alterazione nell’EEG!
    Ma allora la levassero sta visita no?!?!
    Oppure colgo l’occasione,qualcuno di voi conosce qualche rimedio???
    Che amarezza…!!
    Saluti a tutti

  2. Di recente ho partecipato ad una relazione sui traumi derivanti dalla pratica di sport da contatto.
    Il relatore spiegava come il pugilato (e sport simili) abbiano creato dei problemi agli atleti, ma questo accadeVA per ignoranza sui meccanismi fisiologici riguardanti la fase di recupero e riparazione dei danni ricevuti durante molti incontri professionistici.
    Il KO di per se non è un gran problema, è solo un “bug” del nostro corpo. La cosa importante è di non ricevere ulteriori colpi di importante entità in un lasso di tempo di circa un mese a seguito del primo (o della prima “serie”).
    Il regolamento e le moderne protezioni sono a tutela degli agonisti; l’arbitro è sul ring per quello, i “secondi” sono all’angolo unicamente per tenere sott’occhio la salute del proprio atleta, il personale medico è a bordo ring per prestare immediato soccorso. Per tutti questi motivi ritengo che attualmente sia uno sport sostanzialmente privo di rishi. Tenete conto che fino a poco tempo fa i certificati medici non erano accurati, gli atleti disputavano anche 2 incontri nella stessa settimana e le protezioni erano minime.
    Il mio unico consiglio è quello di praticare questo sport dopo essersi accuratamente informati sull’allenatore, che deve essere attento come un padre, esperto in materia e costantemente aggiornato.

  3. Parla chiaramente di atleti professionisti e amatoriali,
    “Diversi studi condotti su atleti professionisti e amatoriali non sono giunti a conclusioni in questo senso.” è chiaro no, gli studi sono stati condotti anche sui professionisti!!! “non comportano un aumento del rischio di danni cerebrali.” parliamo di una ricerca pubblicata sulla rivista “British Medical Journal” non capisco perchè devi fare “Bastian Contrario!!!” non mi venire a dire caschetto non caschetto, palestra o combattimento. ciao, buoni e sani cazzotti!!!

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