di Leandro Spadari

Martedi 10 giugno u.s. presso il Centro Diurno dell’ ASL RM-E, in via Montesanto 71 (piazza Mazzini) si è svolta una tipica cerimonia della capoeira, un batizado, che ha visto protagonisti tre giovani utenti con disagio mentale che al termine hanno conquistato la loro prima graduazione, la corda color verde. La manifestazione è stata organizzata dalla psicologa del Centro Laura Marcellini, 28 anni di età, 8 di pratica della capoeira con i maestri Osvaldo da Silva e Alessandro dos Santos (Grupo Soluna) ed ha suggellato un ciclo di insegnamento avviato dalla stessa Laura due anni orsono, con l’incoraggiamento del dottor Di Cesare. L’evento merita una particolare sottolineatura perchè nel mondo esistono diverse strutture specializzate che si avvalgono della capoeira per i disabili fisici (oltre che in Brasile, per l’Europa ad esempio ad Amsterdam) ma non con persone affette da patologie psichiatriche,e ci risulta che il Centro romano sia l’unico nel Lazio e probabilmente in Italia ad aver avviato tale interessantissima sperimentazione. Gli utenti della struttura vengono stimolati a raggiungere una consapevolezza della loro malattia che li aiuti a livello psicologico e non solo a superare gli “etichettamenti” da parte della società…”Quando ci si incontra in una roda – spiega con convinzione Laura Marcellini – ci si spoglia dei propri ruoli e si è tutti uguali,si comunica con il corpo,si entra in relazione con l’altro,e questo di per sè è terapeutico. Per me personalmente la manifestazione è stata molto emozionante (n.d.r.: i suoi allievi, piccola e simpatica nota, le hanno anche fatto omaggio di un bellissimo mazzo di fiori) perchè sono riuscita a trasmettere l’energia da cui io attingo costantemente e a portarla in un luogo dove la solitudine e la sofferenza interiore sono causa di malattia. in questi due anni al centro diurno ho trovato molte difficoltà, perchè i ragazzi del laboratorio non avevano la coordinazione e la percezione del loro corpo,quindi ho dovuto creare nuovi modi per far arrivare il movimento,anche il contatto fisico(che nella capoeira è molto presente) è stato raggiunto per gradi. Infatti a molti di loro non piace essere toccati o toccare l’altro,lasciavano molti spazi tra se stessi e l’altro, ma la capoeira insegna a relazionarsi con rispetto, anche dei limiti propri ed altrui, e poi ad interagire con calci e schivate; nasce così un dialogo, una fluidità che in molte patologie si perde. Anche la condivisione tramite la musica e il canto aiuta ad affrontare le cose, perchè una persona può gestire le proprie emozioni esprimendole con la danza o con la lotta…”

(nella foto: un momento della roda di capoeira al Centro Diurno ASL RM-E con Laura Marcellini, a destra, impegnata in una bella azione tecnica)

Di Massimo