Intervista al campione italiano dei superwelter Lenny Bottai in vista della prima difesa ufficiale del titolo: il 9 luglio a Prato in casa dello sfidante Francesco Di Fiore, in un attesissimo derby toscano tra due portacolori della Boxe Cavallari.
«La preparazione è andata abbastanza bene, afa permettendo… Partendo dal presupposto che avrò di fronte un combattente valido e motivato, ho svolto un lavoro importante, come sempre con il mio team largo ma compatto, con Massimo Rizzoli ad orchestrare il lavoro tecnico e tattico. Ripongo molta fiducia in lui, perché va oltre il modo prestampato e accademico di vedere il combattimento: questo ci lega e mi stimola sempre ad imparare e a vedere le cose da diverse angolazioni. Logicamente ogni match ha la sua storia e la sua inquadratura tattica, tecnica e di preparazione fisica, poi come sempre l’ultima parola spetterà al ring, e non si possono fare troppi piani senza tener conto della sua “magia”».
Avrai di fronte il pratese Francesco Di Fiore: toscano, tuo coetaneo, anche lui tesserato con la Boxe Cavallari, un fighter dal grande cuore le cui caratteristiche pugilistiche possono essere in qualche modo accostate alle tue. Che match ti aspetti?
«Conosco Francesco e la sua società, la Pugilistica Pratese: essendo toscani abbiamo sempre avuto collaborazioni. Li rispetto e sono contento di questo rapporto, che dovrebbe costituire la normalità nel nostro sport e quella marcia in più che lo contraddistingue da altre discipline. Aldilà di questo poi sul ring sarà una battaglia: vogliamo entrambi la stessa cosa, io la devo confermare, lui conquistare. Che sia un bel match!».
Dici che questo rapporto di collaborazione e rispetto tra pugili e rispettive palestre nella boxe “dovrebbe” essere la normalità: usando il condizionale, ti riferisci alle polemiche sorte dopo la tua conquista del titolo lo scorso marzo a spese di Adriano Nicchi?
«Sì, si è trasceso, e non a causa mia. Il dopo Nicchi mi ha dato il voltastomaco, nonostante il match abbia raccolto un buon giudizio. Qualcun ha fatto le bizze. L’omologazione del risultato è arrivata in ritardo per un ricorso che solo a raccontarlo mi viene da ridere (per un presunto disturbo a Nicchi durante il match con un laser da parte del pubblico livornese, ndr), e proprio in seguito a questo è stato imposto lui dalla Federazione come successivo contendente del vincitore tra me e Di Fiore, come se quello del 9 luglio fosse un titolo italiano ad interim, in barba ad ogni regolamento. Forse non tutti lo sanno. Il bello è che dopo il match nella sala antidoping con Nicchi e il suo team ci siamo salutati, chiariti, scambiati i complimenti e detti che sarebbe stata bella un’altra battaglia in futuro… Dopo qualche giorno però si è scatenata una vera e propria fanfara».
E’ ormai noto il rapporto che ti lega al pubblico di Livorno e alla tua città. Stavolta non combatterai al Palamacchia, il cui calore ha sicuramente rivestito un ruolo importante nelle tue ultime vittorie contro Uzun per l’Internazionale Ibo e contro Nicchi per l’Italiano, alle quali hanno assistito migliaia di spettatori. Sicuramente i livornesi ti seguiranno in massa anche a Prato, ma pensi che potresti perdere qualcosa combattendo in trasferta?
«Per me il pubblico è imprescindibile, mi ha accompagnato sempre e con grande calore: so che si stanno organizzando in massa e spero che anche in trasferta, per di più in un momento difficile e dispersivo come quello di luglio, saranno lì a sostenermi. Loro per me sono fondamentali, lo saranno sempre aldilà di ogni risultato, perché sono loro il vero spettacolo. Quando salgo sul ring, li vedo e li sento, ho l’unica preoccupazione di ricambiarli per quello che fanno per me tra un problema e l’altro di una vita per nulla facile. Penso che il clima che hanno regalato nei miei due ultimi incontri abbia realmente stupito e scosso l’ambiente. Ritengo che le chiavi per far rinascere la passione verso la boxe siano queste: la partecipazione del pubblico e match veri, insieme alle logiche promozionali necessarie per i grandi eventi ed a prezzi accessibili per tutti.
Il calcio, benchè nel nostro paese rappresenti un totem, è decaduto quando ha sostituito questa partecipazione e i sentimenti popolari con i diritti tv e i tifosi ibridi. Forse del calcio in Italia abbiamo sviluppato gli aspetti più inutili, come l’abitudine alle faide, all’individualismo e alla coscienza non collettiva, i circoli di intenditori e i critici a prescindere, il clientelismo. La boxe è e deve essere altro».
Tu non sei solo un pugile professionista (imbattuto, campione italiano e campione internazionale Ibo, tra l’altro), ma operi nella boxe anche sotto altre vesti: come procede la tua esperienza con la società dilettantistica Spes Fortitude? Quali valori cerchi di trasmettere ai giovani?
«Dal punto di vista dell’attività va benissimo: attraverso i miei eventi e la mia figura sono riuscito a convogliare molti ragazzi in palestra, attuando logiche sociali importanti di partecipazione e abbattimento di barriere economiche e di ogni altro tipo. Attualmente ho 14 agonisti e ben altri 4 in via di tesseramento, anche confluiti da altre società. Questo mi lusinga e mi rende orgoglioso: sono arrivati risultati importanti e si è creata una vera e propria famiglia sportiva.
Tuttavia ci sono alcune difficoltà: il nostro tecnico titolare sta passando un momento difficile e non può essere sempre presente, ed il Comitato Regionale Toscano, facendo fede ad una regola federale non specifica e molto interpretativa, mi tessera da pugile professionista e non da insegnante, non ostante abbia superato bene l’esame per Aspirante Tecnico, pagando tra l’altro il corso. Quindi non mi viene riconosciuto il diritto a stare all’angolo dei ragazzi.
E’ una tragedia perché la nostra attività è bloccata. Anche perché i ragazzi non intendono, fortunatamente, sostituire né me né la nostra società.
E’ una questione che andrebbe risolta, visto che non sono l’unico caso. Spesso mi sono confrontato con colleghi che, nella mia analoga situazione, altrove, oltre a non aver mai avuto questo problema, non se lo sono nemmeno o non glielo hanno posto. Come professionista non ho nessuna interferenza nell’attività di un dilettante, non rientra nelle incompatibilità, sono abilitato dalla stessa Fpi. E se si trattasse di motivi strutturali come il doppio voto nelle assemblee basterebbe una rinuncia del diritto ad esso per la seconda posizione. Servirebbe una deroga? Credo e spero nel buonsenso.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, sui valori, ciò che cerco di trasmettere è quello che questo sport mi ha insegnato, con la durezza e la schiettezza di un fratello più grande: la volontà, l’umiltà, la capacità di mettersi in discussione, di imparare da chiunque, il rispetto, il sacrificio e lo spirito di gruppo, concetto che anche se parliamo di uno sport individuale è imprescindibile. Usare la boxe per abbattere ogni barriera, economica, sociale, sessista e razziale. Il coinvolgimento e la partecipazione della gente, oltre alla capacità e alla competenza; l’idea che uno sport sia scienza e soggettività, non esclusivamente tramandare le proprie esperienze come fossero dogmi».
Vuoi aggiungere qualcosa?
«Sì. E’ consuetudine che i pugili, un po’ per ruffianeria un po’ per dovere, ringrazino il proprio manager. Non ho mai nascosto che da spontaneo e coriaceo toscano ho passato anche momenti di discussione con Sergio Cavallari, ma credo faccia parte del confronto vero e paritario che amiamo entrambi, e mi sento di doverlo ringraziare e stimare per il rapporto non banale che mi lega a lui, e per il fatto che lo reputo autenticamente intenzionato a rinnovare e migliorare l’ambiente. Con lui, come con la mia gente e il mio team, abbiamo condiviso delle belle soddisfazioni e spero ne avremmo tante altre. Questa volta vincerà comunque, ma al 50 percento».
CAMPIONATO ITALIANO SUPERWELTER BOTTAI – DI FIORE
DOVE. A Prato presso il campo sportivo Chiavacci in via del Purgatorio (in caso di maltempo al palazzetto dello sport Palaconsiag in via Maliseti).
QUANDO. Venerdì 9 luglio dalle ore 20.
ORGANIZZAZIONE. Boxe Cavallari in collaborazione con la Pugilistica Pratese e con il patrocinio del Comune di Prato e della Provincia di Prato.
TV. Diretta su Raisport Più per il titolo (ore 22.30 circa).
SOTTOCLOU. In apertura cinque match dilettantistici con impegnati i pugili della Pugilistica Pratese contro pari categoria di altre società, poi due incontri professionistici:
- Pesi supermedi 6×3’: Matteo Rossi (Boxe Cavallari, 1977, Rimini, 1+ 1ko) vs Giuseppe Loffredo (Boxe Cavallari, 1976, Lecce, 3+ 1ko 1= 3- 1ko).
- Pesi massimi 6×3’: Gennaro Orsineri (Boxe Cavallari, 1978, Reggio Emilia, 1+ di cui 1ko) vs Andrei Ionita (Romania, debut).
TITOLO ITALIANO CATEGORIA SUPERWELTER 10×3’: Lenny Bottai (campione, Boxe Cavallari, 1977, Livorno, 11+ 4ko) vs Francesco Di Fiore (sfidante, Boxe Cavallari, 1977, Prato, 10+ 4ko 1= 5- 1ko).