Cominciamo da Tyson Fury (26), il cavallo pazzo irlandese del boxing mondiale. Era fermo dal 28 novembre 2015, il giorno in cui a Dusseldorf (Ger), davanti ad oltre 55.000 spettatori, battè l’ucraino Wladimir Klitschko (64-5) che non subiva sconfitte dal 2004 e dominava dal 2006, record di durata nei massimi. Il resto della storia l’ho raccontata su 2Out il 6 giugno. Ieri sul ring della Manchester Arena (Ing), l’ex campione ha segnato il primo passo verso il riscatto. Il test era addirittura imbarazzante. Il macedone con residenza svizzera, Sefer Seferi (23-2), arrivava sotto le spalle dell’irlandese e il match, si fa per dire, è durata quattro round scarsi. Per tre riprese Tyson ha rispettato gli ordini di scuderia di farlo restare un piedi, per riadattarsi a ritmo del ring. Consiglio rispettato al punto che l’arbitro, visto che i due non avevano tirato un pugno e gli abbracci erano la costante, ha minacciato di rimandarli a casa. Onde evitare il pericolo Tyson nel quarto round ha mosso i braccioni e il macedone, al contrario del suo lontano connazionale Alessandro, ha detto stop. Il pubblico, bontà loro, ha perfino applaudito, pur tra molti dissensi. Il suo impreario Frank Warren lo riproporrà il 18 agosto a Belfast nell’Irlanda del Nord. Promettendo un avversario più impegnativo. Ma non troppo. Nella serata di Manchester, è andata male al pupillo di casa Terry Flanagan (33-1), che ha perso l’imbattibilità dopo nove stagione da pro, lasciando la vacante cintura superleggeri WBO al cosfidante texano Maurice Hooker (24-0-2), vincitore peraltro contestato dal pubblico. Match molto combattuto ed equilibrato. L’inglese è rimasto ferito alla settima ripresa, ma ha proseguito senza pericoli di stop. Hooker è risultato più ordinato e due giudici lo hanno premiato, mentre il terzo ha optato per Flanagan. Che ha detto di meritare una pronta rivincita, anche a casa del nuovo campione. Sempre in Europa, a West Vlaanderen (Belgio), la locale Define Persoon (41-1), 33 anni, in attività dal 2009, mantiene la cintura leggeri WBC contro l’argentina Natalia del Valle Aguirre (8-11-3) 28 anni, che rimedia la decima sconfitta quasi consecutiva dal 2014 ad oggi. Il quasi è riferito ad un successo del 2017, contro tale Soledad Matthysse (14-10-1) 37 anni, sui 6 round. Torniamo a chiedere al WBC con quale criterio ha dato l’ok a questo match “iridato”? Jack Culcay (23-3), 32 anni, ecuadoriano di nascita, tedesco di passaporto, dopo il passaggio a vuoto della scorsa stagione, battuto nei medi da Demetrius Andrade (Usa), per la cintura WBA e da Maciej Sulcki, polacco di stanza negli USA in ottobre a Newark, è tornato a casa. A Lipsia in Germania, conquista la cintura dell’Unione Europea medi, costringendo lo spagnolo Adosat Rodriguez (17-7-2) 31 anni, alla resa al sesto round, dopo un confronto a senso unico. Torna alla vittoria anche l’ucraino di Roma, il mediomassimo Serhiy Demechenko (19-13-1), dopo due impegni negativi ma ugualmente disputati con orgoglio. Ha regolato in sei round il serbo Vukasin Obradovic (3-7), cui il vantaggio dell’età: 24 anni contro 38, non è servito. A Monaco in Baviera, il gigante croato Filip Hrgovic (5), bronzo a Rio nei +91, ha messo a nanna al quarto round, il messicano Filiberto Tovar (9-1), apparso di scarsa consistenza, nonostante il record di nove successi
Nel derby messicano tra i piuma Leo Santa Cruz (35-1-1) campione WBA e Diamond WBC e lo sfidante Abner Mares (31-3-1) 34 anni, ex campione supergallo (2012-2013), si è ripetuto il risultato del 2015, sempre a Los Angeles. Nel primo confronto il verdetto risultò a maggioranza, stavolta il successo è stato netto, anche se Mares ha lottato fino alla fine. Nulla da fare per Austin Trout (Usa 31-5), 32 anni, imbattuto dal 2005 al 2013, campione del mondo dal 2011 al 2013 (superwelter WBC), fino alla prima sconfitta contro Saul Alvarez. Nel 2016, fallisce l’assalto al titolo IBF contro Jermall Charlos. Stavolta ci ha pensato il gemello Jermell Charlos (Usa 31), 28 anni, titolare superwelter WBC. Trout ha cercato in ogni modo di entrare nella guardia del campione, senza mai trovare la giusta contraria. Il campione lo ha sempre anticipato e reso vani gli assalti. Nel rinnovato MGM Grand di Las Vegas, quello dei leoni della Metro Goldwyn Mayer all’ingresso, l’australiano campione WBO welter, Jeff Horn (18-1-1) ha portato a casa una buona borsa, ma ha lasciato la cintura sui guantoni di Terence Crawford (Usa 33), già iridato superleggeri (2014 al 2017), arrivando a detenere quattro cinture: IBF, WBA, WBC e WBO, dopo il successo per KO, sul namibiano Julius Indongo (22-1). Come da pronostici, Crafword ha dominato fin dall’inizio un avversario che faceva il gioco del rivale, gettandosi all’attacco senza alcun tema tattico. Per Horn, una punizione che l’arbitro ha interrotto alla nona ripresa, evitando all’ospite ulteriori e inutili pugni. In Italia l’organizzatore Massimo Brognera, ha organizzato al Palazzetto Perego di Besana Brianza, non lontano da Milano, una maratona pugilistica, iniziata alle 17 con i dilettanti e proseguita con 5 incontri pro. Questi i risultati. Leggeri: Khalladi (10-7-1) b. Riviere (Fra. 7-3) 6 t; massimi: Levi (6-2) b. Piazza (5-1) p. 6 t; s.gallo: Lorusso (4-1-2) b. Krouklis (Let. 1-1) ko 1; medi: Brusa (2) b. Pappalardo (0-1); Manfredi (1-1) b. Svdra (Let. 5-4) KO 3. Nelle intenzioni doveva esserci il sesto, tra i supermedi Roberto Cocco (20-15-1) e il georgiano George Aduashvili (34-35-2) 36 anni, ma commissione tecnica non lo ha ritenuto idoneo al combattimento.
Giuliano Orlando