attilio.jpgI problemi relativi al peso nel pugilato.

a cura di Attilio Lombardozzi
(Coordinatore del Comitato Scientifico F.P.S.)

L’allenamento sportivo può essere definito sinteticamente come un processo pedagogico che, attraverso la ripetizione sistematica di pratiche specifiche, tende al raggiungimento delle massime prestazioni possibili in gara. Nonostante la evidente semplicità il concetto mette in sostanziale evidenza un aspetto di fondamentale importanza, cioè la competizione come luogo dove devono essere espresse le massime prestazioni. Tale indicazione è spesso sottovalutata, se non addirittura trascurata, dai tecnici che, quando hanno a che fare con atleti che hanno difficoltà ad esprimersi in gara, imputano spesso all’atleta tale fenomeno come se questo aspetto non rientrasse nei contenuti specifici dei programmi d’allenamento.

Le cause che non consentono all’atleta di esprimere tutto il potenziale motorio di cui dispone si possono attribuire ai vari fattori che caratterizzano la natura estremamente complessa della competizione sportiva, in particolare nelle discipline ad open-skills.

– la classifica (nel caso del pugilato: vittoria, pareggio o sconfitta)
– la misura (il punteggio)

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Modello del sistema del livello di prestazione con i fattori che lo influenzano(Martin, Carl,Lehnertz, 1993).

La figura mostra schematicamente l’interazione tra i vari fattori della prestazione che vengono ulteriormente rielaborati e sviluppati dalla personalità dell’atleta.

Il livello della prestazione sportiva è definito, quindi, dallo stato delle componenti della prestazione stessa, soprattutto in considerazione delle complesse interrelazioni tra loro esistenti che ne evidenziano la concezione sistemica. La produzione di risultati agonistici non deve in nessun caso essere perseguita a scapito del benessere psico-fisico dell’atleta, posto che la buona salute costituisce insieme il presupposto e il primo obiettivo della pratica sportiva.

Le considerazioni esposte non possono assolutamente tener conto del peso dei pugili che deve essere considerato una conseguenza dell’allenamento mentre, purtroppo, nel pugilato spesso ne diventa il fine.

Peso reale è il peso del pugile quanto sale sul ring per iniziare il combattimento; si differenzia dal peso formale che è quello fatto registrare, invece, nelle operazioni di peso ufficiali.

Escludendo, ovviamente, la massima categoria dove il peso del pugile non può rappresentare un problema da un punto di vista formale (lo rappresenta, purtroppo, a volte sotto l’aspetto della condizione), si può senz’altro affermare che la differenza di valori tra questi due elementi dovrebbe essere condannata dal punto di vista etico-sportivo perché di fatto rappresenta una grave irregolarità.Quello che sorprende è che quella di aumentare di peso nell’intervallo di tempo che intercorre tra le operazioni di peso e l’ora del combattimento è una prassi comunemente accettata, trascurando il fatto che questo aspetto rappresenta un punto fortemente critico del pugilato soprattutto a livello dilettantistico vista la tendenza, per lo più generalizzata, di far scendere di peso quanto più è possibile il pugile nella errata convinzione che più si scende di categoria meno pericolosi saranno gli avversari.

Le pratiche utilizzate in questo caso sono spesso deprecabili, non a caso si usa dire, infatti, nell’ambiente pugilistico, che a volte è la bilancia l’avversario più difficile da superare piuttosto che il pugile dell’angolo opposto.

Il perseguimento del peso formale, in pratica, diventa l’obiettivo fondamentale delle procedure di preparazione di un pugile, in questo senso, però, oltre a rappresentare un fine fuorviante dell’allenamento, ne intralcia fortemente la periodizzazione.

Periodizzare l’allenamento significa stabilire una successione di periodi differenziati per obiettivi e, di conseguenza, per contenuti, carichi di lavoro, mezzi e metodi di allenamento.

La periodizzazione dell’allenamento deriva da due aspetti fondamentali:

l’impossibilità da parte dell’atleta di mantenere lo stato di forma per periodi prolungati;

la necessità di sviluppare le capacità dell’atleta per cercare di raggiungere un potenziale motorio più elevato, aspetto che contrasta con la ricerca dello stato di forma.

I fattori che costituiscono le capacità di prestazione possono essere individuati in due gruppi di tre componenti aventi le caratteristiche seguenti:

in ogni gruppo le componenti sono interagenti nel senso che possono essere allenate contemporaneamente;

ogni componente di un gruppo è contraddittoria rispetto ad una componente dell’altro gruppo.

E’ importante sottolineare che le componenti dei due gruppi si allenano prevalentemente in periodi differenti e identificano gli obiettivi da raggiungere nel periodo stesso.

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Obiettivi del periodo preparatorio      Obiettivi del periodo agonistico.

Riferendoci al periodo preparatorio, possiamo identificarlo come quello posto all’inizio di un ciclo di lavoro, risulta chiaro, quindi, che l’allenamento sarà caratterizzato da carichi di lavoro via via crescenti per ciò che riguarda il volume e gli esercizi proposti saranno finalizzati al potenziamento generale. E’ importante infine sottolineare che questo deve essere il momento più opportuno per aver cura delle particolarità della tecnica e/o di ogni altro aspetto che potrebbe limitare il valore della prestazione. L’utilizzazione di esercizi analitici, in questo caso, sarà particolarmente indicata.

In virtù di un adeguamento graduale delle esercitazioni verso gli obiettivi del periodo agonistico si tenderà al raggiungimento di un livello ottimale di prestazione che può essere definito: stato di forma. Il peso forma è il peso del pugile che raggiunge i massimi livelli di prestazione a lui possibili.

Quando l’allenamento rispetta in maniera razionale e funzionale i processi descritti si possono fare una serie di considerazioni:

  1. la categoria di peso in cui un pugile dovrà cimentarsi deve essere quella in cui il suo peso forma è compreso;
  2. peso reale, peso formale e peso forma dovrebbero, per lo meno entro certi limiti, coincidere; in ogni altro caso non dovrebbe essere consentito al pugile di affrontare un avversario;
  3. le esercitazioni che favoriscono la perdita di peso sono quelle che si svolgono nel periodo preparatorio proprio perchè in questa fase i carichi di lavoro aumentano nel senso del volume e si utilizzano, quindi, meccanismi energetici che producono come conseguenza la perdita di peso;
  4. la periodizzazione dell’allenamento impone il perseguimento di obiettivi diversi e prevede solamente dei brevi periodi di riposo attivo e mai l’interruzione totale dell’allenamento, prassi fin troppo abusata nel pugilato; troppo spesso i pugili sono soggetti ad alterazioni, spesso abnormi, del loro peso per questo motivo;
  5. se è vero che allo stato di forma corrisponde un certo peso, è altrettanto vero che è assolutamente impossibile affermare il contrario. Il peso forma, se l’allenamento è svolto in maniera razionale, si raggiunge molto prima dello stato di forma; il peso, infatti, è solo uno degli indicatori delle condizioni fisiche dell’atleta e rappresenta un aspetto del tutto insufficiente per testimoniarne il grado di condizione tenuto conto soprattutto dell’elevato livello di complessità del pugilato.
  6. la categoria di peso di appartenenza di un pugile potrebbe essere stabilita a priori al momento della visita medica per l’idoneità sportiva con i mezzi scientifici a disposizione; questo eviterebbe una serie di rischi tutelando i tecnici e soprattutto l’integrità degli atleti
2 pensiero su “Formazione Professionale Sportiva: Peso reale, peso formale e peso forma.”
  1. ho trovato molto interessanti i contenuti dell’articolo, curiosavo intorno a queste tematiche che riguardano i diversi aspetti dell’allenamento, in quanto mi trovo ad affrontare la periodizzazione dell’allenamento negli sport di squadra. chissà se potrei avere un indice proprio su questo tema, con i vari aspettti strutturati in capitoli. grazie e buon lavoro

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