di Giuliano Orlando
ROSETO DEGLI ABRUZZI. La quinta edizione dell’europeo Under 22, per la prima volta in Italia, creatura nata dall’idea di Franco Falcinelli, infaticabile presidente dell’EUBC, è arrivata sulla retta conclusiva. La FPI si è affidata alla regia di Alexandre Egorov, direttore esecutivo EUBC, che ha trovato piena collaborazione col comitato Abruzzo e Molise, presieduto dall’attivissima Mariangela Verna, che sa unire operatività e cortesia, in sintonia con la palestra Pugilistica Rosetana. Per la serata conclusiva, la boxe si trasferirà dal Villaggio Lido, la struttura che ha ospitato l’evento fino alle semifinali, presso il PalaMaggetti, che nel 2018 fu sede degli Europei youth. Ieri si è svolta la serata di gala, con il presidente dell’AIBA, il russo Umar Kremler ospite d’onore, invitato da Franco Falcinelli, che sarà presente anche alle finali, con la piacevole novità per gli atleti che tutti i promossi al podio, avranno un riconoscimento finanziario. L’oro verrà premiato con ottomila dollari, quattrocentomila l’argento e il bronzo con duemila. Le finali, verranno riprese dalle ore 20 in diretta RAI. La manifestazione nata nel 2012 a Kaliningrad, enclave russa sul Baltico, tra Polonia e Lituania, ottenne fin dall’inizio risposta positiva. Nella prima edizione presero parte solo gli uomini, in rappresentanza di 29 nazioni e i padroni di casa ottennero la fetta maggiore di ori, sei sui dieci disponibile, lasciando ad Azerbajan, Ucraina, Armenia e Irlanda il poker lasciato a disposizione. A titolo di cronaca, tra i vincitori i locali Nikitin, Bivol e Tishchenko, che a vario titolo salirono ai vertici negli anni successivi. Parteciparono Gimbatov il gigante russo, battuto in finale dall’ucraino Plevako, l’inglese Fraser Clarke e il gallese Joseph Cordina, che ottenne poi il titolo europeo. Presente anche lo svizzero di Palermo, Davide Faraci, oggi buon pro. Dopo quell’edizione la manifestazione entra in bacino di carenaggio risvegliandosi solo nel 2017, ospitata a Braila in Romania, dove il Danubio conclude la sua lunga corsa, sfociando nel Mar Nero. Ancora edizione al maschile, 30 nazioni in partenza e bilancio meno unilaterale. Edizione molto equilibrata, con 18 nazioni sul podio, 12 in finale. Inghilterra e Romania con due ori a testa, davanti alla Russia che deve accontentandosi di un oro, due argenti e un bronzo. Tra i vincitori l’ucraino Khyzhniak, che negli anni successivi diventa il dominatore nei medi, con europei e mondiali, promosso per Tokyo dove è uno dei favoriti. L’inglese Luke McCormack nei 64 kg. mentre nei 91 kg. il romeno Aradoaie viene premiato in eccesso ai danni del russo, Gadzhimagomedov, che vincerà l’anno dopo. L’Italia guidata da Renzini, deve rinunciare all’ultimo momento a quattro titolari. Ottiene due bronzi con Di Lernia e Zara, debutta il leggero Francesco Iozia a 18 anni, e l’anno dopo nei 64 kg. ottiene il bronzo. Nel 2018 sempre in Romania, a Targu Jiu, aderiscono 36 nazioni e il torneo apre al settore femminile. L’Italia torna a casa con una strepitosa doppietta femminile, grazie a Irma Testa e Rebecca Nicoli e col terzo oro del giovane Mouhiidine che trionfa nei +91, battendo l’austriaco Mraovic, che l’anno prima l’aveva messo KO, il favorito azero Abdullayev, il turco Ilyas che ha ribattuto a Parigi nella preolimpica e in finale il croato Milun. Nel 2019 a Vladikavkaz ancora in Russia, i maschi restano all’asciutto, mentre le azzurre concludono col bis di Irma Testa, due argenti con Nicoli e Carini, i bronzi di Bonatti e Giovanna Marchese. Finendo alle spalle della Russia nel computo delle medaglie in rosa. L’edizione odierna, inizialmente fissata in Sardegna nel 2020 per l’interessamento Vittorio Lai, il presidente uscente, diventato onorario, che guiderà la squadra azzurra a Tokyo come team leader, per colpa del Covid 19, è stata successivamente ospitata a Roseto degli Abruzzi, stupendo centro balneare in provincia di Teramo, dotato di ottime strutture. L’edizione odierna, ha registrato il record di presenze sia di nazioni (41) che di atleti circa 300 e la qualità media molto alta. In particolare Russia, Inghilterra, Francia, Germania, Georgia, Irlanda, Armenia, Azerbajan e Ucraina tra gli uomini, mentre Russia, Ucraina, Francia, Inghilterra e Germania in rosa, si sono presentate con le migliori squadre. Il salto di qualità ha reso più difficile far emergere le giovani leve.
Alla vigilia delle finali, il bilancio italiano è già andato oltre le attese, considerata la qualità della concorrenza. Guidate da Michele Caldarella e Laura Tosti, ben sei delle otto azzurre, sono arrivate al podio. Mentre LaPiana (51) e Golino (60) si sono fermate al bronzo, Giovanna Marchese (48), Giulia Lamagna (54), Sirine Charaabi (60) e Angela Carini (69) lotteranno per l’oro. Solo Gemini (75) e Simona Monteverdi (64) fuori dal podio. La casertana Marchese, che nel 2019 ottenne il bronzo nei 51, a Roseto ha compiuto due capolavori, capovolgendo i pronostici. Prima ha battuto la russa Khuzakhmetova e in semifinale dopo un primo round negativo ha trovato la forza di capovolgere la situazione contro la francese Rim Bennama, reduce da vittorie importanti e favorita del torneo. La piccola guerriera di Marcianise a 21 anni, sta uscendo dal guscio per dimostrare che la Bonatti non è sola, ma in buona compagnia. Domani trova l’ucraina Shalimova, atleta molto forte, che va sempre avanti e impone lo scambio corto. Tocca all’azzurra evitare lo scontro frontale, anticipandola e muovendosi lateralmente. Nei 54 la biellese Lamagna, trova la francese Cruveiller, titolare uscente, che nei due precedenti match ha vinto faticando terribilmente, superando due avversarie quotate come la russa Kartashkova e la georgiana Khunjua, due guerriere che hanno cercato in ogni modo di vincere. Non ce l’hanno fatta, ma certamente la francese ha speso molto per spuntarla. L’azzurra dovrà compiere un capolavoro per vincere. L’allieva del maestro Perugino, Sirine Charaabi, fresca italiana dopo un limbo durato troppi anni, arriva in finale, nella categoria di Irma Testa (57) e finora si à battuta come una tigre. Facile contro l’armena Stepanyan, difficile di fronte all’ucraina Kovalchuk, che supplisce alla mancanza di fantasia con la continuità offensiva, come è stato contro l’azzurra. Bocciata nel 2019 in Russia, sperava di rifarsi a Roseto. Sirine l’ha anticipata per due round, mollando alla terza. Una vittoria sofferta. In finale è spuntata la finlandese Viitanen, non nuova e poco considerata, ma capace di battere la bielorussa Yesipenka e in particolare la russa Deviataikina, che aveva eliminato la ceca Bernardova, prima testa di serie. In semifinale la finnica ha imposto i suoi tempi nello scambio. Match difficile per l’italiana, ma non impossibile. Nei 69 tocca alla nostra capitana Angela Carini, che ha chiesto esplicitamente di voler partecipare, per sostituire l’argento del 2019, con l’oro a Roseto. Può farcela? La russa Anfinogenova, classe 1998, come l’azzurra, è sicuramente esperta e tosta, come d’altronde la campana che farà l’impossibile per arricchire il suo palmares dell’ennesimo trofeo. I nove azzurri guidati da Eugenio Agnuzzi, Giuseppe Foglia, Massimiliano Alota e Fabrizio Cappai – col fisioterapista Marcello a disposizione totale – , erano in partenza: 52 Patrick Cappai; 56: Halit; Erylmaz: 60: Francesco Iozia; 64: Matteo Ara; 69: Gianluigi Malanga; 75: Remo Salvati; 81: Luca Iovoli; 91: Roberto Lizzi; 91+ Vincenzo Fiaschetti. In semifinale sono arrivati in tre e già l‘impresa è stata notevole. Dei tre, solo Francesco Iozia, il più esperto ha trovato la luce della finale compiendo l’ennesimo miracolo. Il ragusano di Modica, la capitale italiana del cioccolato, è alla quarta presenza del torneo. Bronzo nel 2018 tra i 64 kg. per arrivare in finale ha disputato quattro incontri che definire difficile è un complimento. Dopo l’inglese Leivars, supera il finlandese Khataev e il bielorusso Tuniyev che si era imposto sul francese Bouita terza testa di serie. In semifinale incrocia il quotato Shumkov, classe 2000, testa di serie numero due, che il team reputa favorito netto. La prima ripresa sembra confermare l’ipotesi col 5-0 dei giudici. Al secondo round l’arbitro olandese Dunar, si accorge che il russo esagera nelle testate e lo richiama ufficialmente. A quel punto Iozia intravvede l’opportunità di capovolgere la situazione e si scatena in modo intelligente, portando dalla sua la ripresa. La terza conferma la svolta e l’azzurro trova vittoria e accesso in finale. Il russo e i russi sono furibondi e fanno reclamo, adducendo inesistente il richiamo. La Commissione si riunisce e rivede il match minuto per minuto. Il responsabile tecnico fa presente che l’arbitro ha sbagliato, perché avrebbe dovuto dare al russo due richiami, vista l’insistenza a usare la testa come terzo pugno! Domani l’azzurro, al quinto match del torneo, trova l’olandese-siriano Akraa, che ha disputato un torneo triturando gli avversari a corta distanza. Tocca a Iozia costringerlo a cercarlo e non farsi coinvolgere nello scambio contro. Dovesse farcela sarebbe un capolavoro eccezionale. Malanga (69) ha fatto l’impossibile per superare l’ucraino Molodan e per molti ci era riuscito. Purtroppo tre giudici (moldovo, polacco e russo) hanno scritto che l’ucraino meritava la finale, mettendo i minoranza l’israeliano e il gallese (30-27) che avevano scelto l’azzurro. La splendida avventura del giovane sardo Matteo Ara (64) si è fermato alle soglie della finale. L’irlandese Clancy si è dimostrato al momento più bravo. Veloce e mobile ha anticipato il nostro, comunque sempre generoso e battagliero. Il bronzo non è certo un disonore. Semmai il contrario. Rimando al termine del torneo il commento definitivo, ma già adesso va dato atto ai tecnici di un miglioramento generale, sia sul piano atletico-tecnico che motivazionale. Non ci sono fenomeni, ma tutti salgono sul ring per vincere. Non accadeva da tempo.
Foto di Fabio Bozzani