C’è ressa attorno al ring, ma è una ressa pacifica anche se c’è tensione per l’attesa del verdetto per gli oltre 1000 spettatori. La sensazione al 90% è che Emiliano Marsili abbia conservato il titolo, ma una speranzella i numerosi tifosi di Pasquale Di Silvio, autore della più bella prova da quando è passato professionista, ce l’hanno soprattutto in quei rounds equilibrati dove la visione dei giudici può essere influenzata da varie valutazioni. La lettura del “roboante” Valerio Lamanna fa capire subito la situazione quando esordisce con “verdetto all’unanimità. Il pubblico intuisce e rimane la curiosità per i numeri: per Adrio Zannoni il computo è di 115 a 112, per Massimo Barrovecchio e Giuseppe Quartarone c’è un giudizio all’unisono di 116-111. A pelle per chi ha vissuto la serata come noi da spettatori neutrali il punteggio di Zannoni sembra il più giusto, ma con il senno del poi riusciamo anche a capire il giudizio degli altri due considerando l’atterramento del primo round che vale doppio e gli ultimi tre round che hanno visto un Marsili crescere alla distanza e un Di Silvio affaticato che gettava nella lotta le ultime estenuanti energie rimaste. Se fossi il fautore del “secondo il mio personale cartellino”, tanto caro a Rino Tommasi, mi piacerebbe dire che Marsili ha meritato la vittoria per due punti, quelli del primo round, poi è stato rincorrersi con capovolgimenti di fronte incredibili che hanno entusiasmato e trascinato il pubblico, anche lui protagonista con un tifo acceso, ma improntato alla massima correttezza se pensate che i fans di Marsili e Di Silvio stavano gomito a gomito. Il match visto ieri sera a Tolfa potrebbe sprigionare quella retorica che per certi versi solo la boxe, da sport del singolo, può dare. Siamo sicuri che chi ha visto il match in televisione sia rimasto favorevolmente “intrappolato” dallo spettacolo che i due hanno offerto.
Il Palazzetto di via della Purificata ha forse avuto il battesimo del tutto pieno, posto in piedi esaurito, scrivendo una sua personale storia insieme alla ridente cittadina di Tolfa, patria di cavalli e di fiorente artigianato del pellame. Il sindaco Luigi Landi ha colto un doppio obiettivo: quello di presentare uno spettacolo memorabile e quello di tornare a far parlare di questa località. A tutto è collegata l’abilità di Alessandra Branco e Rino Romagnolo, con la supervisione della OPI 2000 di Salvatore e Alessandro Cherchi, sotto l’egida della Lega Pro Boxe, rappresentata da Carlo Nori, di aver saputo trovare una piazza per un evento così importante come può essere un titolo europeo disputato da due pugili italiani, da due pugili che vivono a 100 km. uno dall’altro nell’ hinterland romano. Tanti i personaggi presentati sul ring prima del match: dalla politica con il sindaco di Tolfa, con Pietro Tidei e Gianni Moscherini, ex sindaci di Civitavecchia, all’attore Enzo Salvi, grande appassionato e tifosissimo di Di Silvio; dai grandi campioni del passato come Alessandro Duran e Patrizio Kalambay, ai campioni attuali come Silvio Branco, Emanuele Della Rosa, Orlando Fiordigiglio, Davide Dieli, Mirko Larghetti. Nel cuore del Lazio c’è anche un minuto di silenzio per la scomparsa di Josè Sulaiman, storico presidente del WBC.
Il gong d’inizio tra Marsili arriva quasi liberatorio in un silenzio che viene interrotto automaticamente quando i due vanno a segno. Il round sembra scivolare via, ma non è così perché quasi allo scadere il civitavecchiese lascia partire un destro preciso al mento seguito da un sinistro velenoso che scuotono Di Silvio che va al tappeto. “Il Puma” si alza un po’ frastornato, comprensibile per un colpo a freddo, ma fa appello al suo orgoglio e quando suona il gong si avvia all’angolo per rassicurare Marcello Paciucci e Roberto D’Elia che è tutto a posto. Il secondo round è frenetico e le braccia sembrano intrecciarsi quando scambiano e Di Silvio prova a forzare i tempi su un Marsili che lo aspetta al varco cercando la replica con il suo sinistro. Nel terzo round il pugile romano sembra più preciso e raccoglie qualche frutto. La sensazione nel quarto e quinto è che Di Silvio abbia rosicchiato qualcosa al tesoretto del primo round. Nel quinto round “Il puma” si scatena con serie velocissime e Marsili si fa sorprendere da vari colpi pur non rinunciando alla replica. Round decisamente per Di Silvio. Marsili capisce che deve riprendere le redini, ma il suo avversario è abile nel tenersi fuori portata e nel legare al momento opportuno. Nell’ ottavo round una testata accidentale provoca un taglio allo zigomo sinistro del campione, che si innervosisce, e allo scadere c’è il replay per fortuna senza ulteriori danni, nonostante il sangue. Di Silvio capisce di trovarsi al confine di un’impresa e si scatena con una serie impressionante, stoppato e scosso, a sua volta, da un micidiale sinistro dell’avversario. Decima ripresa all’insegna della “cattiveria” con una gomitata involontaria di Marsili e un dente di Di Silvio che si spacca, ma c’è l’impressione che le energie del romano siano vicine al capolinea, anche se ancora funzionanti grazie all’orgoglio. Prova il tutto per tutto lo sfidante, ma la replica è immediata e viene scosso da un tremendo sinistro. Prima del suono del gong i due si abbracciano, un segno di stima e di amicizia che non li ha mai abbandonato. L’ultimo round conferma che il più fresco e più lucido è Marsili, che costringe il suo avversario sulla difensiva. Inutile descrivere alla fine l’entusiasmo del pubblico quantificato dallo share di applausi al sommo decibel.
La serata è iniziata con un match di dilettanti: per Christian Beltrano (Santa Marinella) e Stefano Ramundo forse scatterà un giorno “io c’ero”. I due ragazzi ce la mettono tutta. Inizia bene Ramundo che tiene sotto pressione l’avversario per due riprese, ma cala nella terza per la maggior consistenza del pugile di Santa Marinella, a cui va il verdetto.
Tra i professionisti con curiosità è atteso l’esordio di Diego Di Luisa, buon passato tra i dilettanti, ma assente sul ring da qualche anno per infortuni. Il giovane dà segnali giustificabili di ruggine, ma dà anche segnali con sprazzi di quella boxe estrosa che gli si riconosceva. Csipak fa il suo dovere di buon collaudatore e il match fila via piacevole per quattro round. Rimangono scolpiti nella memoria del pubblico una bella serie nel secondo round e alcuni pregevoli montanti, che già da soli giustificano la netta vittoria di Di Luisa. Tocca quindi a Carel Sandon che sale sul ring con l’immancabile cappello da Ranger seguito come un’ ombra da Kalambay. L’ avversario è il lettone Fjodorovs, pugile di grande esperienza, pericoloso nelle sue improvvise reazioni. Carel utilizza molto il sinistro, ma sembra poco propenso a doppiare con il destro. Il match, tenuto saldamente sotto controllo dal nostro pugile, si ravviva nel terzo round con un bello scambio culminato da un insidioso destro di Fjodorovs. Sandon controlla tranquillamente il match senza gettarsi allo sbaraglio per una chiara vittoria in attesa della sfida per il titolo italiano che dovrebbe avvenire ad aprile. Sale sul ring quindi anche Andrea Di Luisa per rispolverare la sua fama di picchiatore. Pojonisevs più basso sembra intenzionato fin dall’inizio a non passare per vittima designata e tiene allertato l’avversario con pericolose “sventolacce”. Il match sembra avere la sua conclusione al terzo round quando Pojonisevs colpito al corpo si accascia in ginocchio e fa segno al rientro nel suo angolo di aver sentito il colpo. Il match sembra un monologo di Di Luisa fino all’ultimo minuto quando il lettone tenta il tutto per tutto, ma logicamente senza successo. Manuel Lancia, campione italiano dei leggeri, replica indirettamante al suo sfidante, Carel Sandon, affrontando l’Horvath di turno, quel Zoltan che a guardarlo non gli dai un soldo bucato, mentre sul ring è abituato a rendere la vita difficile a chi lo affronta. L’ungherese toglie spazio al pugile di Guidonia, che deve badare a non ricevere una testata che potrebbe compromettere la sua difesa al titolo. Manuel porta colpi isolati, ma deve far fronte alla bagarre che il suo avversario gli impone. Negli ultimi due rounds l’allievo di Pino Fiori schioda dal “legame” avversario con il passo indietro per incrociarlo con il suo destro, che non è certo una carezza. Il finale è molto duro per lo stoico Horvath che incassa e sbarella sotto l’azione efficace di Lancia.
RISULTATI
Dilettanti
Kg. 64 Cristian Beltrano (Santa Marinella) b. Stefano Ramundo (Boxe Pescara).
Professionisti
SUPERWELTER: DIEGO DI LUISA DEBUTTO ITALIA b. ARON CSIPAK 0-8 UNGHERIA a.p. 4.
LEGGERI: CAREL SANDON 16-1 (6 KO) ITALIA SFIDANTE UFFICIALE TITOLO ITALIANO b.
JEVGENIJS FJODOROVS 9-43-6 (4 KO) LETTONIA a.p. 6.
SUPERMEDI: ANDREA DI LUISA 14-2 (11 KO) ITALIA b. RUSLANS POJONISEVS 15-29-1 (11 KO) LETTONIA a.p. 6.
LEGGERI: MANUEL LANCIA 9-0-1 (3 KO) ITALIA CAMPIONE ITALIANO b. ZOLTAN HORVATH 1-23 (1 KO) a.p. 6.
UNGHERIA
CAMPIONATO EUROPEO PESI LEGGERI – 12 ROUNDS
EMILIANO MARSILI 27-0-1 (12 KO) ITALIA CAMPIONE EUROPEO b. PASQUALE DI SILVIO
17-5-1 (5 KO) ITALIA SFIDANTE a.p.
Arbitro: Luigi Muratore (Italia)
Giudici: Massimo Barrovecchio (Italia), Adrio Zannoni (Italia), Giuseppe Quartarone (Italia)
Supervisore: Enza Jacoponi (Italia).
Commissario di Riunione: Rolando Barrovecchio.
Arbitri/Giudici: Marco Marzuoli, Francesco Ramacciotti, Raffaele Derasmo.
(Al. Br.)
Foto di Renata Romagnoli