di Giuliano Orlando

Dopo Giulia Grenci, la romana fresca campionessa d’Italia dei leggeri, un altro pugile capitolino alla ribalta per un’impresa decisamente più importante. Parliamo di Simone Federici, 26 anni, nato a Corcolle, sobborgo di Roma, dove i Federici gestiscono un bar, diventato il punto di riferimento più importante per le imprese di Simone. A 13 anni il ragazzino viene avviato alla boxe dallo zio Franco, attivo come massimo negli anni ’80, da sempre il suo maestro. Nei dilettanti vince un paio di titoli italiani nelle categorie giovanili e veste la maglia azzurra. Nel 2013, a vent’anni, passa professionista e dopo sette incontri nel 2015, tenta il tricolore, battuto da Nicola Ciriani. Ci riprova nel luglio del 2017 a Pomezia contro Francesco Cataldo e conquista il titolo cruiser. Due difese positive, poi nel 2018, la cintura del Mediterraneo IBF. Poco dopo i primi contatti dell’amico Armando Belotti, con  Joe DeGuardia, organizzatore di New York. Che lo fa debuttare il 22 febbraio contro il possente belga di colore Joel Djeko (16-2-1), in palio la cintura d’America WBC, cedendo per split decision. “Da quella sera – ricorda – ho pensato che quel trofeo dovevo vincerlo io. Mi aveva superato d’un niente un pugile molto esperto. Mi sono preparato con mio zio nel modo migliore e ringrazio Joe DeGuardia che tramite Armando Belotti, il regista di questa operazione, mi ha dato una seconda opportunità. Abbiamo studiato le caratteristiche di Stivens Buja (17-2-1), 29 anni, albanese residente a New York diretto da Don Majeski, che ha partecipato all’organizzazione della riunione, sicuro che il suo pugile avrebbe vinto. La cintura Continentale d’America WBC, è molto ambita e non volevo perdere il treno che passava una seconda volta”. Infatti l’allievo di zio Franco non ha tradito le attese del suo entourage, disputando un match di grande lucidità tattica, anticipando col sinistro le folate offensive di un rivale che si affidava alla corta distanza per scaricare le sue bordate. Dimostrando un’ottima condizione fisica e mobilità di gambe, l’italiano è stato abile ad uscire lateralmente per rientrare con l’uno-due che trovava spesso bersaglio.  Buja ha tentato in tutti i modi di prendere l’iniziativa, usando anche la testa, ma Federici in serata di vena, non ha mai rallentato il ritmo dei colpi, e alla fine la vittoria, decretata dai tre giudici in modo unanime, conquistando la cintura d’America. Un pugile italiano vincitore negli USA è evento molto raro e anche se il trofeo è di carattere prettamente continentale, fa compiere al gigante romano, un bel salto in avanti tra i massimi leggeri. Stivens secondo gli scommettitori era favorito, invece ha dovuto aggiungere alle due sconfitte, con Costantin Bejenaru (14) moldovo di 34 anni nel 2016 e Mateusz Masternak (Pol. 41-5) nel 2017, il terzo passo falso sul ring praticamente di casa. Una bella soddisfazione per i Federici e il gruppo che ne ha curato la preparazione, partiti per una trasferta che molti ritenevano troppo rischiosa. Il ring e il giovane Simone hanno smentito tutti, tornando a casa col trofeo e la consapevolezza di poter aspirare a traguardi ancora più importanti. Iniziando dalla cintura UE a tempi brevi.

Grazie a questa vittoria, l’Italia salva il bilancio del fine settimana, altrimenti pesantemente negativo. In Francia, a St. Nazaire (Francia), l’italo-ucraino Sergey Demchenko (24-15-1), 40 anni, lascia al locale Pierre Dibombe (18-0-1), 27 anni, la cintura UE mediomassimi. Sergey Demchenko ha lottato strenuamente contro un avversario che ha fatto la differenza solo nella parte finale, quando la differenza d’età, 13 anni a favore di  Pierre Dibombe, che ha dovuto comunque  faticare per vincere. Nel corso del match l’arbitro ha contato entrambi i pugili. Demchenko nel settimo round, prendendo una topica colossale, in quanto l’italiano era finito al tappeto perché il francese gli era salito sul piede, facendogli perdere l’equlibrio, mentre Dibombe ci era andato nella ripresa successiva sul destro al viso. Purtroppo per Demchenko quel colpo è stato l’ultimo bagliore, poi il francese ha preso il sopravvento e ha vinto. In Austria a Vienna (Austria), l’ex tricolore dei medi, Khalil El Harraz (11-1-1), 26 anni, fallisce l’assalto al titolo Internazionale IBF, sconfitto da Marco Nader (22-1-1), 29 anni, austriaco, ma spagnolo di nascita.  La serata all’Esterbank Arena, ha deluso il promoter romano Davide Buccioni, che l’ha organizzata, convinto che El Harraz, possedesse le carte per portare a Roma l’Internazionale medi IBF. Marco Nader, l’ha smentito, giostrando e colpendo senza che il romano trovasse la giusta contromisura, troppo lento e prevedibile nei tentativi offensivi. Verdetto unanime per l’austriaco alla prima difesa del titolo. Nel sottoclou, sempre nei medi, Howig Grigorian (3) moscovita di 27 anni, ha dominato il lombardo Marco Miano (7-15).

Foto di Renata Romagnoli

Di Alfredo