di Leonardo Pisani
Gli italiani che volevano salire sul ring, dovevano adottare spesso un nome irlandese o scozzese, perché lì sapevano boxare, mentre i “Wop” i Dago, come erano chiamati con disprezzo, gli immigrati dallo Stivale, non avevano tradizioni nella Noble Art. Così quel ragazzino, figlio di pescatori siciliani, nato a Sciacca il 19 novembre 1893 e all’anagrafe Giuseppe Curreri, prese un nome scozzese: Johnny Dundee, ma fu chiamato anche “Scottish Wop” ossia lo scozzese italiano oppure “The Little Bar of Iron” la Piccola sbarra di Ferro, perché era tosto, ma tanto tosto da disputare circa 325 incontri in carriera. Di certo può essere considerato il fuoriclasse del pugilato italiano, anche se di formazione americana e portava uno pseudonimo scozzese e un soprannome scozzese. La Vespa scozzese, Johnny Dundee, da alcuni chiamato anche il mago del ring. Cosa aveva di straordinario? Tutto, gli mancava solo la potenza, ma aveva una velocità stratosferica , una tecnica sopraffina e un gioco di gambe che incantava il pubblico e disorientare gli avversari: si diceva Dundee un secondo è qui e poi te lo ritrovi in una altra parte del ring. Poi ha combattuto circa 334 incontri in carriera, con solo 11 sconfitte, che lo pone al terzo posto nel record combattimenti della storia della boxe dopo Len Wickwar con i suoi stratosferici 463 incontri e la meraviglia della boxe Jack Britton con 350. Ma era italianissimo, anzi siciliano essendo nato a Sciacca il 19 novembre 1893 ed emigrato con la famiglia negli Stati Uniti intorno al 1898. Il suo nome era Giuseppe Curreri, gli inizi come tanti emigrati, arrivato si trasferirono in uno dei quartieri ghetto di New York, Lower East Side di Manhattan ossia “Hell’s Kitchen” la cucina dell’inferno. Un quartiere malfamato, da dove uscirono tanti pugili, compreso Jim Braddock, Cindarella Man, campione del mondo dei massimi. Bisognava saper usare le mani, lo sapeva il padre che faceva il pescivendolo e imparò ben presto “Pinuzzo”, che per migliorare a difendersi andò a fare la boxe. Inizia presto a fare il professionista, aveva 14 anni e ancora la cittadinanza italiana. Carattere fiero, aveva lasciato casa per un litigio con il padre, poiché vedovo, dopo la prematura scomparsa della amata madre, il genitore aveva osato mettersi assieme ad una americana e lui non poteva sopportare questa onta e il tradimento verso il ricordo della mamma. Da italiano disputò anche il suo primo mondiale nei pesi piuma, il 19 aprile 1913 a Vernon nel Canada contro un altro fuoriclasse: Johnny Kilbane, per ben 11 anni campione mondiale e considerato tra i migliori della categoria di tutti i tempi. Un pareggio, non male per il siciliano che non aveva ancora compiuto 18 anni.
Siculo fosco e combattivo ma anche paziente, l’asso dei piuma aspettò anni per una nuova possibilità mondiale che arrivò il 18 novembre 1921, contro il terribile mancino George “K.O.” Chaney, il soprannome dice tutto: metteva quasi sempre ko gli avversari. Ma Giuseppe Curreri lo surclassò e entrò nella storia della boxe anche perchè fu il primo titolo mondiale dei superpiuma mai disputato. Lo mantenne per anni, pur sostenendo innumerevoli incontri senza titolo in palio. Nonostante Nat Fleisher lo avesse chiamato “Meraviglia” Dundee ebbe la prima possibilità mondiale nel 1913 solo dopo circa 90 incontri pareggiando in 20 riprese il mondiale dei piuma contro il campionissimo Johnny Kilbane. Il titolo arrivò solo dopo che ebbe abbondantemente superato i 264 incontri e affrontato i migliori pugili, dal fuoriclasse Benny Leonard ben 8 volte, il grande Lew Tendler; i tre mondiali dei leggeri, Freddy Welsh ,Willie Ritchie e Rocky Kansas e il mondiale dei welter Matt Wels.

Anzi un titolo da record perché fu il primo campione mondiale dei superpiuma, anzi Junior Lightweight come li chiamavano, battendo il 18 novembre 1921 il fortissimo George “K.O.” Chaney. Nel 1923 riuscì anche a vincere il titolo mondiale dei piuma battendo il francese Eugene Criqui. Johnny Dundee fu un abile pugile, veloce e con una gran tecnica, con la quale suppliva alla scarsa potenza. Fisico eccezionale, terminò la carriera nel 1932 con un numero imprecisato di incontri, di certo oltre 300 avendo affrontato i migliori pesi piuma, superpiuma e leggeri dell’epoca, a ben 39 anni, un’età avanzatissima per quei tempi. Lasciata la boxe, divenne un piccolo imprenditore di successo. Nel 1957, Dundee è stato inserito con la doppia cittadinanza italiana e statunitense nella Boxing Hall of Fame Nel 2003 nel libro The Italian Stallions: Heroes of Boxing’s Glory Days, Dundee è stato definito “the first of the great Italian-American fighters.” . Curiosità: dopo aver pestato sul ring Frankie Callahan il 16 marzo 1915, il giorno dopo chiese il divorzio, sostenendo che la moglie Lucille lo avesse picchiato. La moglie replicò che siccome era un donnaiolo impenitente, prima di lasciare casa lo aveva preso a schiaffi,.

 

Di Alfredo